sabato 15 settembre 2018

Donna, viva, appagata e cittadina del mondo


Qualche anno fa, quando si postava qualcosa contro il razzismo, la xenofobia, l'intolleranza, c'erano molte persone disposte a sostenere e gridare all'accoglienza, alla tolleranza, alla democrazia. Il fatto che oggi sia diventato un “rischio” per la propria immagine poter dire di non appartenere al Movimento 5 Stelle o alla Lega, lo trovo mostruoso e anche disgustoso. 
Salvini con la sua propaganda contro gli immigrati, è riuscito a catalizzare l’odio e la frustrazione che noi italiani abbiamo per politiche non riuscite, su persone che non hanno alcuna colpa. La cosa terribile è che non si comprende più (o meglio, non si vuole più comprendere) che la cattiva sanità, la cattiva scuola, la disoccupazione, la mancanza di posti di lavoro, lo spread che torna a salire minaccioso, non sono colpa degli immigrati. Eppure ci sentiamo orgogliosi del fatto che finalmente non facciamo entrare più uomini, donne e bambini in carne e ossa come noi, nel nostro paese. È possibile che questa lotta contro i poveracci, contro i più indifesi, i più deboli, ci faccia sentire grandi? È questa la nostra bravura e la nostra potenza?

martedì 11 settembre 2018

È meglio ascoltare o sperare di sentirsi dire ciò che desideriamo sentire? Quando una consulenza non funziona.


Credo che a tutti noi sia capitato di trovare un professionista che non ci piace o al contrario uno che ci piace tanto. A pelle, durante l’incontro, proviamo a sentire chi abbiamo davanti e il giudizio che facciamo di lui o di lei è il frutto di ciò che siamo, ciò che sappiamo e di come ci relazioniamo.
Ma quello che spesso non pensiamo e che a volte purtroppo succede, è che — a prescindere dal generico giudizio è bravo o non è bravo (dato in base alla sua fama sociale o ai risultati ottenuti con altri utenti) —, ci facciamo un’idea dell’altro in base a ciò che noi siamo e a ciò che desideriamo sentirci dire, più che ascoltare ciò che l’altro ha da dirci. Per chiarezza: non è sempre così. Ma quando ci capita di dover comunicare con un esperto nei settori spesso poco conosciuti, o che al contrario, pensiamo di conoscere bene, dovremmo essere capaci innanzitutto di ascoltare, senza prevenzione e senza costruzione mentale su ciò che vorremmo ci dicesse o meno.
Per fare un esempio legato alla mia professione ed esperienza come pedagogista,

domenica 9 settembre 2018

Chi è l'educatore: qual è la differenza tra la formazione di area medica e quella di area pedagogica?

Il giorno 8 settembre 2018 un utente di YouTube, sotto il mio video "Chi è e cosa fa la pedagogista" scriveva:

Grazie per la sua spiegazione perché mi ha dato un chiarimento.

Io sono un assistente sociale e mi occupo di assistenza in una comunità psichiatrica.
Oggi, dopo sette anni di "duro" lavoro in comunità e dopo una formazione specifica in ambito di mediazione e di assistenza alla persona con diagnosi psichiatrica, sto maturando il desiderio di specializzarmi in scienze pedagogiche. 
La mia motivazione sta proprio nell'approfondire le discipline pedagogiche per dare alla mia professione di assistente sociale specialistico (sono titolare di una laurea cl. 57s) una competenza specialistica in pedagogia. Le vorrei fare due domande: 
Nel corso della mia professione in comunità psichiatrica ho incontrato gli educatori area sanità che lei non menziona nel video e gli educatori di scienze del educazione L19, mi sa spiegare da un punto di vista di pedagogista come descrive queste due professioni? 
La figura del pedagogista in campo della ricerca sociale, che percorsi e tematiche può affrontare? 
Grazie della sua preziosa attenzione e ancora grazie per avermi chiarito la differenza fra educatori e pedagogisti.


Questa è la mia risposta: