lunedì 28 novembre 2016

Back to school. Bambini senza DSA: una realtà possibile!


Bambini senza DSA: una realtà possibile!
Come nascono, si prevengono e si superano i Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

Doveva essere così.
Dovevo scrivere di una ingiustizia continuamente perpetrata ai danni dei più piccoli. Sì, è vero, l’ho già fatto nel passato, ma questa volta ho motivato il mio dire, ho giustificato scientificamente la mia pedagogia e la mia teoria.
Bisogna dire la verità, sempre. Bisogna avere il coraggio di farlo anche se questo significa trovarsi una parte della comunità contro…
Loro vanno difesi, i più piccoli intendo…
Vanno capiti pedagogicamente…
È così, la pedagogia serve a questo. A comprendere le necessità dei piccoli e dei meno piccoli. Ma non solo, la pedagogia serve ad aiutarli a crescere nel modo più idoneo permettendogli di essere se stessi, di diventare donne e uomini migliori dei loro padri e delle loro madri. 
E la pedagogia può tanto, può restituire la gioia di andare a scuola, la serenità di affrontare l’impegno dello studio. Può ampliare gli orizzonti di chi ne usufruisce: madri, padri, insegnanti, bambini e adolescenti, tutti, con la possibilità di vedere avanti senza pregiudizio, senza discriminazione, senza paura, senza imbrogli, senza abuso di “intelligenza”. 
Sì, la pedagogia può tutto questo contrariamente al giudizio, alle valutazioni, ai rimproveri, agli ammonimenti, ordini e messaggi di cui il mondo adulto è infarcito ed esercita la sua potenza sui più piccoli perché non conosce la pedagogia, perché non conosce il risultato negativo di quelle “violenze” normalmente somministrate dalla società scolastica e non come fossero soluzioni inesorabili per ogni realtà che esce da una norma quantistica. 
Ma la pedagogia può cambiare queste situazioni. 
Può spiegarti perché il tuo bambino è iperattivo, può spiegarti perché la tua bambina ha il problema della dislessia, e non solo te lo può spiegare, ma te lo può risolvere, lei, la pedagogia, quella vera, quella fatta di “relazione educativa”, quella che sa guardare all’unicità dell’essere umano e che lo sa ascoltare e valorizzare per ciò che è e per ciò di cui è sicura possa arrivare ad essere. Migliore. Migliore di me che l’ho generato. Migliore dei nostri padri che non hanno saputo mantenere istituzionalmente nella formazione dei docenti la pedagogia, escludendo così anche la relazione umana che, insieme alla mancanza pedagogica, ha poi generato dislessia, discalculia, iperattività, in poche parole, bambini fragili e infelici. 
Quindi c’è bisogno di far crescere bambini migliori, per una migliore umanità, per una migliore società, per una migliore comunicazione nel mondo. Migliori. Sempre. Perché la pedagogia rende tali.
E per fare tutto questo basterebbe solo avere il coraggio dell’umiltà, intesa come capacità di guardarsi dentro e mettersi in discussione. Accettare l’idea di dover imparare anche da adulti e soprattutto se tra le mani abbiamo altre piccole vite umane che dipendono da noi. Basterebbe accettare l’idea di aver sbagliato o di non sapere, di non conoscere o addirittura di voler ignorare.
Basterebbe guardare i nostri figli o i nostri studenti ed accorgerci che qualcosa ci sta passando vicino (la pedagogia), ma non riusciamo a coglierla perché non la conosciamo! 
Infine poi, basterebbe accettare l’idea che una pedagogista possa mostrarci la realtà che ignoriamo e che spesso non vogliamo neppure vedere…
Fare tutto questo solo per loro, perché le nostre piccole donne e i nostri piccoli uomini possano crearsi un futuro migliore… migliore del nostro. E la pedagogia può fare tanto, soprattutto se gli adulti si rendessero complici di un cambiamento oggi realmente fattibile.

Dr.ssa Tiziana Cristofari
© Tutti i diritti riservati

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Un titolo e un contenuto sicuramente contro tendenza, dato che libri e manuali sull’argomento parlano solo di come riconoscere i disturbi dell'apprendimento e quali sono gli strumenti dispensativi e/o compensativi per sostenere una realtà che, secondo la maggioranza della comunità scientifica, non ha soluzione in quanto i disturbi sarebbero causati da fattori genetici o neurobiologici.
Nel mio libro affronto scientificamente tutti questi argomenti e li smonto uno per uno dimostrando come sia improbabile quanto viene affermato. Ma soprattutto spiegando perché la comunità scientifica non ha ancora compreso o voluto comprendere, che questi “disturbi” mettono radici lì dove la scuola e la famiglia crescono figli e studenti senza una pedagogia adeguata.

Descrizione del libro. È intelligentissimo, ma il maestro mi dice che non ascolta. Legge stentatamente e la maestra mi ha detto che potrebbe essere dislessica. Non ricorda le tabelline e mi hanno detto che potrebbe essere discalculico. Mi hanno consigliato il logopedista. Mi hanno detto che dovrei portare mia glia a fare una visita dalla neuropsichiatra infantile. Poi ho letto un suo articolo. Poi cercando su internet il significato di queste parole mi sono imbattuta nel suo sito... È con le stesse parole che un papà arriva da una pedagogista che ha trovato la soluzione ai disturbi specifici dell’apprendimento. Inizialmente scettico, ma speranzoso - perché sua figlia, presunta dislessica, ha difficoltà relazionali con lui e un calo del rendimento scolastico -, s’imbatte in un’avventura scientifica, realistica e umana senza precedenti. Andrà alla scoperta del pensiero di medici e pedagogisti di fama mondiale che gli spiegheranno perché quello che comunemente si racconta sui disturbi dell’apprendimento non è realistico, trovandosi così involontariamente alla ricerca di una conoscenza genetica, neurobiologica, psicologica e soprattutto pedagogica di cui era profondamente allo scuro come del resto buona parte della comunità scientifica ed educativa. Riuscirà in questo modo a capire come nascono, come si prevengono e come si superano i disturbi dell’apprendimento. Ma soprattutto imparerà come è possibile evitarli con l’applicazione di una scienza che nel tempo è stata annullata dalla politica e negata nella formazione dei nuovi docenti: la scienza pedagogica.
Oggi il 25% dei bambini di una classe viene diagnosticato con un disturbo dell’apprendimento. Dicono che il problema è genetico o neurobiologico e per questo non si può far nulla se non dispensare e/o compensare. E se così non fosse?
La dottoressa Tiziana Cristofari pedagogista e docente, con l’aiuto tratto da teorie e prassi di eminenti e riconosciuti studiosi in pedagogia, psicologia e psichiatria - tra i quali Giovanni Genovesi, Shinichi Suzuki, Howard Gardner, Lev Semënovič Vygotskij, Massimo Fagioli -, ha dimostrato come sia ampiamente improbabile che i disturbi specifici dell’apprendimento abbiano origine genetica o neurobiologica e come invece siano il frutto dell’assenza totale di pedagogia scolastica e familiare. 
Codice ISBN: 9791220015424
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mercoledì 2 novembre 2016

Tiziana ti scrivo 11... Una mamma sa dove si trova la libertà

Gentile Dottoressa Cristofari, mi chiamo C. A. T. e sono la mamma di due meravigliosi bambini Fabrizio 5 anni e Sofia 7.
Leggo spesso i suoi articoli… in realtà leggo tanto tutto ciò che mi interessa, mi piace leggere. Ma devo dire che i suoi articoli che parlano di vita, di amore, di relazioni, li adoro.
Sono sicura che molte mamme la cercheranno per parlarle dei loro figli, io invece la cerco perché vorrei parlarle di me, sempre nella speranza che lei abbia voglia di perdere un po’ del suo tempo per starmi ad ascoltare.
So che i pedagogisti non si occupano solo di bambini ma anche di adulti, e credo che questo pensiero e i suoi meravigliosi articoli siano stati lo stimolo a scrivere questa lettera.
Non so se le è mai capitato di desiderare qualcosa profondamente ma di non poterla ottenere.
Quando guardo i miei bambini spero sempre che loro non debbano mai sentire questa frustrazione. Io recentemente la vivo spesso per un qualcosa che dovrebbe essere alla portata di tutti, ma che sfortunatamente non lo è.
Sono sola da tre anni, da quando mio marito ci ha lasciati per un’altra sicuramente migliore di me. Il problema è che non ha lasciato solo me, ma ha letteralmente abbandonato i suoi figli: non li vede più e nemmeno li mantiene. Ma lei starà pensando perché le racconto tutto questo…