domenica 8 dicembre 2024

Come si discrimina un bambino di 5 anni

Come si discrimina un bambino di 5 anni

 

Lo vedo lì, in disparte, tutti i giorni. È intelligentissimo, sa più dei suoi compagni di classe, ma ha un unico difetto: compirà sei anni a luglio. Per questo non è regolarmente iscritto alla classe prima primaria. Lui non lo sa, non può sapere che le discriminazioni nei suoi confronti sono solo causa della sua età.

L'insegnante è una persona capace, intelligente, che ama il suo mestiere, ma non è adeguatamente formata e aggiornata.

sabato 7 dicembre 2024

Lettera aperta al Ministro Giuseppe Valditara

Si parla spesso di come contrastare la violenza sulle donne, si parla della violenza di orribili delitti contro le donne e si polemizza sulle parole indegne di politici che non sono capaci nemmeno di pensare.

Poi ci sono tutte quelle interviste agli esperti che ribadiscono senza sosta quanto fondamentale sia l'educazione all'affettività o alla sessualità nelle scuole, come se un corso di poche ore (spesso molto costoso) possa risolvere una questione radicata nell'adulto e vissuta nelle relazioni di tutti i giorni. Sarebbe invece più opportuno parlare di formazione all'affettività da insegnare agli adulti incapaci di relazioni rispettose, affettive e sensibili con tutti e nella vita di tutti i giorni. Sarebbe opportuno formare meglio gli insegnanti e valutarli attentamente dal punto di vista della salute mentale, prima dell’ingresso a scuola. Formando gli adulti o impedendo ai malati di indifferenza e agli aggressivi di stare nei posti della formazione (aule) saremmo già un passo avanti. 

Nella scuola in cui lavoro l'aggressività della Direzione nei confronti del personale e delle famiglie è continua. Io stessa ne ho fatte le spese qui (e anche in altre scuole), ma il lavoro mi serve, e fino a quando non ne avrò trovato un altro dovrò necessariamente e mio malgrado abbozzare.

La scorsa settimana ho assistito all'ultima aggressione di fine giornata. Un addetto all'assistenza informatica, solo per un sorriso che non gli è piaciuto, ha aggredito la segretaria insultandola così: "Sei una deficiente, una stronza, non capisci un cazzo. Che cazzo ti ridi sei proprio una deficiente…" E ha continuato così fino ad andarsene via, incurante che a quello sproloquio violentissimo ci fossi anche io. Non sarebbe da denuncia? Chiunque direbbe di farlo. E poi? L'azienda (la Direzione) comunque non ti difenderà perché loro fanno anche di peggio; il lavoro non lo puoi lasciare perché poi come campi; le denunce non le puoi fare perché poi come lo paghi l'avvocato, e così via. Zitta, devi stare zitta. Sei una donna e devi tacere. Questo è quello che ancora viviamo noi donne tutti i giorni della nostra vita. E poi ci stupiamo di tutti i femminicidi che ci sono? Questi sono gli stessi che prima o poi prenderanno un coltello e lo useranno contro chi dicono di amare. Questi uomini sono gli adulti che insegnano ai propri figli a essere violenti e a odiare. Noi ancora vogliamo fare corsi per spiegare ai bambini che cos'è la violenza o che cos'è l'amore? Se avessimo l’umiltà di ascoltarli questi studenti, sono certa che ce lo saprebbero spiegare meglio loro che cos'è la violenza.

Gentile Ministro Valditara, non dobbiamo insegnare ai bambini ad amare, perché se li amiamo, loro sapranno fare altrettanto. Se li trattiamo con gentilezza loro saranno gentili. Se li rispettiamo, sempre, nel loro essere uomini o donne, senza discriminazioni, senza maschilismi, senza umiliazioni, loro sapranno come trattare i loro amici o le loro coetanee senza dover seguire alcuna lezioncina sull'affetto o sulla differenza di genere. 

Adulti non violenti crescono bambini e bambine senza violenza. 

Ma quanti studi ancora devono uscire per capire questa semplice realtà? È possibile che dobbiamo sempre fregiarci di indottrinare, di insegnare qualcosa ai più giovani quando loro avrebbero solo bisogno di esempi, non di parole vuote. 

La scuola sta diventando una fucina di laboratori inutili e costosi a scapito della pedagogia inesistente in ogni ordine e grado. Piuttosto insegniamo ai docenti cos'è l'educazione e quindi cos'è la pedagogia, solo in questo modo, con un certo tipo di rapporto tra adulto e bambino, tra adulto e adolescente, potremmo essere una società futura migliore. 

A scuola serve la o il pedagogista.

A scuola servono insegnanti infarciti di pedagogia e capacità educative. Servono insegnanti che sono in un certo modo: che sanno essere interessati ai loro studenti, che non discriminano, che non umiliano, che non violentano verbalmente i loro alunni. 

Io vivo tutti i giorni a scuola: gli atteggiamenti degli adulti molto frequenti sono le aggressioni verbali, l’intolleranza per ciò che sono e fanno li studenti, gli insulti e la totale mancanza di fiducia e di affettività nei confronti degli alunni e delle loro famiglie.

Caro Ministro Valditara, la mia scuola non è diversa dalle altre.

Grazie per chi avrà voluto leggere fino in fondo questa lettera.

Cordiali saluti

Tiziana Cristofari

domenica 10 novembre 2024

La storia insegna: fortunati quei bambini intelligenti che si appassionano

La storia insegna: fortunati quei bambini intelligenti che si appassionano

Approfondire la storia è un obbligo se si vuole capire il presente. Invece, per agevolare una popolazione già abbastanza ignorante, la politica la elimina dalla scuola il più possibile. 

Io ne sono appassionata, sono convinta della sua utilità e vi spiego il perché. 

Quando ero piccola facevo parte di quella categoria di bambini che non possono, non ce la fanno, non hanno le caratteristiche per continuare gli studi perché figlia di separati, di madre non particolarmente affettiva, anzi…, di un padre completamente assente. Avevo tutte le mie difficoltà con la scuola primaria e secondaria di primo grado non certo perché ero stupida, ma oggi sarei stata tacciata per dislessica, discalculica e disortografica, e tutto questo semplicemente perché mi mancavano quelle attenzioni di cui ogni bambino ha bisogno per potersi impegnare in un’attività come quella scolastica che richiede impegno cognitivo. E l’impegno cognitivo si può ottenere, se nella propria testa non c’è sofferenza affettiva. È ora che la società prenda atto di tutto questo!

giovedì 7 novembre 2024

Quando il mondo adulto si arrende, a perdere sono i bambini e la società futura


Bisogna cambiare la mentalità degli insegnanti. È l'unico modo per far funzionare bene la scuola. L'ho sperimentato nella mia attività come docente e pedagogista, e adesso anche come coordinatrice.

Quando c'è un inconveniente in classe che può andare da una difficoltà didattica a un atteggiamento non consono di un bambino, si deve trovare un colpevole: e quel colpevole (che non può essere il bambino) diventa il genitore, ma è un errore.

Mi sono posta la domanda: e se non ci fosse un colpevole specifico? Perché colpevoli, lo siamo tutti nei confronti dei bambini, la società tutta è causa di determinati atteggiamenti o difficoltà cognitive di un bambino. Facciamo degli esempi. 

martedì 20 agosto 2024

Ecco perché tuo figlio detesta la scuola


L’ambiente che ci circonda influenza molto l’andamento scolastico dei nostri bambini. Questa è una realtà che non si vuole vedere, né tenerne conto perché farebbe ricadere la causa sull’adulto anziché sul bambino. Noi pedagogisti, abituati a comunicare con tutte le fasce di età, sappiamo che l’essere umano (soprattutto adulto) fa molta fatica ad ammettere di sbagliare, pertanto è più favorevole a far passare il bambino come svogliato o con un disturbo dell’apprendimento, piuttosto che ammettere di essere parte del problema.

Allora forse bisogna elencare gli errori che spesso si fanno affinché la persona intelligente possa riconoscersi e affrontare la questione piuttosto che scaricare la responsabilità sui bambini, che rispondono a questa sofferenza rifiutando la scuola attraverso vari comportamenti: dall’iper attività, dalla difficoltà a stare attenti o, come ben sappiamo, dall’insorgere di tutti quegli ostacoli nella didattica che ci portano a pensare ai cosiddetti disturbi dell’apprendimento (dislessia, discalculia, disortografia, disgrafia ecc.) e di conseguenza, dato l’isolamento e il sentirsi diversi che ne consegue, i nostri studenti cominciano a odiare la scuola.

Ecco alcuni errori che bisogna evitare come la peste.

martedì 30 luglio 2024

Il conflitto di interessi tra insegnanti e bambini con disturbo dell’apprendimento


Qual è la fatica più grande dell'insegnante? E la sua frustrazione più grande? Vi siete mai chiesti qual è la sua angoscia più profonda o la sua paura?

Bene, ve lo suggerisco io: la fatica più grande è farsi capire dagli studenti. La frustrazione più grande di un insegnante è non essere capito. La sua angoscia più grande è quella di non essere capace di far progredire gli studenti, di vederne i risultati; e la paura più grande è il giudizio dei genitori.

Ora capite perché proliferano indiscriminatamente i disturbi specifici dell’apprendimento?

Pochi insegnanti sanno affrontare queste paure e frustrazioni. Pochi insegnanti sono sufficientemente preparati per trovare strategie didattiche e metodi relazionali proficui per tutti gli studenti. Per cui in mancanza di ciò, per non sentirsi responsabili ed evitare come la peste (frustrazione, angoscia e paura) è più facile dire che il bambino ha un deficit di qualunque natura: se guarda troppo spesso fuori dalla finestra (perché l’insegnante magari è noiosa), ha sicuramente il disturbo dell'attenzione; se non legge adeguatamente (magari perché proprio non fa esercizio) è sicuramente dislessico. Se non riesce a contare perché la docente non ha saputo spiegare le moltiplicazioni allora sarà sicuramente discalculico; e così via.

Lo sviluppo cognitivo (ovvero l’aumento delle connessioni sinaptiche dei neuroni), che dovrebbe avvenire mediante stimoli relazionali idonei, mediante un ambiente favorevole (che è sempre meno presente ai giorni nostri), viene sostituito dalla scusa della problematica genetica per non modificare una situazione scomoda. Tutto questo seppur oramai ampiamente consapevoli (o quantomeno bisognerebbe esserlo) che il gene del disturbo dell’apprendimento non è mai stato isolato. 

Eppure, tutta quella categoria di professionisti che ancora parla di disturbo dell'apprendimento, i genetisti, i biologi, ma anche i neuropsichiatri o i logopedisti, dovrebbero conoscere bene cos'è l’epigenetica, ovvero di come l'ambiente esterno e le relazioni con il mondo adulto influiscano sull'espressione genica dei bambini, modificando, alterando o favorendo l'apprendimento cognitivo. Nascondere o ignorare questa realtà è un atto violentissimo nei confronti dei bambini e dei loro genitori.

Un elogio sicuramente va fatto a quegli insegnanti che lo hanno capito e che non trovano una giustificazione di “disturbo dell’apprendimento” nei loro studenti alla prima difficoltà, ma sanno trovare il modo per far evolvere la problematica. Perché come dice la scienziata Daniela Lucangeli: "si chiamano disturbi evolutivi, non perché nascono in età evolutiva, ma perché evolvono”. E io aggiungerei che evolvono se incontrano adulti (insegnanti, educatori, genitori, nonni, zii eccetera) che sanno avere fiducia in questi bambini e che sanno trovare il giusto metodo relazionale e didattico per aiutarli.

So che molti insegnanti mi verranno contro: saranno quelli che si sentiranno toccati dalla verità. Ma questo è quanto.


Dott.ssa Tiziana Cristofari


Studio di Consulenza Pedagogica Figli Meravigliosi®

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lunedì 22 luglio 2024

Educare non è curare



 Educare non è curare sembrerebbe una frase scontata, ma non lo è più. Forse un tempo si educava o non si educava, oggi invece si cura, a prescindere. È come se non esistesse più la crescita, l’imparare, il conquistarsi conoscenza e consapevolezza con il passare del tempo e con l’acquisizione degli input della realtà che ci circonda. Oggi i bambini vivono una vita immersa nella competizione creata dagli adulti, da non essere più liberi di avere il tempo di crescere e imparare: oggi bisogna sapere tutto, subito, si confrontano i bambini l’uno con l’altro e quello che arriva dopo è un malato che va curato. Vi sembra assurdo? No, è semplicemente inaccettabile!

martedì 2 luglio 2024

Ecco cosa è successo a due studenti dislessici


Giovanni e Luigi hanno due mamme molto attente al loro rendimento scolastico, per questo e altri motivi stringono amicizia e si confrontano sulle difficoltà dei propri figli. Entrambi i bambini sono stati certificati come dislessici, ma Giovanni è anche discalculico.


Luigi va da una logopedista e fa molto sport; la mamma sostiene che se a scuola non ce la farà almeno avrà la possibilità di sfondare nell'attività agonistica.


La mamma di Giovanni invece è fermamente convinta che quelle certificazioni parlano delle difficoltà scolastiche del momento, non di quello che potrà conoscere suo figlio, e pertanto ha deciso che Giovanni deve essere seguito da un'esperta nella didattica, nella crescita e nelle relazioni per potenziare al massimo le capacità scolastiche e cognitive non ancora acquisite. 


La mamma di Giovanni ha dato fiducia alle capacità del figlio e ha investito sul futuro e sull’opportunità che Giovanni riuscisse ad andare avanti negli studi come i suoi compagni. 


La mamma di Luigi ha preferito investire sul presente e sulle capacità sportive del figlio.

venerdì 21 giugno 2024

Perché mio figlio è disgrafico


Durante un consiglio docenti in una scuola primaria la maestra Elisabetta dice: “Il bambino e disgrafico, non riesce a stare nel rigo e le lettere sono incomprensibili. Lo dobbiamo dire alla famiglia.”

La maestra Sofia risponde con tatto: “Forse potresti fargli fare un po' di bella calligrafia.”

Maestra Elisabetta: “Adesso divento anche una calligrafa! Non ho tempo per stare dietro a un solo bambino, anche se ce ne è più di uno che scrive male, ma lui proprio non si capisce niente.”

La maestra Sofia risponde con più decisione: “Perché non puoi diventare una calligrafa, d’altronde anche loro insegnano a scrivere, fanno il nostro stesso mestiere. Io lo faccio con i bambini di prima e seconda… ci vuole tempo per imparare a scrivere bene.”

Maestra Elisabetta: “Sì, ma quel tempo non c’è, devo finire il programma…” risponde sempre più seccata… Poi continua: “Ho un sacco di compiti da correggere e quello che scrive lui non si capisce, non posso passare due ore per comprendere quello che ha scritto.”


Così viene convocata la mamma Luisa, alla quale si chiede che il bambino venga sottoposto a un iter di valutazione. Il bambino viene certificato e comincia a fare logopedia.


Dopo un paio di mesi, al colloquio con le insegnanti la mamma del bambino dice:

martedì 11 giugno 2024

Ecco casa provano i bambini certificati con DSA


Una mamma va a prendere il proprio figlio di 9 anni a scuola:

“Ciao Simone, come è andata oggi?”

“Al solito… Mi dicono che se non sono capace posso non farli gli esercizi…”

“Perché non sei capace?”

“Me lo hai detto tu e anche la maestra che sono dislessico… quindi non sono capace…”

Silenzio. Poi il bambino continua:

domenica 9 giugno 2024

La Roma bene e la violenza sulle donne


Ogni giorno guardo i miei bambini in classe uno per uno. Più volte ho detto loro che per me sono importanti, che mi interessa di loro. E questo glielo dimostro “pretendendo” con gentilezza e decisione che avanzino negli apprendimenti, tutti, nessuno escluso. Ma è importante dirglielo, niente è scontato, soprattutto l’interesse per loro. Così li osservo molto, quello che fanno, come lo fanno, cosa dicono e non dicono, e l’osservazione mi parla di tutto quello che le parole silenziano.

Vedo la rivalità e propongo cooperazione. Vedo la fatica di alcuni e propongo la collaborazione in gruppo. 

Ma vedo anche tanto maschilismo nascosto negli atteggiamenti e nei modi di fare e dire le cose, frutto dell’ambiente sociale terribilmente ancora troppo infarcito dalle tendenza di una superiorità maschile e misogina, che difficilmente riuscirò a contrastare sui banchi di scuola. 

sabato 11 maggio 2024

Le migliori docenti? Eccole!

Le migliori docenti Eccole

L'argomento è difficile, ma non è impossibile trovare quei tratti caratteriali formativi che rendono un docente il migliore.

Dopo anni nel mondo della scuola vista da tutte le angolazioni, da insegnante, da coordinatrice, da insegnante degli insegnanti, da pedagogista, non posso che poter tracciare un profilo molto veritiero sulle migliori insegnanti, le quali devono sapere: ascoltare, essere affettive, lasciare liberi i propri studenti nell'apprendimento, saper motivare, essere ottimiste e soprattutto saper dare fiducia e credere nelle potenzialità dei propri studenti: tratti introvabili nella maggior parte dei docenti, purtroppo! Ma molti docenti li hanno!

mercoledì 1 maggio 2024

Come posso rendere la mia vita significante?

 


La mattina presto la strada è vuota e i pensieri se ne vanno facilmente lontano.

Ritorno alla realtà quando mi incrocio con un uomo anziano del quartiere. Lo vedo da anni, è un senza fissa dimora, fa sempre lo stesso tragitto, è vestito sempre nello stesso modo con giacca e pantaloni grigi: in ogni stagione, che faccia 40° o 5° lui è vestito sempre con giacca e pantaloni grigi. La vita penso non sia facile per molti, è ingiusta; mi sento fortunata e mi chiedo cosa posso fare, come posso dare qualcosa della mia fortuna a chi ne ha meno.

sabato 2 marzo 2024

Qual è lo stress che deve affrontare il bambino a scuola


La facilità con cui un adulto manipola la realtà di un bambino è evidente nella scuola ogni volta che alla prima difficoltà del piccolo l’insegnante sostiene qualche presunto disturbo dell’apprendimento invitando il genitore alla diagnosi.


Ora immaginate un forte stress, spesso temporaneo, che porta a certe conseguenze comuni a molte persone quali pressione alta, difficoltà a dormire, tachicardia, fiato corto, fino ad arrivare a volte anche all’infarto. Poi chiedetevi quanti a questo mondo nell’arco della propria esistenza hanno attraversato un periodo stressante per qualche motivo, per cui accusano questi sintomi o arrivano a morire qualora lo stress portasse fino all’infarto… Sono tantissimi. Per fortuna il più delle volte temporanei, legati a eventi specifici, ma proprio per la grande frequenza di questi episodi, se ne evidenzia la transitorietà e l’occasionalità. Forse bisognerebbe chiedersi chi non è mai stato stressato nell’arco della propria esistenza: sarebbe più facile contarli.

mercoledì 28 febbraio 2024

A scuola come in ospedale: la scienza insegna e gli insegnanti la devono conoscere

 


Oggi sono a casa, o perlomeno, ci sono tornata dopo essermi alzata come tutte le mattine alle 5, aver preso la macchina ed essermi incamminata verso scuola.

La vita a volte ci mette alla prova, il corpo risponde a ciò che non va: ti dice fermati o ti costringe a farlo come ha fatto con me questa mattina. 


In realtà è cominciato ieri sera facendosi sentire con un forte dolore al petto che passava alla spalla. Il primo pensiero che ti fai a 52 anni è “sto avendo un infarto”. Il secondo pensiero è stato per la mia cagnolina. Pensiero stupido? Forse, ma ho immaginato la sua solitudine e mi sono detta che non era vero niente, che ero solo un po’ agitata perché nelle ultime settimane al lavoro ci sono state incomprensioni tra colleghi.

giovedì 22 febbraio 2024

Ecco come si frammenta il pensiero di un bambino in crescita

 


Sono tornata a scuola un paio di settimane fa dopo tre giorni di nausea e vertigini in cui il mondo sembrava andasse più veloce e girasse al contrario, per rendermi conto che effettivamente sono io che giro al contrario.

I miei bambini di terza elementare sono bravissimi in italiano, a volte dico loro scherzosamente che ho creato dei “mostri di bravura” perché stupiscono anche me. E quando leggo il rapporto OCSE sulle capacità acquisite dagli studenti, ovvero che gli italiani sono agli ultimi posti per la conoscenza della lingua scritta in ambito europeo, non posso fare a meno di pensare a quanti incompetenti stanno in cattedra. Perché dico questo? Perché, al solito, se gli studenti non raggiungono i risultati sperati non è causa degli studenti, ma degli insegnanti. 

mercoledì 21 febbraio 2024

Come si insegna l’odio e l’invidia

 


Nel 2015 scrissi un libro intitolato Invidia e solitudine. Fu il risultato di uno studio personale che avevo portato avanti sul cosa fosse l’invidia, da cosa scaturisse e quali conseguenze portasse. Per raccontare tutto ciò, avevo spiegato a livello scientifico cosa fosse e come nascesse e lo avevo dimostrato attraverso la narrazione storica di come l’invidia avesse perseguitato gli ebrei, di come perseguita spesso personaggi dello spettacolo o sportivi. Avevo dimostrato come questa deformazione psichica fosse intorno a noi e spesso insita in persone non sospette. Scrivevo che l’invidia è la trasformazione dell’odio diventato insopportabile (concetto teorizzato e spiegato dallo psichiatra M. Fagioli) e aggiungevo che sfuggirne, se se ne è vittime, non è facile. Avevo pertanto accostato a questo discorso una ipotesi d’uscita: la solitudine, intesa come possibilità di non permettere agli altri di farti del male.

sabato 17 febbraio 2024

Disturbi dell'apprendimento? Ecco cosa accade quando i genitori non permettono ai propri figli di crescere


Quando più di 14 anni fa cercai un nome per il mio Studio di Consulenza Figli Meravigliosi®, l'ho pensato in funzione di due realtà: una, che per i genitori tutti i figli sono meravigliosi e l'altra, la più importante, era per ribadire che veramente tutti i figli sono meravigliosi, perché credo fermamente che tutti i bambini possano sviluppare le proprie potenzialità cognitive per essere unici e pertanto meravigliosi.

Ci ho creduto allora e ci credo ancora di più oggi e ogni volta che vedo quanto è possibile fare per quei bambini che gli insegnanti incapaci sostengono avere dei disturbi dell’apprendimento. 


È pur vero che se io riesco a vedere e tirare fuori le potenzialità dei bimbi, spesso i genitori non lo fanno perché non lo vogliono fare o perché non hanno coscienza di non volerlo fare. E allora cominciano una trafila di diagnosi e accertamenti sulla pelle dei propri figli un po’ per farsi compatire e un po’ per riempire il vuoto di solitudine interiore. Vi sembra impossibile? Eppure non lo è.

domenica 21 gennaio 2024

Scoperto il business dei disturbi specifici dell’apprendimento

 


Un business vincente (dicono i migliori libri sul business), è quello che non punta ai soldi ma ha a cuore il benessere degli altri. Ogni professione che si rispetti è un business, anche se si occupa di esseri umani. Mi chiedo però perché se i migliori business che si occupano di alimenti, cose, oggetti ecc., hanno a cuore le persone (mi viene in mente Ferrero e l’attenzione che ha sempre messo nella qualità del prodotto e nel benessere dei suoi dipendenti) ecco, dicevo, perché non è una prerogativa di tutti. Perché l’essere umano non è sempre al centro dell’interesse di un qualunque business.