Cominciamo col fare chiarezza. Il pedagogista non svolge alcun tipo di prestazione medica o paramedica, non c'entra nulla con la clinica seppur esiste un corso post universitario, riconosciuto dal MIUR denominato “Pedagogista clinico”. Non esiste il “pedagogista clinico” nella misura in cui per clinico si intende (come si vorrebbe far intendere) con un indirizzo o cultura specifica per i malati. Questo perché non esiste corso universitario che abilita il pedagogista “semplice” differenziandolo dal pedagogista “clinico” o viceversa. Il pedagogista viene abilitato dall’Università uscendo da un’unica facoltà, ovvero quella di Scienze dell’Educazione e abilitandolo a un unico indirizzo in Scienze Pedagogiche, ovvero quale esperto in educazione, istruzione e crescita; pertanto il pedagogista per svolgere la professione pedagogica non ha bisogno di competenze mediche seppur conosce molto bene la psicologia, che utilizza unicamente come strumento per relazionarsi agli altri nel migliore dei modi. Il pedagogista nello svolgimento delle sue mansioni, ha bisogno solo di strumenti e teorie pedagogiche.
Il problema però si pone quando nella formazione pedagogica universitaria (culturalmente un po’ arretrata e priva di un coerente tirocinio), il professionista che ne esce abilitato, non ha compreso il suo ruolo fino in fondo, andando a cercarsi nelle professioni altrui altre competenze che lo definiscano meglio, che sono più delineate, socialmente più riconosciute e comprese, e illudendosi così di saperne di più e di aver compreso quali siano le sue mansioni e i suoi interventi. Ma non è così. Ha solo fatto molta più confusione. O meglio, gli hanno fatto fare solo molta più confusione, oltre ad aver speso un sacco di soldi!
Cerchiamo di fare ulteriore chiarezza.