Mercoledì 20 è stata una giornata speciale. Uscivo da una situazione di malessere con nausea e vertigini importanti e per la prima volta dopo cinque giorni mi rimettevo al computer.
Fino a quel giorno avevo sperato, ma non mi ero illusa. Poi mi accorsi che il collega Alessandro Prisciandaro, alle sette della mattina, aveva postato quanto pedagogisti ed educatori andavano sperando da diversi anni: il riconoscimento del nostro titolo accademico e delle professioni da noi svolte era diventato legge! Esultai da sola davanti al computer; la mia cagnolina mi guardò interrogativa, poi anche lei cominciò a scodinzolare come se avesse percepito il mio cambio di umore, il mio entusiasmo.
Come pedagogista lotto da tanti anni per riaffermare l’idea che i bambini nascono sani, mentre il mondo adulto poi li distrugge attribuendogli qualche disturbo dell’apprendimento, che io preferisco definire difficoltà scolastiche. Lotto contro gli insegnanti spesso incompetenti e indottrinati a far diagnosi di disturbi dell’apprendimento, completamente allo sbando su cosa sia e come si debba affrontare un lavoro didattico e formativo con bambini che devono poter crescere in serenità, con le proprie attitudini e con i propri tempi, in epoche che cambiano in modo vertiginoso costringendo i bambini a fare i conti con genitori vecchio stampo, docenti impreparati, non al passo con i tempi, arretrati nella didattica e incapaci di cooperazione, sensibilità, integrazione, problem solving.