sabato 11 dicembre 2021

Figli competenti nell’apprendere, ora anche il tuo può

Figli competenti nell’apprendere, ora anche il tuo può


Il D. Lgs. 66/2017 che recepisce le linee guida stilate dall’OMS tramite l’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute), con tutte le successive modifiche in riferimento all’inserimento scolastico dei bambini con disabilità fisiche, DSA, BES, ADHD ecc., ribadisce come il sistema educativo dovrebbe aiutare gli studenti a diventare individui competenti nell’apprendere. Anche per questo i cosiddetti “programmi ministeriali” per l’acquisizione di competenze adottati fino a pochi anni fa dalle scuole pubbliche e private, non sono più la priorità, né l’obbligatorietà del percorso formativo dei bambini —motivo per cui c’è stato anche un incremento degli studenti che fanno homeschooling—, che viene invece sostituito da un programma individualizzato e personalizzato sulle capacità e performance di partenza del bambino. Almeno, questo è quello che vorrebbe il D. Lgs. 66/2017. La scuola lo fa o gli insegnanti sono ancora rigidamente inchiodati ai programmi, a scapito della possibilità per alcuni bambini di diventare competenti nell’apprendimento?


Poco prima che mia madre morisse (circa due mesi fa) avevo sbrigato per lei una pratica INPS che mi era costata lettere di protesta, ma che alla fine aveva ottenuto il suo frutto. Lei mi disse: "Se non ci fossi stata tu, non so come avrei fatto. Sono molto fiera di te, di come scrivi, della preparazione che hai, sono in pochi come te che si sanno far rispettare…" 

Rimasi a guardarla un po' inebetita, non sapevo cosa dire. Quello di cui lei mi ringraziava, mi veniva facile: avevamo (aveva) un diritto, ho preteso che venisse rispettato. 

giovedì 25 novembre 2021

Bambini capaci hanno genitori consapevoli

Bambini capaci hanno genitori consapevoli
Sono almeno trent'anni che ci parlano di DSA, ovvero disturbi specifici dell’apprendimento. Che ci spiegano come sia possibile dispensare o compensare per fare diventare questi bambini sereni in ambito scolastico. Sereni sì, forse, ma non capaci. Da trent'anni i casi di DSA crescono inesorabilmente ogni anno e le scuole si “infestano” di bambini che stanno più dal medico che con i loro docenti.

Personalmente come pedagogista tutto questo mi fa male e non lo accetto, anche perché vedo e pongo rimedio, almeno con chi me lo richiede. 

sabato 6 novembre 2021

Quando la sfiducia colpisce i bambini: ecco cosa puoi fare.

Quando la sfiducia colpisce i bambini: ecco cosa puoi fare
“Un padre non l’ho avuto. Mia madre non mi ha mai dato fiducia, questa è la mia sfortuna.

Sono cresciuta dubitando di tutto quello che ho fatto. Chiunque poteva dirmi che non ero brava perché io ci avrei creduto. Chiunque poteva dirmi che gli altri erano migliori di me, credevo anche a questo. La sfiducia in me mi ha lasciata nella precarietà e nella solitudine per tutta la vita. Il mio non credere a me stessa ha impedito che lo facessero gli altri, e non potevo nemmeno fargliene una colpa. La sfiducia nelle mie qualità di donna ha fatto sì che ogni uomo potesse decidere per il mio destino: erano loro a iniziare il rapporto ed erano sempre loro a finirlo. Erano loro che mi facevano sentire niente. Loro che da sempre sono stati tutto. Mio fratello era migliore di me solo perché maschio. Era migliore di me al lavoro, era migliore di me anche nella sua famiglia, come padre o semplicemente come marito. Io per lei ero sempre stata poco e continuavo a esserlo. Cresciuta nel niente anche della scuola con un percorso a ostacoli per mia madre insormontabili, sarei rimasta niente se un giorno non mi fossi accorta che, seppur priva di fiducia in me, mi piaceva studiare. Ma studiare non basta se dentro di te tutti ti ricordano che non vali niente; perché lei, mia madre, l’unica che avrebbe dovuto da sempre farmi sentire di valere tutto (almeno per lei), mi ricordava continuamente in ogni cosa che facevo o che volevo fare, che non avevo la sua fiducia. Così diventi grande. E resti da sola con il tuo sentire pallido fino a scomparire…”

venerdì 17 settembre 2021

Tiziana ti scrivo… Le mamme sanno educare!

Le mamme sanno educare
Per gentile concessione della Signora Sonnino, rendo pubblica la bellissima lettera che mi ha inviato.


Gentile dr.ssa Cristofari, le scrivo in merito al suo ultimo libro “Come ostacoliamo l’apprendimento del nostro bambino”.

Le confesso la perplessità sul titolo che salta all’occhio come un pugno nello stomaco per cui poi uno si chiede “faccio qualcosa per ostacolare l’apprendimento di mia figlia? È terribile e non è possibile!” 

Certo poi pensi anche che se è così, vuoi sapere come fai a ostacolarla; e allora, se hai abbastanza coraggio, lo acquisti. È vero anche che il sottotitolo addolcisce la pillola: “Cos’è l’educazione e come si educa” e ti domandi come fa una mamma a non sapere come si educa. Forse tutte noi abbiamo un pizzico di arroganza nel pensare che sappiamo come educare i nostri figli e allora pensi ancora: “ma perché dovrei comprare un libro che mi spiega come educare mia figlia. So io come fare. Come può lei che non la conosce saperne più di me?” Poi però nel titolo c’è un altro inciso “La pedagogia, una prevenzione primaria”, e qui cominci a pensare che cosa debba prevenire la pedagogia; che poi effettivamente non so nemmeno cosa sia… E allora rileggi il titolo principale e capisci che forse la pedagogia, che non conosco, ha a che fare con quegli ostacoli che probabilmente inconsapevolmente attuo con mia figlia per il corretto sviluppo del suo apprendimento. 

martedì 14 settembre 2021

Ecco la migliore occasione per tu@ fligli@

Ecco la migliore occasione per tu@ fligli@
Ci sono genitori che per i propri figli comprano le migliori scarpe perché pensano che il piede debba poggiare in modo corretto per sostenere adeguatamente il corpo e permettere la crescita ottimale dello scheletro. Ci sono genitori che acquistano i migliori vestiti per i propri bambini perché pensano che l’eleganza e la qualità dell’abito debbano essere visibili, palpabili. Ci sono genitori che acquistano i migliori alimenti perché pensano che la salute dipenda anche da come ci si nutre. Ci sono moltissime pubblicità che ogni giorno ci fanno notare tutto questo e ne siamo consapevoli ed attratti perché il benessere è un punto fermo nella vita di molti se non di tutti.

È per questo che anche noi vogliamo schierarci dalla parte di chi sa e ha capito che la qualità ha un valore e anche un immenso beneficio.


Prima della nascita della scuola di massa, erano veramente in pochi a poter studiare e lo facevano con insegnanti privati, senza per questo dover pensare che ne andasse della loro socializzazione, che ovviamente coltivavano nella vita di tutti i giorni costruendo relazioni nelle più svariate occasioni (feste, giardini, attività sportive, ecc.) e senza aspettare che altri organizzassero per loro una classe di studio nella quale costruire socialità. 

domenica 12 settembre 2021

Cosa provano le mamme

Cosa provano le mamme
Voglio cominciare con una comparazione.

Un infarto ha specifici sintomi: dolore toracico, fatica a respirare, nausea, stato d’ansia, debolezza improvvisa, battito del cuore irregolare ecc. Un attacco di panico ha esattamente gli stessi sintomi. Solo che il primo, se non si interviene per tempo, porta molto probabilmente alla morte; il secondo no, anzi si potrebbe dire che non porta a niente se non a una grandissima paura per l’interessato.

Se un bambino ha un problema di salute, la prima cosa che la famiglia fa giustamente, è correre dal medico. Due sono poi le reazioni del sentire di mamma e papà: paura se la diagnosi è positiva, leggerezza se è negativa. E voi potreste dirmi che tutto questo è ovvio. Sì, è ovvio, ma penso che molti di voi sappiano anche cosa si prova quando la diagnosi è positiva, ma poi si scopre che era sbagliata, ovvero che era negativa. In questo caso si sente un mix tra paura-leggerezza e rabbia, della quale spesso ci si libera con un pianto e poi con una denuncia. Avete sentito quante agenzie si occupano di chiedere risarcimenti per diagnosi sbagliate? Quando sento le pubblicità di queste agenzie mi vengono i brividi perché confermano un’infinità di errori diagnostici, altrimenti non avrebbero motivo di esistere. E non mi consola nemmeno il fatto che esistano, perché se loro esistono a me il danno è già stato fatto. E non è il danno che può avere un’automobile, ovvero un’oggetto che si ripara e il problema non esiste più, ma è un danno fatto sul mio corpo e sulla mia salute.

Ora arrivo al dunque.

sabato 4 settembre 2021

Tiziana ti scrivo 14… C’è chi dice no!

Gentile Dott.ssa Tiziana, ho sempre scritto poco nella mia vita, ma dopo aver letto la lettera ai politici che ha pubblicato qualche giorno fa intitolata “Ci resta solo di farci una risata… amara naturalmente!”, mi ha fatto venire il desiderio di risponderle, o più che risponderle di raccontare la mia storia.

giovedì 2 settembre 2021

Ci resta solo di farci una risata… amara naturalmente!

Ci resta solo di farci una risata… amara naturalmente!
La politica ancora una volta è riuscita a mettere tutti contro tutti. Anzi, questa volta ha fatto anche di più, perché non esiste più un’identità di Governo. E allora si presenta alla vista del cittadino un’accozzaglia di personaggi uniti solo dal desiderio di non mollare le poltrone e/o di conquistarne altre. Ed è così evidentemente visibile, che non mi stupirebbe se alle prossime elezioni andasse a votare solo il 40% della popolazione. Probabilmente per la prima volta dopo 31 anni, in quel 40% io non ci sarò.

Quello che succede di orribile in questi giorni nel nostro Paese è disarmante: politici della stessa maggioranza di Governo che si insultano come buffoni, una scienza senza credibilità, violenza a non finire su tutti e tutto per chi vuole tutelare la vita degli stessi cittadini. Se non fossi italiana non ci crederei!

Sei a favore dei vaccini? Aspettati nei tuoi confronti atti di violenza, ingiurie, minacce. È meglio non parlare, non esprimersi, non schierarsi. Quando ti chiedono se sei a favore dei vaccini, rispondi: e tu? Così puoi capire da che parte stare e poi, stacci. Questo è fondamentale.

Perché se non fai così, ti devi guardare le spalle, devi sperare che qualcuno non ti sputi in faccia (come atto supremo di aggressione della Covid) gridandoti: così vediamo se ti ammali! 

lunedì 30 agosto 2021

Passione e desiderio… e poi sì, la mia scuola è meravigliosa come i miei bambini!

Passione e desiderio
Qualche giorno fa nel tentativo di mettere ordine in un armadio mi sono ritrovata a sfogliare l’album delle fotografie di quando ero piccola e andavo a scuola: grembiule, cartella e un ricordo lontano di emozioni positive per i primi giorni di scuola in quelle che allora si chiamavano elementari. Ricordo quegli oggetti nuovi, i quaderni, l’astuccio con le matite colorate, ricordo il batticuore. Tutte sensazioni legate ai primi incontri in classe con la maestra e i compagni; poi durante l’anno subentrava la paura e quelle emozioni svanivano per ripresentarsi però l’anno successivo al nuovo inizio. Chissà forse la paura vissuta si dimentica, o forse si spera che il nuovo anno possa essere diverso, o forse siamo diversi noi perché cresciute. Tant’è che qualunque sia la motivazione, ricordo quei primi giorni di scuola felicemente emozionata, a dispetto di quello che poi durante l’anno avrei sopportato come studentessa poco accettata dalla docente perché affatto brillante.

lunedì 16 agosto 2021

La paura che nasce a scuola e i disturbi dell’apprendimento

La paura che nasce a scuola
Sempre più scienziati, sempre più insegnanti, sempre più pedagogisti, ma anche sempre più bambini parlano di paura che mette radici a scuola. lo fanno gli scienziati come Daniela Lucangeli che relaziona molto bene come la paura interferisca con lo sviluppo neurologico del bambino, o gli insegnanti come Daniel Pennac, che racconta di come lui stesso da studente ha avuto molta paura dei suoi insegnanti riportando pessimi risultati per tutto il percorso di studi e di come, una volta diventato professore (grazie a un docente meraviglioso), per aiutare i suoi studenti più somari (come li definisce lui) abbia dovuto lavorare come insegnante proprio sulla loro paura*.


Anche io nel mio lavoro di pedagogista affronto tutti i giorni questo sentire distruttivo che nasce a scuola con docenti incapaci di relazionarsi agli studenti. Lo affronto restituendo ai bambini un’immagine diversa di insegnante che gli permette di recuperare l’autostima, di credere in se stessi, e pertanto di non avere più paura dell’altro (che sia docente o compagno di scuola), o la paura di non farcela, per cui un compito diventa un inferno, una relazione diventa impossibile e una propria fragilità un problema insormontabile. E non è normale che ciò accada, non è normale che un bambino provi paura andando a scuola. Si può provare tensione per un compito in classe, per una interrogazione, ma la paura no, quella distrugge, inibisce la connessione sinaptica, la formazione di nuovi neuroni, rovina la propria immagine di sé; in breve: la paura ostacola l’apprendimento del bambino.

domenica 8 agosto 2021

Quando a scuola il bambino ha paura

«Quando non ero l'ultimo della classe, ero il penultimo. (Evviva!) Refrattario dapprima all’aritmetica, poi alla matematica, profondamente disortografico, poco incline alla memorizzazione delle date e alla localizzazione dei luoghi geografici, inadatto all'apprendimento delle lingue straniere, ritenuto pigro (lezioni non studiate, compiti non fatti), portavo a casa risultati pessimi che non erano riscattati né dalla musica, né dallo sport, né peraltro da alcune attività parascolastiche. […]

Da dove veniva la mia somaraggine. Figlio della borghesia di Stato, cresciuto in una famiglia affettuosa, senza conflitti, circondato da adulti responsabili che mi aiutavano a fare i compiti… Padre laureato al politecnico, madre casalinga, nessun divorzio, nessun alcolizzato, nessun caratteriale, nessuna tara ereditaria, tre fratelli con il diploma di maturità (scientifica, ben presto due ingegneri e un ufficiale), ritmi regolari, alimentazione sana, biblioteca di famiglia, orizzonte culturale conforme all'ambiente all’epoca […] Conversazioni a tavola tranquille, allegre e colte. Eppure, un somaro.

Paura dell'iniezione, ecco una metafora eloquente: tutti i miei anni di scuola passati a fuggire professori visti come dei dottoroni armati di siringhe gigantesche e incaricati di inocularmi quel bruciore denso, la penicillina degli anni 50, una specie di piombo fuso che iniettavano nel corpo di un bambino.

In ogni caso, sì, la paura fu proprio la costante di tutta la mia carriera scolastica: il suo chiavistello. E quando divenni insegnante la mia priorità fu alleviare la paura dei miei allievi peggiori per far saltare quel chiavistello, affinché il sapere avesse una possibilità di passare.»*

Ora, far passare quella paura, è anche il mio obiettivo: una paura che blocca, impedisce, inibisce l’apprendimento di bambini assolutamente normali… Le certificazioni tengono conto della paura dei bambini?


Dr.ssa Tiziana Cristofari



*Daniel Pennac, Diario di scuola.


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venerdì 16 luglio 2021

Ho bisogno del pedagogista, non del tutor!

Questo è quello che direbbero i bambini con difficoltà di apprendimento ai propri genitori se ne avessero la possibilità.

Mi capita spesso che genitori, ma anche professionisti esperti, mi chiedano se io faccio da tutor per i bambini con i disturbi dell’apprendimento. Questo capita perché ancora c’è molta confusione sulle competenze del pedagogista.

Provo nuovamente a fare chiarezza anche sulla definizione di tutor e del perché non è una parola che si può accostare al lavoro del pedagogista.

giovedì 8 luglio 2021

Perché dovrei chiedere una consulenza alla pedagogista?

Qualche giorno fa un’amica mi raccontava di aver parlato con una mamma preoccupata per l’andamento scolastico e il comportamento del suo bambino, ma nel momento in cui le ha proposto di fare una consulenza con una pedagogista, lei le ha chiesto perché avrebbe dovuto farlo. La mia amica mi ha guardato e ha concluso che, nonostante mi conoscesse bene, non era sicura fosse stata capace di spiegarle il perché. Allora le ho proposto un esempio che avrebbe potuto riportare in futuro a chi glielo avesse chiesto.

domenica 4 luglio 2021

Non voglio certificare mio figlio

Non voglio certificare mio figlio

“Non voglio certificare mio figlio” mi dicono i genitori che spesso vengono da me. Domando loro perché non vogliono anche se può sembrare una provocazione, e spesso restano senza parole, ci pensano un po’ su e poi, quasi credendo di dire un’assurdità mi rispondono: “perché non penso che mio figlio sia stupido o malato o problematico… o usano altri corretti aggettivi… per descrivere il loro bambino.

giovedì 24 giugno 2021

Non possiamo chiamarci tutti Edison solo perché sappiamo come si accende una lampadina

Non possiamo chiamarci tutti Edison solo perché sappiamo come si accende una lampadina
Siamo ormai tutti (o quasi) diplomati. Questo significa che a scuola ci hanno insegnato a leggere anche se poi non siamo diventati filosofi o a contare, anche se poi non siamo dei matematici.

Ci hanno insegnato la teoria della relatività anche se non siamo A. Einstein o a calcolare il teorema di Pitagora anche se non lo incarniamo. Ci hanno insegnato il corpo umano: quante ossa abbiamo e dove sono collocate, come funziona la circolazione sanguigna, ma non siamo medici. Allora cos'è che fa un filosofo, un matematico, uno scienziato, un medico se non un percorso specifico di studi che lo qualifica come tale? Sono sicura però che il filosofo conosce anche la matematica o viceversa, che uno scienziato in fisica sa scrivere poesie o un avvocato potrebbe fare il romanziere come Steve Berry.

sabato 19 giugno 2021

Nocciolina, la cagnolina che ride

Ho da 6 anni una cagnolina presa al canile quando aveva già 4 anni. L’inizio è stato difficile: non veniva a guinzaglio e se si sentiva minimamente tirare si sdraiava per terra fino a farsi trascinare, mi faceva i dispetti, se riusciva scappava. Aveva preso bastonate e calci fino a spezzarle i denti… 7 kg di peso… uno scricciolo, che però non è servito a evitarle la violenza. Quando l’ho presa era terrorizzata da tutto: dagli uomini, dagli altri cani, dalla fogliolina che cadeva dall’albero. Oggi è una nonnina di una dolcezza infinita, non ha più paura degli uomini, ma è rimasta diffidente. Mi viene dietro senza guinzaglio e ogni nostro sguardo è una vera intesa. 

sabato 12 giugno 2021

La scuola futura: un eccellente inaspettato presidio ospedaliero

La pandemia ci ha lasciati quasi tutti stanchi e un po’ confusi. Ci ha fatto arrivare all’estate con poca voglia di viaggiare, forse anche di uscire. Certo, non per tutti è così. Ci sono quelli che a parte un po’ di restrizioni hanno vissuto questo periodo come un’anomalia tutto sommato accettabile. Non è stata accettabile invece per chi è rimasto senza soldi, per chi ha perso il lavoro, per chi ha subito un lutto, per chi è stato male e non ha potuto avere i suoi familiari accanto e per chissà quanti altri gravi motivi. Ma che importa, in fondo sono sempre una minoranza (anche se dipende dal punto di vista).

Tutti dicevano che le cose sarebbero cambiate; ci si riempiva la bocca e i manifesti di “andrà tutto bene”; si diceva che la sanità sarebbe migliorata, che l’ultimo, non sarebbe forse stato più tanto ultimo. 

Ora il Paese sta riaprendo, e a parte chi non ha voglia di viaggiare per i motivi detti e non detti, molti sembrano che si comportino come se nulla fosse mai successo, e ce lo dovevamo aspettare. Nella paura si dicono tante cose belle e scaramantiche, nei fatti poi se ne fanno tutt’altre. Ad esempio è sotto gli occhi di tutti (almeno di quelli che ne hanno avuto bisogno) come la sanità sia peggiorata, come

martedì 4 maggio 2021

Cosa non è educazione

«Cominciamo con il dire cosa non è educazione.

L’educazione non è organizzare una gita ecologica ed ‘educare’ alla salvaguardia della natura, questa piuttosto è istruzione, conoscenza, sapienza di determinati argomenti fatta attraverso una gita scolastica nella natura.

L’educazione non è ‘educare’ alla giusta alimentazione. Di nuovo, piuttosto è istruire alla conoscenza degli alimenti e alla loro corretta assunzione per un benessere fisico.

L’educazione non è dire ai propri figli di non mettersi le dita nel naso, questo piuttosto è bon ton, è non creare disgusto negli altri.

L’educazione non è dire ai propri bambini di non prendere o peggio, rubare, gli oggetti degli altri, questo è piuttosto rispettare le regole del vivere civile e in comunità.

L’educazione non è dire ai propri figli di usare un linguaggio senza parolacce, che non sia sguaiato; questo piuttosto è galateo, buon gusto, raffinatezza, cultura elitaria o comunque raffinata… vogliamo chiamarla civile?

Anche se nel sentire collettivo tutto questo è considerato ‘educazione’ e difatti quando uno dice parolacce o risponde sgarbatamente si pensa sia un ‘maleducato’ ovvero un educato male, oppure quando mangia troppi grassi si dice che non ha educazione alimentare, ecc., in realtà tutto ciò appartiene alla cultura della persona, non alla sua ‘educazione’». 

martedì 6 aprile 2021

Come ostacoliamo l’apprendimento dei nostri bambini

Come ostacoliamo l'apprendimento dei nostri bambini

Il mio lavoro si sa è poco conosciuto. Si sa cosa fanno gli insegnanti e cosa fanno gli psicologi, ma i pedagogisti? Dicono che non siamo insegnanti, ma nemmeno psicologi e allora cosa facciamo? Che fossimo una via di mezzo tra l’uno e l’altro? Il primo insegna e il secondo cura e noi? Anche se non si vuole ammettere (soprattutto nella categoria degli insegnanti e degli psicologi) noi, in quanto esperti dell’educazione, siamo degli insegnanti di primo livello con conoscenze della psiche del bambino che ci permette di oltrepassare le impasse che spesso si trovano nel cammino dei nostri studenti e di cui purtroppo gli insegnanti non hanno competenze. Quelle impasse sono gli ostacoli al loro apprendimento. Il nostro sguardo a 360 gradi sulla famiglia, la comunità, la scuola, l’ambiente in cui è inserito lo studente, sulle potenzialità e pertanto le sue capacità di apprendimento, ci permettono di superare quegli ostacoli e consentire al bambino di recuperare le eventuali carenze scolastiche.

mercoledì 10 marzo 2021

Scrivi un pensiero sulla tua scuola e dagli un titolo: La mia scuola è meravigliosa!

Scrivi un pensiero sulla tua scuola e dagli un titolo: La mia scuola è meravigliosa!

 Sì, lo so, sono fortunato, la mia mamma me lo dice spesso. Vado in una scuola dove la maestra mi guarda negli occhi e capisce se sono in difficoltà, così mi aiuta anche se io non le chiedo niente. E poi mi dice anche che sono stato bravo. Il mio amico Antonio va in un’altra scuola, lui torna spesso arrabbiato, la maestra lo sgrida quando non capisce e con la mamma lo sentiamo piangere. A volte mi ha chiesto di aiutarlo nei compiti e quando li facciamo insieme lui è felice. Vorrei che fosse sempre così felice, mi piace quando ride. 

Ho chiesto alla mia maestra perché le altre maestre con lui sono cattive e lei mi ha risposto che purtroppo non a tutte piace fare l’insegnante. Non ho capito allora perché fanno le maestre, forse non lo capirò mai, ma Antonio intanto soffre.

Riccardo (9 anni)



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sabato 6 marzo 2021

Bambini felici a scuola. Ecco come

 

Bambini felici a scuola. Ecco come
Una delle situazioni che reputo fondamentale quando insegno (ai bambini o agli adulti), è sapere che loro stanno bene in quelle ore che passano con me. È importante questo per diversi motivi: perché stanno più attenti, apprendono meglio e tornano alle loro case e ai loro affetti, felici. Quindi stare bene è una prerogativa per rendere felici i bambini di andare a scuola e se questa è una prerogativa, va perseguita a tutti i costi.

Vi dico subito che far star bene gli studenti dipende unicamente da noi docenti. Qualcuno obietterà che a volte gli studenti arrivano a scuola già arrabbiati o pensierosi o di cattivo umore. Vero. Ma lo stato d’animo maldisposto, si maldispone nella relazione. Pertanto come una relazione può rendere di cattivo umore uno studente, allo stesso modo un’altra relazione glielo può far cambiare. Facciamo un esempio che a tutti è capitato almeno una volta (se non spesso) nella propria vita. Ho litigato con mia sorella/fratello o con mia madre/padre e sono furiosa. Ho bisogno di sfogarmi e vado da un’amica che mi ascolta. Piano piano quella sensazione di rabbia si allenta nel raccontare l’accaduto e con l’amica riesco addirittura a ridere di qualche cosa. 

martedì 2 febbraio 2021

Insegnanti curati o formati?

Insegnanti curati o formati?

Mi arrivano continuamente lamentele da parte di genitori e di insegnanti che si accusano a vicenda di una mancanza di educazione dei bambini e pertanto della carenza di una cultura pedagogica a scuola. Ma sì, tutti sono consapevoli che l’educazione e quindi la pedagogia nelle istituzioni scolastiche e anche in famiglia è assente: ne parlano insegnanti, docenti, medici, giornalisti che nei loro talk show ne mettono continuamente l’accento; ne parlano tutti ma senza avere la minima consapevolezza di cosa sia la pedagogia*. E rare volte si interpellano i pedagogisti. Ma allora di che ci lamentiamo?

I Ministri che si succedono alla direzione del MIUR, continuano a decidere (su pressione della casta degli psicologi), che nelle scuole debbano essere aperte le porte prevalentemente ai loro operatori: per tutti questi Ministri (impreparati su cosa sia la pedagogia), gli alunni vanno curati! Però la pedagogia non c’è, e se ci fosse non corrisponderebbe, per fortuna, alla cura, ma rappresenterebbe il massimo livello formativo per la crescita e l’educazione dei nostri studenti. Ma c’è molta confusione tra chi pensa che i problemi scolastici siano imputabili a “difetti” psichici, per i quali ci vuole lo psicologo, e chi invece sostiene che gli studenti non hanno necessità di essere curati, ma solo educati! Ma chi è che educa se non genitori e insegnanti? Voi dite che gli insegnanti non educano? Sbagliato, perché ogni atteggiamento, comportamento, insegnamento, anche didattico, da parte dell’adulto nei confronti di uno studente è un atto educativo. Che però manca, perché la maggioranza degli insegnanti, compresi quelli di scienze della formazione primaria (sigh!), sono quasi completamente privi di conoscenza pedagogica e quindi di capacità educativa. 

lunedì 25 gennaio 2021

La pedagogista e il diario di scuola


I compiti ce li ha mamma, mi dicono spesso i bambini.

Ho finito di stupirmi, sono anni che mi sento dire questa frase.

Che la scuola abbia sempre di più tradito il suo ruolo educativo è un fatto conclamato da tempo e non certo, come spesso vogliono far credere, per colpa della famiglia. 

Il diario è diventato un optional che serve solo ad appesantire lo zaino, visto che i compiti vengo scritti sul registro elettronico ed è diventato un’incombenza della famiglia dire ai propri figli cosa ha assegnato l’insegnante o gli insegnanti, per la volta successiva.

Tutto ciò è allarmante e disarmante.

venerdì 22 gennaio 2021

Ecco perché i medici sostengono la pedagogia nei disturbi dell'apprendimento


Nel 2014 dopo anni di esperienza con i bambini come pedagogista e insegnante, cominciai a scrivere di come a mio avviso i disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, discalculia eccetera) non fossero tutti su base organica geneticamente determinati espressioni di disfunzione cerebrale, ma piuttosto mettevo l’accento sulla carenza di pedagogia, ovvero di educazione e di didattica adeguata*.

I miei studi di psicologia sulla teoria di Massimo Fagioli a supporto del mio lavoro, mi avevano portata alla conclusione che determinati comportamenti, parole e modalità di interazione degli adulti causavano specifiche risposte negative o positive nell’apprendimento dei bambini.