Si parla spesso di come contrastare la violenza sulle donne, si parla della violenza di orribili delitti contro le donne e si polemizza sulle parole indegne di politici che non sono capaci nemmeno di pensare.
Poi ci sono tutte quelle interviste agli esperti che ribadiscono senza sosta quanto fondamentale sia l'educazione all'affettività o alla sessualità nelle scuole, come se un corso di poche ore (spesso molto costoso) possa risolvere una questione radicata nell'adulto e vissuta nelle relazioni di tutti i giorni. Sarebbe invece più opportuno parlare di formazione all'affettività da insegnare agli adulti incapaci di relazioni rispettose, affettive e sensibili con tutti e nella vita di tutti i giorni. Sarebbe opportuno formare meglio gli insegnanti e valutarli attentamente dal punto di vista della salute mentale, prima dell’ingresso a scuola. Formando gli adulti o impedendo ai malati di indifferenza e agli aggressivi di stare nei posti della formazione (aule) saremmo già un passo avanti.
Nella scuola in cui lavoro l'aggressività della Direzione nei confronti del personale e delle famiglie è continua. Io stessa ne ho fatte le spese qui (e anche in altre scuole), ma il lavoro mi serve, e fino a quando non ne avrò trovato un altro dovrò necessariamente e mio malgrado abbozzare.
La scorsa settimana ho assistito all'ultima aggressione di fine giornata. Un addetto all'assistenza informatica, solo per un sorriso che non gli è piaciuto, ha aggredito la segretaria insultandola così: "Sei una deficiente, una stronza, non capisci un cazzo. Che cazzo ti ridi sei proprio una deficiente…" E ha continuato così fino ad andarsene via, incurante che a quello sproloquio violentissimo ci fossi anche io. Non sarebbe da denuncia? Chiunque direbbe di farlo. E poi? L'azienda (la Direzione) comunque non ti difenderà perché loro fanno anche di peggio; il lavoro non lo puoi lasciare perché poi come campi; le denunce non le puoi fare perché poi come lo paghi l'avvocato, e così via. Zitta, devi stare zitta. Sei una donna e devi tacere. Questo è quello che ancora viviamo noi donne tutti i giorni della nostra vita. E poi ci stupiamo di tutti i femminicidi che ci sono? Questi sono gli stessi che prima o poi prenderanno un coltello e lo useranno contro chi dicono di amare. Questi uomini sono gli adulti che insegnano ai propri figli a essere violenti e a odiare. Noi ancora vogliamo fare corsi per spiegare ai bambini che cos'è la violenza o che cos'è l'amore? Se avessimo l’umiltà di ascoltarli questi studenti, sono certa che ce lo saprebbero spiegare meglio loro che cos'è la violenza.
Gentile Ministro Valditara, non dobbiamo insegnare ai bambini ad amare, perché se li amiamo, loro sapranno fare altrettanto. Se li trattiamo con gentilezza loro saranno gentili. Se li rispettiamo, sempre, nel loro essere uomini o donne, senza discriminazioni, senza maschilismi, senza umiliazioni, loro sapranno come trattare i loro amici o le loro coetanee senza dover seguire alcuna lezioncina sull'affetto o sulla differenza di genere.
Adulti non violenti crescono bambini e bambine senza violenza.
Ma quanti studi ancora devono uscire per capire questa semplice realtà? È possibile che dobbiamo sempre fregiarci di indottrinare, di insegnare qualcosa ai più giovani quando loro avrebbero solo bisogno di esempi, non di parole vuote.
La scuola sta diventando una fucina di laboratori inutili e costosi a scapito della pedagogia inesistente in ogni ordine e grado. Piuttosto insegniamo ai docenti cos'è l'educazione e quindi cos'è la pedagogia, solo in questo modo, con un certo tipo di rapporto tra adulto e bambino, tra adulto e adolescente, potremmo essere una società futura migliore.
A scuola serve la o il pedagogista.
A scuola servono insegnanti infarciti di pedagogia e capacità educative. Servono insegnanti che sono in un certo modo: che sanno essere interessati ai loro studenti, che non discriminano, che non umiliano, che non violentano verbalmente i loro alunni.
Io vivo tutti i giorni a scuola: gli atteggiamenti degli adulti molto frequenti sono le aggressioni verbali, l’intolleranza per ciò che sono e fanno li studenti, gli insulti e la totale mancanza di fiducia e di affettività nei confronti degli alunni e delle loro famiglie.
Caro Ministro Valditara, la mia scuola non è diversa dalle altre.
Grazie per chi avrà voluto leggere fino in fondo questa lettera.
Cordiali saluti
Tiziana Cristofari