giovedì 31 agosto 2017

Per fare un buon inserimento al nido...

di Annalisa Falcone
Settembre è il capodanno scolastico: un periodo di inizi per piccoli e grandi.
Per questo vi presento piccole ma importanti strategie per gestire serenamente l’inserimento dei vostri pargoli, frutto dei miei anni di lavoro negli asili nido.
Spero vivamente possano esservi utili e che tutti voi possiate trasformare questo distacco in una splendida opportunità di crescita personale e genitoriale.
Buon inserimento!
  1. Parlate con le educatrici. Chiedete alla struttura di poter avere un colloquio preliminare con le insegnanti durante il quale vi informerete sugli orari, i ritmi, le attività e chiedete informazioni sull’educatrice che vi accompagnerà durante l’inserimento, per riportare al/alla bambino/a informazioni certe. Raccontate alle educatrici del vostro piccolino, le sue caratteristiche, le sue abitudini e cosa gli piace.
  2. Raccontagli/le che andrà al nido. È importante raccontare al/alla bambino/a, anche se ha solo 5-6 mesi, la grande novità che lo aspetta. Può esser fatto sotto forma di racconto, anticipando le esperienze che farà. Si può portare il bambino davanti al nido e spiegargli che quella è la sua seconda casetta dove andrà fra poco. Queste azioni predispongono la mente del piccolo ad affrontare la nuova esperienza e inoltre aiuta genitori e figlio/a a integrare il cambiamento.
  3. Controlla le tue emozioni. I bambini hanno una capacità davvero elevata di comprendere gli stati emotivi dei propri genitori. Per questo è fondamentale raccontare della nuova esperienza in modo positivo, senza trasmettere ansie e possibili timori. L’ingresso all’asilo nido rappresenta il primo distacco e questo carica notevolmente a livello emotivo questo tipo di evento. Non è facile ma è necessario trasmettergli fiducia verso questo piccola grande avventura.
  4. Esplora lo spazio con il bambino durante le giornate di compresenza con le educatrici al nido. Fategli conoscere ogni angolo della struttura, mostrando entusiasmo e contentezza per i giochi presenti e la presenza di altri bambini.
  5. Costruisci un rituale speciale che gli anticipi l’esperienza e lo rassicuri allo stesso tempo. Come ad esempio preparare insieme lo zainetto con tutto il necessario, mettendoci anche il suo oggetto preferito che gli infondi sicurezza. Insomma, un piccolo rito da ripetere tutte le mattine prima di andare in asilo che gli offra rassicurazione e senso di cura.
  6. Dai un richiamo temporale preciso, spiegargli/le in modo preciso ciò che sta accadendo, ad esempio una affermazione come “La mamma deve andare via, ma torna a prenderti dopo la merenda.”, contribuisce a rassicurarli. È importante legare il tempo a una situazione nota al bimbo. “Il papà deve andare a lavorare ma ti vengo a prendere prima della nanna”. Il concetto “prima” e “dopo” è astratto e davvero complesso per i bambini, per questo bisogna dare dei riferimenti temporali a loro conosciuti. Questo anche con i più piccini: sapere che esiste un limite entro il quale accettare la separazione è per loro rassicurante. Dite loro che tornerete sempre a prenderlo:il richiamo al ritorno è essenziale, non stancatevi mai di ripeterlo. Inoltre, anche se difficile, è necessario salutare senza mostrarsi dubbiosi e Se percepirà l’insicurezza dei propri genitori, per il/la bambino/a sarà naturale non fidarsi delle sue educatrici e faticherà molto ad accettare la separazione.
  7. Crea una rete sociale. Un nuovo contesto apre numerose opportunità, fra cui conoscere e ampliare le vostre conoscenze. Entra in contatto con altri genitori, per condividere le esperienze positive e possibili ansie e paure. Parlate con loro di possibili cambiamenti importanti nel comportamento del/della vostro/a bambino/a. Espandere il vostro orizzonte sociale vi permetterà di condividere momenti importanti e delicati con qualcuno che sta passando la vostra stessa fase. Inoltre, sarà un’opportunità per mostrare ai vostri piccoli quanto aprirsi agli altri sia piacevole e utile.
  8. Rispetta i ritmi del/della tuo/a bimbo/a. Ogni persona ha tempistiche diverse e l’inserimento è un esperienza da fare gradualmente. Non ci sono schemi prestabiliti che decidono delle tempistiche corrette per tutti. Bisogna rispettare i tempi per permettere al/alla bambino/a di conoscere il nuovo ambiente, acquisire sicurezza, fidarsi delle sue educatrici ed entrare in sintonia con le sue nuove abitudini.
di Annalisa Falcone
Fonte: Diario di un'educatrice a Londra





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Un titolo e un contenuto sicuramente contro tendenza, dato che libri e manuali sull’argomento parlano solo di come riconoscere i disturbi dell'apprendimento e quali sono gli strumenti dispensativi e/o compensativi per sostenere una realtà che, secondo la maggioranza della comunità scientifica, non ha soluzione in quanto i disturbi sarebbero causati da fattori genetici o neurobiologici.
Nel mio libro affronto scientificamente tutti questi argomenti e li smonto uno per uno dimostrando come sia improbabile quanto viene affermato. Ma soprattutto spiegando perché la comunità scientifica non ha ancora compreso o voluto comprendere, che questi “disturbi” mettono radici lì dove la scuola e la famiglia crescono figli e studenti senza una pedagogia adeguata.

Descrizione del libro. È intelligentissimo, ma il maestro mi dice che non ascolta. Legge stentatamente e la maestra mi ha detto che potrebbe essere dislessica. Non ricorda le tabelline e mi hanno detto che potrebbe essere discalculico. Mi hanno consigliato il logopedista. Mi hanno detto che dovrei portare mia figlia a fare una visita dalla neuropsichiatra infantile. Poi ho letto un suo articolo... Poi cercando su internet il significato di queste parole mi sono imbattuta nel suo sito... È con le stesse parole che un papà arriva da una pedagogista che ha trovato la soluzione ai disturbi specifici dell’apprendimento. Inizialmente scettico, ma speranzoso - perché sua figlia, presunta dislessica, ha difficoltà relazionali con lui e un calo del rendimento scolastico -, s’imbatte in un’avventura scientifica, realistica e umana senza precedenti. Andrà alla scoperta del pensiero di medici e pedagogisti di fama mondiale che gli spiegheranno perché quello che comunemente si racconta sui disturbi dell’apprendimento non è realistico, trovandosi così involontariamente alla ricerca di una conoscenza genetica, neurobiologica, psicologica e soprattutto pedagogica di cui era profondamente allo scuro come del resto buona parte della comunità scientifica ed educativa. Riuscirà in questo modo a capire come nascono, come si prevengono e come si superano i disturbi dell’apprendimento. Ma soprattutto imparerà come è possibile evitarli con l’applicazione di una scienza che nel tempo è stata annullata dalla politica e negata nella formazione dei nuovi docenti: la scienza pedagogica.
Oggi il 25% dei bambini di una classe viene diagnosticato con un disturbo dell’apprendimento. Dicono che il problema è genetico o neurobiologico e per questo non si può far nulla se non dispensare e/o compensare. E se così non fosse?
La dottoressa Tiziana Cristofari pedagogista e docente, con l’aiuto tratto da teorie e prassi di eminenti e riconosciuti studiosi in pedagogia, psicologia e psichiatria - tra i quali Giovanni Genovesi, Shinichi Suzuki, Howard Gardner, Lev Semënovič Vygotskij, Massimo Fagioli -, ha dimostrato come sia ampiamente improbabile che i disturbi specifici dell’apprendimento abbiano origine genetica o neurobiologica e come invece siano il frutto dell’assenza totale di pedagogia scolastica e familiare. 
Codice ISBN: 9791220015424
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