giovedì 23 aprile 2020

Lettera aperta al Comandante della Stazione dei Carabinieri di Villa Bonelli a Roma

Al Comandante
Stazione dei Carabinieri di Villa Bonelli di Roma
carabinieri@pec.carabinieri.it

e p.c. 

AMA 

11° Municipio Comune di Roma 

Sindaca Virginia Raggi
protocollo.gabinettosindaco@pec.comune.roma.it 

Gentile Comandante della Stazione dei Carabinieri di Villa Bonnelli, mi chiamo Tiziana Cristofari e vivo nel quartiere; nello specifico nel palazzo che si trova davanti alla Sua Caserma.
Da quando Lei è arrivato (se non ricordo male circa 2/3 anni fa) ha chiesto e ottenuto una manutenzione del pezzettino di strada di Via della Magliana Nuova dove si trova appunto la Stazione dei Carabinieri di Villa Bonelli, che per anni non è mai stato risistemato: potatura degli alberi (i cittadini di via della Magliana hanno ottenuto la potatura solo un mese fa dopo almeno un decennio), il semaforo davanti alla Caserma con rifacimento delle strisce pedonali (dopo anni che sopportavamo gli incidenti stradali), oltre allo spostamento dei cassonetti dell’immondizia (utili solo alla Caserma) che sono stati situati davanti al mio palazzo e sotto le mie finestre; perché a Lei, Gentile Comandante, nonostante gli stessi fossero ubicati dalla parte opposta alla Sua dimora, sicuramente Le disturbavano la vista.
Le faccio notare che lo spostamento dei cassonetti ha causato una discarica a cielo aperto che prima non esisteva, in quanto erano posizionati in modo tale da non permettere che l’immondizia fosse accatastata anche per terra. Oggi invece, oltre a togliere dei parcheggi essenziali al quartiere —Lei sicuramente viene portato fin dentro la Caserma e la Sua auto ha sempre il posto assicurato—, ha permesso una discarica a cielo aperto in quanto resta un enorme spazio tra il marciapiede e i cassonetti, per cui gli incivili si sentono autorizzati a farne un immondezzaio.
Ma perché le dico tutto questo dopo anni dal Suo insediamento? Certo avrei potuto protestare prima per i miasmi che mi arrivano in casa (stando al primo piano) della Sua spazzatura Comandante, e di cui Lei se ne disinteressa in quanto Le è sufficiente che non disturbino la Sua vista quando dall’ultimo piano della Caserma si affaccia per onorare il Suo quartiere. Per non parlare poi del Suo disinteressamento anche per quegli automobilisti disonesti che, dato lo spostamento dei cassonetti lontano dalle telecamere, si fermato tutti i giorni, più volte al giorno, provenienti da quartieri diversi, per scaricare chissà quali materiali e chissà da dove provenienti, sotto gli occhi di tutti, ma forse non sotto i Suoi. Questo tipo di illecito non è forse di Sua pertinenza(?).
Quindi dicevo, Comandante, perché oggi questa lettera. Forse perché sfruttando il Suo potere, l’altro ieri 21 aprile alle 7,30 circa della mattina, Lei è riuscito anche a farsi pulire in modo impeccabile, come mai si vede nel quartiere, il famoso pezzettino di strada davanti alla Sua dimora. Lei è fortunato. Rientrando a casa e notando la sporcizia che la circonda ha potuto “ordinare” all’AMA la pulizia del tratto di strada che Le interessa, questo perché naturalmente, tutta la pattumiera che è rimasta lungo via della Magliana Nuova, non è certo affar Suo. 
Vede Comandante, da quando siamo rinchiusi in casa, io personalmente con il “vantaggio” di una cagnolina, fino a un mese e mezzo fa la prendevo e me ne andavo a passeggiare in un quartiere che aveva più dignità in termini di pulizia. Oggi invece, non solo mi sento una carcerata in casa come tutti gli italiani, ma anche prigioniera di un quartiere che sprofonda nell’immondizia e nei topi. Come da Decreto Covid-19 è da quasi due mesi che faccio con la mia cagnolina il giro intorno al mio palazzo e davanti al Suo affinché possa espletare i suoi bisogni, di cui poi, da cittadina con senso civico e rispetto per gli altri, raccolgo le feci e le butto nel cassonetto, anche se continuo a camminare letteralmente sopra la Sua spazzatura e a quella degli incivili. 

lunedì 13 aprile 2020

Lo spauracchio delle lezioni scolastiche perse

Molti dei bambini che venivano al mio studio, oggi che è arrivato il Covid-19, sono rimasti insieme a me con un collegamento internet. Inizialmente avevo pensato che avrei perso un po’ dei risultati ottenuti con loro, perché, mi dicevo “la relazione in presenza è il cardine di tutto”. E invece ho dovuto ricredermi. Hanno saputo mantenere il ricordo di quella relazione che gli ha permesso di avere una costante e determinata volontà per andare avanti, dandomi grandi soddisfazioni di riuscita e di cambiamento, anche se il lavoro si è svolto solo attraverso uno schermo. Questo atteggiamento che hanno saputo coltivare e tenere vivo anche a distanza si chiama speranza. Una realtà interna dei bambini che non dovremmo mai permettere venga alterata, distrutta, annientata, come spesso purtroppo accade…

Chi invece sta in qualche modo perdendo la calma, sono proprio i genitori. Mi ripetono spesso che sono delusi dalla situazione perché pensano che i loro figli perderanno parte del programma scolastico e che forse non lo recupereranno più, che rimarranno indietro. 
Questo perché molti di loro percepiscono la scuola come una fucina di soli saperi sterili e/o una competizione ai voti, anziché come una fonte di costruzione di relazioni, un modo per comprendere, attraverso quei saperi imparati o ancora da imparare, il senso delle vicende umane, o affinché le stesse possano essere una modalità per dare risposte alla loro crescita.

sabato 11 aprile 2020

Il Covid-19 ha fatto emergere l’umanità

Angeli in camice bianco. I nostri eroi. Il popolo italiano mostra la sua grande solidarietà. Lettere d’amore private tra chi amandosi, non può incontrarsi. La spesa sospesa. Situazioni di resistenza e umanità che giornalmente compaiono alla televisione e sui giornali ci stanno inondando le esistenze. 
Gli striscioni “andrà tutto bene” sono appesi ovunque sui balconi, per le strade, oggi ne hanno fatto anche una canzone.
Ho pianto più volte (e chissà quanti come me) e mi sono emozionata sul racconto dei gesti altruistici di gente comune. Di persone povere che si sono e si stanno prendendo cura di altri poveri. Di popoli stranieri poveri pronti a soccorrere con le loro donne e i loro uomini il popolo italiano rendendomi estremamente felice; tutto ciò mi ha colpito il cuore, ed è sempre stato così: chi meno ha, più dà.
Sì, è vero c’è bisogno di tirare su il morale alle persone; c’è bisogno di alimentare il sentimento di solidarietà; c’è bisogno di sentirci vicini nonostante la lontananza. C’è bisogno di respirare un’aria nuova a fronte di quella viziata degli appartamenti diventati claustrofobici per tutti, anche per chi ne ha uno abbastanza grande da poter destinare una stanza per ogni attività e per ogni componente della famiglia.
E allora accendiamo più del solito la televisione e permettiamo a tutte le trasmissioni di parlarci del grande amore che ha riscoperto il popolo italiano verso il popolo italiano e non solo, della solidarietà che tutti dimostrano verso tutti. Ogni trasmissione parla di come il Covid-19 ci stia cambiando, di come ci permetta di riscoprire i valori umani, di riappropriarci della nostra vita familiare, di riscoprire il dialogo e la relazione. In ogni trasmissione c’è un vissuto ideale di come tutti noi sogniamo che possa diventare l’umanità dopo il Coronavirus. Quello che ci fanno vedere però, non è la realtà.