lunedì 18 novembre 2019

La verità sul neurosviluppo, eccola!


La verità sul neurosviluppo, eccola


Nella quasi totalità dei libri di testo e persino su gran parte degli articoli più recenti si legge che i disturbi del neurosviluppo e tra questi, in particolare, i disturbi dello spettro autistico (DSA o ASD in inglese) avrebbero una forte componente genetica, come, del resto, alcune tra le principali patologie neuropsichiatriche, in particolare la schizofrenia. D'altro canto, in tutto il mondo, si segnala da alcuni decenni un aumento costante e significativo di tali patologie e questo mette fortemente in discussione la tesi dell'origine genetica delle stesse, visto che, almeno nell'ambito dell'attuale modello genomico, le variazioni significative stabili della sequenza del DNA in grado di determinare variazioni in senso patologico del nostro fenotipo sarebbero stocastiche (ovvero che variano in base alle leggi probabilistiche e non deterministiche*) e rare
(tratto da D. Lucangeli, Psicologia dello sviluppo, Mondadori Università, Milano 2019, cit. p. 41).

Finalmente qualcuno comincia a parlare con chiarezza e veridicità sui disturbi specifici dell’apprendimento.

dott.ssa Tiziana Cristofari

*Corsivo mio.



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sabato 2 novembre 2019

Ma se non me lo dice, come faccio ad imparare?

Rubrica: Le voci dei bambini.


Una mattina un bambino di 4 primaria che incontro per i corridoi della scuola mi apostrofa così:
«Ciao Maestra, ti cercavo». 
«Ciao, perché mi cercavi?»
Apre un foglietto che aveva in tasca e mi chiede leggendo:
«Cosa sono i… disturbi specifici dell’apprendimento?»
Lo guardo incuriosita e gli chiedo perché mi fa questa domanda.
«Perché la maestra Silvia ha detto ad Antonio che ha i…» riguarda il foglietto e dice nuovamente: «…disturbi specifici dell’apprendimento…»
«Tu cosa pensi che siano?» gli chiedo.
«Non lo so ma sicuramente qualcosa di brutto…»
«Perché?» insisto.
«Perché ha guardato Antonio con una faccia arrabbiata e poi gli ha chiuso il quaderno dicendogli che lui non ce la poteva fare perché aveva…» e riguarda il foglietto «… i disturbi specifici dell’apprendimento…»
«E a te è dispiaciuta questa cosa?»
«Ho avuto paura. Lui è un mio amico. La maestra era arrabbiata.»
«Perché pensi che la maestra fosse arrabbiata?»
«Perché gli ha chiuso il quaderno e lo ha buttato sul tavolo. Di solito ci dice cosa non va di quello che facciamo, ma a lui no, non glielo ha detto…»
«Capisco. E poi cosa è successo?»
«Antonio si è messo a piangere, ma la maestra non se ne è accorta…»
«E tu cosa hai fatto?»
«Niente, ho avuto paura e ho pensato che i… uffa non mi ricordo mai come si dice…» e riguarda ancora il foglietto, poi visibilmente irritato: «Insomma questi disturbi dell’apprendimento devono essere una cosa molto brutta. Perché lo ha sgridato? E se ce li ho anche io, io non lo so se ce li ho…»
«Aspetta, non correre. Quindi la maestra lo ha sgridato?»
«Sì, altrimenti perché piangeva? Non ha alzato la voce come fa di solito, però Antonio ha pianto, quindi lo ha sgridato, altrimenti non piangeva…»
«Pensi che la maestra abbia fatto qualcosa che non doveva fare?»
«Non doveva chiudere il quaderno e non doveva dirgli che ha i…» lo aiuto «disturbi dell’apprendimento»
«Ecco sì, non so cosa siano, ma non lo doveva dire.» Gli rispondo:
«Concordo con te, hai ragione. Non lo doveva dire. Ma tu non devi avere paura, perché i disturbi dell’apprendimento sono un modo diverso per dire che Antonio ha qualche difficoltà con la matematica…»
«E se è così perché non gli ha detto dove ha sbagliato come fa con me e gli ha chiuso il quaderno? Io avrei potuto aiutarlo…»
«Sì, hai ragione anche su questo, tu avresti potuto aiutarlo…»
«La prossima volta non avrò più paura della maestra e lo aiuterò io, perché Antonio è un mio amico e non voglio vederlo piangere.»
«Bravissimo! Non bisogna avere paura delle difficoltà scolastiche, bisogna affrontarle, sei d’accordo?» Annuisce con la testa e poi aggiunge:
«Maestra, perché tu sei sempre così gentile con me? Se chiedo le cose alla maestra Silvia mi risponde sempre che devo crescere e che prima o poi imparerò, ma se lei le cose non me le dice, come faccio ad imparare?»

Luca, IV primaria