lunedì 26 marzo 2018

Perché si insulta. Paura o maleducazione? La pedagogista risponde.


Quando ci rivolgiamo a un professionista speriamo sempre che il suo lavoro sia fatto con coscienza e senza altri fini se non quello di dare una risposta onesta al nostro quesito. 
È anche vero però, che spesso ci aspettiamo da questi professionisti delle conferme sociali, più che personali, perché sapere che altre persone hanno il nostro stesso problema ci fa sentire meno soli. Ma è vero anche, che i professionisti agiscono secondo una realtà personalissima coltivata attraverso il loro percorso di vita, di studi e di esperienze professionali. 


Facciamo un esempio:

mercoledì 14 marzo 2018

I docenti che non uccidono fanno come le madri con i loro neonati


Dissi: «Ti devo ringraziare per non avermi lasciata!»
Uscii così dalla palestra dove avevo appena fatto una lezione di pilates, mentre le mie stesse parole continuavano a ronzarmi nella testa e mi portavano a pensare che alla nascita, se il bambino viene lasciato solo, non viene accudito, riscaldato e nutrito, muore. Diversamente dagli animali dove i cuccioli riescono a diventare indipendenti dopo pochissimi giorni o addirittura ore, il bambino non si può lasciare solo fino ad almeno 5 o 6 anni di età, in quanto non ce la farebbe a sopravvivere.
Ringraziai la docente di pilates, perché nonostante non amassi quel tipo di attività, lei, con il suo modo di fare, era riuscita a farmi tornare comunque a ogni lezione. Cosa c'entra la lezione di pilates con il bambino che lasciato solo muore? Ora ve lo spiego!

giovedì 8 marzo 2018

DSA e genetica: i biologi smentiscono. Ecco perché la genetica non è causa dei disturbi dell’apprendimento


Più di una volta nei miei articoli ho affermato che la genetica o la neurobiologia non c’entrano nulla con quelli che vengono chiamati disturbi dell’apprendimento, o meglio, non ne sono la causa. Ho più volte spiegato che sono arrivata a tali conclusioni grazie alla mia prassi pedagogica e agli studi che inevitabilmente mi hanno portata ad approfondire la psichiatria, la psicologia, la biologia e anche la genetica.
Le certificazioni dei bambini che vengono al mio studio, rilasciate dalle strutture mediche competenti, mi hanno spinta ad una ricerca sul perché, dopo la diagnosi medica, frequentando le mie lezioni, quei bambini stessi compensano le carenze e recuperano le attività scolastiche. 

Gli studi di approfondimento mi hanno portata così a comprendere scientificamente ciò che intuitivamente come pedagogista avevo considerato adottando una prassi pedagogica e didattica specifica. Da qui parto, riportandovi alcune delle motivazioni scientifiche biologiche, che mi hanno permesso di affermare come i disturbi dell’apprendimento non possono avere origini genetiche. Altre motivazioni saranno riportate in successivi articoli.

Partiamo da una considerazione. Siamo per cultura motivati a pensare che i nostri problemi di salute siano attribuibili all’inefficienza dei nostri meccanismi biochimici. Questo perché gli studi scientifici che più ci hanno influenzato come ad esempio quelli di Darwin (1809-1882), sostenevano la “lotta per l’esistenza”, ovvero il più forte sarebbe sopravvissuto a scapito del più debole, andando ad incentivare così l’idea di mal funzionamenti del corpo provenienti dall’interno, e annullando volutamente la possibilità di quanto fu invece teorizzato da Lamarck (1744-1829), il quale sosteneva che l’evoluzione dell’uomo si basasse su “un’interazione istruttiva e cooperativa tra gli organismi e il loro ambiente, che consentirebbe alle forme viventi di sopravvivere ed evolvere in modo dinamico”. Teoria quest’ultima subito attaccata dalla Chiesa: a quei tempi, il concetto che gli esseri umani si fossero evoluti da forme di vita inferiori venne denunciata come eresia e Lamarck venne stigmatizzato anche dai suoi colleghi che misero in ridicolo le sue teorie, impedendo così una ricerca che oggi ha ampiamente dimostrato la veridicità delle sue affermazioni.