venerdì 21 giugno 2024

Perché mio figlio è disgrafico


Durante un consiglio docenti in una scuola primaria la maestra Elisabetta dice: “Il bambino e disgrafico, non riesce a stare nel rigo e le lettere sono incomprensibili. Lo dobbiamo dire alla famiglia.”

La maestra Sofia risponde con tatto: “Forse potresti fargli fare un po' di bella calligrafia.”

Maestra Elisabetta: “Adesso divento anche una calligrafa! Non ho tempo per stare dietro a un solo bambino, anche se ce ne è più di uno che scrive male, ma lui proprio non si capisce niente.”

La maestra Sofia risponde con più decisione: “Perché non puoi diventare una calligrafa, d’altronde anche loro insegnano a scrivere, fanno il nostro stesso mestiere. Io lo faccio con i bambini di prima e seconda… ci vuole tempo per imparare a scrivere bene.”

Maestra Elisabetta: “Sì, ma quel tempo non c’è, devo finire il programma…” risponde sempre più seccata… Poi continua: “Ho un sacco di compiti da correggere e quello che scrive lui non si capisce, non posso passare due ore per comprendere quello che ha scritto.”


Così viene convocata la mamma Luisa, alla quale si chiede che il bambino venga sottoposto a un iter di valutazione. Il bambino viene certificato e comincia a fare logopedia.


Dopo un paio di mesi, al colloquio con le insegnanti la mamma del bambino dice:

martedì 11 giugno 2024

Ecco casa provano i bambini certificati con DSA


Una mamma va a prendere il proprio figlio di 9 anni a scuola:

“Ciao Simone, come è andata oggi?”

“Al solito… Mi dicono che se non sono capace posso non farli gli esercizi…”

“Perché non sei capace?”

“Me lo hai detto tu e anche la maestra che sono dislessico… quindi non sono capace…”

Silenzio. Poi il bambino continua:

domenica 9 giugno 2024

La Roma bene e la violenza sulle donne


Ogni giorno guardo i miei bambini in classe uno per uno. Più volte ho detto loro che per me sono importanti, che mi interessa di loro. E questo glielo dimostro “pretendendo” con gentilezza e decisione che avanzino negli apprendimenti, tutti, nessuno escluso. Ma è importante dirglielo, niente è scontato, soprattutto l’interesse per loro. Così li osservo molto, quello che fanno, come lo fanno, cosa dicono e non dicono, e l’osservazione mi parla di tutto quello che le parole silenziano.

Vedo la rivalità e propongo cooperazione. Vedo la fatica di alcuni e propongo la collaborazione in gruppo. 

Ma vedo anche tanto maschilismo nascosto negli atteggiamenti e nei modi di fare e dire le cose, frutto dell’ambiente sociale terribilmente ancora troppo infarcito dalle tendenza di una superiorità maschile e misogina, che difficilmente riuscirò a contrastare sui banchi di scuola.