mercoledì 19 marzo 2014

Un papà non è chiunque...

Oggi non avrei scritto nulla sui genitori formato papà, se non fosse stato per i tanti posts che ho letto. Mi sono chiesta perché ignorassi questa festività e perché mi infastidissero tutti i vostri posts. La risposta mi doveva essere scontata, ma non la accettavo e pertanto per anni mi sono limitata a ignorare il 19 marzo. Oggi però qualcosa è cambiato. Si dice che le persone psichicamente sane cambino continuamente, si trasformino per diventare altro rispetto al passato. Da oggi, nei confronti di mio padre, probabilmente dentro di me qualcosa è cambiato: invece di ignorare i vostri posts mi sono messa a leggerli e ho scoperto che quella persona mai avuta poteva essere rappresentata nelle immagini degli altri e arricchirmi di piacere ugualmente. In fondo cos’è una speranza se non sapere che esiste una bella realtà e poterla immaginare, sognare, desiderare… Ho fatto questo: mi sono lasciata andare e ho guardato oltre il mio vissuto per potermi godere quello degli altri.
Certo non è facile, guardare e sapere che lui per te non ci sarà mai. Cerchi di consolarti pensando di non

lunedì 17 marzo 2014

Insegnanti: niente baci e abbracci ai bambini!

Sabato scorso sulle news di “Lecceprima” esce un articolo intitolato: "Insegnanti, niente baci ed abbracci ai bambini". La circolare diventa un caso. Non vi nego che il solo titolo ha destato la mia curiosità. Nell’istituto comprensivo di Lizzanello e Merine gli insegnanti si sono visti recapitare una circolare che dichiarava di “evitare qualsiasi forma di contatto fisico, con gli alunni e le alunne”. Nel testo si esplicita come non sia consentito per nessun motivo “toccare i ragazzi e le ragazze, né abbracciarli/e, né prendendoli/e per mano, né baciandoli/e sulla guancia”.
È chiaro che presentata così la questione farebbe agitare chiunque: come se una carezza fatta ad un bambino potesse in qualche modo ledere la reputazione di un insegnante.
In realtà la questione a mio avviso è tutt’altra.

domenica 16 marzo 2014

Saper guardare i nostri figli è un'arte

Ogni giorno vedo bambini e genitori. Mi soffermo incantata a guardarli come fosse la prima volta e penso spesso che è, la prima volta. Sì, perché ogni giorno mi stupisco di quanto siano fantastici i figli e di quanto poco se ne rendano conto i genitori. Mi stupisco di quanto siano svegli e dinamici i figli e di quanto i genitori li trattino da stupidi e incapaci.
Sì, lo so, mi state nuovamente colpevolizzando di essere ingiusta con voi, ma voi non vi osservate, esattamente come non osservate i vostri figli. E non posso non dirvelo.
Sapere osservare è un'arte, un'arte che si può imparare. C'è chi è stato fortunato e l'ha appresa da un adulto significativo intelligente e affettivo, ma la maggioranza ahimè non ne sa nulla e deve essere formata in tal senso.
Osservare è un'arte, saper osservare è un'arte indispensabile per i genitori e per gli insegnanti. È un'arte indispensabile per crescere figli felici e creativi.
Osservare non è guardare. Osservare è accorgersi di tutto quello che gli occhi non sono in grado di vedere. Osservare con la mente significa sentire, percepire ciò che il proprio sguardo rifiuta, ignora, nega.

giovedì 13 marzo 2014

Change To Be

Perché uno slogan “Change To Be”.
Cambiare per essere, cita il mio slogan. 
Cambiare ciò che si è per essere qualcosa d'altro, per diventare una persona nuova, diversa da quella che conosciamo e alla quale siamo abituati.
A pensarci bene le persone non vogliono cambiare, o solo alcune desiderano farlo. Il più vogliono continuare a essere ciò che sono, o ciò che gli altri gli hanno permesso di diventare, quindi di essere. 
Ma se ci fosse una motivazione forte le persone vorrebbero cambiare? La risposta è sempre la stessa: alcune sì, la maggior parte no.
Eppure io trovo che sia giusto gridare forte “Change To Be”, ossia “cambiare per essere”. Innanzitutto perché il cambiamento è la prerogativa di una persona sana: non si può pensare che nell’arco della vita si è sempre uguali. 

lunedì 10 marzo 2014

I nostri figli sono tutti meravigliosi

Una delle caratteristiche che accomuna tutti i genitori è quella di pensare che il proprio figlio sia meraviglioso. Potrà stupirvi, ma vi voglio suggerire che non è solo un modo di dire “mio figlio è meraviglioso” tradotto in “ogni scarrafone è bello a mamma sua», no, non lo è; è invece la verità di ogni essere umano, ossia ogni figlio è meraviglioso. Bella scoperta, qualcuno di voi dirà!
Ma lasciate che vi spieghi. Partendo dal presupposto che tutti conoscono — ossia che ogni madre e padre è innamorato del proprio figlio e lo vede come il più bello, il più bravo ecc. e come tale dovrebbe considerarlo (anche se esistono canoni di bellezza e di bravura per i quali ci sarebbe una valutazione standard) — posso aggiungere che lo stesso vale per la scuola: esistono degli standard per la comprensione e lo svolgimento dei vari programmi (italiano, matematica, lingue, musica ecc.) che definiscono uno studente nelle sue capacità,  attribuendogli un punteggio che va da 2 a 10. Anche se ci sarebbe comunque da chiedersi cosa significhi 2 o 3 o 4 (che dovrebbero avere lo stesso valore negativo, ma che vengono ugualmente utilizzati separatamente) e cosa significhi 10. Due significa che non sapeva assolutamente nulla? E 3 cosa significa che sapeva qualcosa di più di due? Difficile da stabilire, quando un voto è sotto il 5 significa che lo studente deve semplicemente fare di più, e basta il 5 a definire il giudizio negativo. Perché? Semplice! Perché con il 5 non si va alla classe superiore. A cosa serve quindi umiliare lo studente con un voto che sta sotto al 5? E 10 cosa significa? Che ha fatto il massimo? Che di più non poteva fare? A questo non ci credo proprio, c’è sempre la possibilità di fare meglio! Quindi continuo a pensare che i voti sono molto soggettivi esattamente come ogni genitore sente che il proprio figlio sia meraviglioso. Ma a questo riguardo, continuo nel voler sottolineare che i figli, sono tutti meravigliosi: vi spiego il perché.