Nella quarta lezione del mio corso di pedagogia abbiamo parlato di strumenti compensativi, cioè quegli strumenti che dovrebbero aiutare gli alunni con deficit a migliorare la prestazione specifica nella quale mostrano una difficoltà.
In passato, una dottoressa me ne parlò come di un paio di occhiali. E, giocando con questo parallelismo, fece un discorso apparentemente molto bello secondo il quale, tanto lo studente interessato quanto i suoi compagni, vanno aiutati a capire che lo strumento è usato per compensare una carenza reale. Che non facilita dunque in alcun modo lo studente che ne fa uso rispetto agli altri e che per questo non deve essere motivo né di imbarazzo da un lato, né di risentimento dall’altro.
In questa ottica, lo strumento compensativo, esattamente come un paio di occhiali, permetterebbe allo studente con un deficit di lavorare nelle stesse condizioni degli altri, attuando splendidamente quel concetto di equità al quale mi sono tanto affezionata qualche ora di lezioni fa.
Dico, molto onestamente, che a me il discorso aveva convinto. E senza generare alcun tipo di dubbio.