Beatrice Lorenzin (segreteriaministro@sanita.it)
Gentili Ministre Lorenzin e Fedeli, mi chiamo Tiziana Cristofari e sono una pedagogista. Vi scrivo perché credo sia opportuno intervenire urgentemente su quanto sta accadendo nelle scuole.
Partiamo dalla definizione di diagnosi e certificazione. Dunque Ministra Lorenzin, gli esperti dicono che la diagnosi non è necessariamente la certificazione. Fanno questa distinzione spiegando che diagnosticare (ovvero procedere ad accertamenti clinici) non si intende certificare (ovvero dichiarare per iscritto che si è accertata la diagnosi). Ma per usufruire di un PDP (Piano Didattico Personalizzato) o un PEI (Piano Educativo Individuale) di cui la scuola fa richiesta alla prima difficoltà della bambina — spesso con pretesa —, è necessaria la certificazione.
Ministra Fedeli, mi viene da pensare quindi, che anche l’insegnante richiedente la certificazione fa diagnosi. Dico questo perché la ASL (o l’ospedale o altro ente accreditato a farlo), che si adopera per un percorso di accertamento sul disturbo specifico dell’apprendimento, nel 99% dei casi rilascia poi una certificazione. Perché un docente quando richiede un accertamento ha 99% di probabilità che effettivamente tale accertamento venga sottoscritto? Si presuppone che, o gli insegnanti sono oramai “talmente formati” sui disturbi dell’apprendimento che potrebbero andare a fare i medici, oppure i medici dovrebbero cambiare mestiere.
Ma la risposta penso sia più semplice.