domenica 20 febbraio 2022

Cosa succede quando la dislessia, la disgrafia, la discalculia e la disortografia non ci sono? Gioie, dolori, paure, rabbia e frustrazioni di genitori, insegnanti e operatori OEPAC. Parte IV


LEZIONE 4 – 17 DICEMBRE 2021 

Nella quarta lezione del mio corso di pedagogia abbiamo parlato di strumenti compensativi, cioè quegli strumenti che dovrebbero aiutare gli alunni con deficit a migliorare la prestazione specifica nella quale mostrano una difficoltà. 

In passato, una dottoressa me ne parlò come di un paio di occhiali. E, giocando con questo parallelismo, fece un discorso apparentemente molto bello secondo il quale, tanto lo studente interessato quanto i suoi compagni, vanno aiutati a capire che lo strumento è usato per compensare una carenza reale. Che non facilita dunque in alcun modo lo studente che ne fa uso rispetto agli altri e che per questo non deve essere motivo né di imbarazzo da un lato, né di risentimento dall’altro. 

In questa ottica, lo strumento compensativo, esattamente come un paio di occhiali, permetterebbe allo studente con un deficit di lavorare nelle stesse condizioni degli altri, attuando splendidamente quel concetto di equità al quale mi sono tanto affezionata qualche ora di lezioni fa. 

Dico, molto onestamente, che a me il discorso aveva convinto. E senza generare alcun tipo di dubbio. 

Ma, dal mio confronto con quella dottoressa ad oggi, sono trascorse quattro lezioni di pedagogia che hanno stravolto il mio modo di vedere le cose, rendendomi molto più critica. 

Oggi vedo chiaramente che quegli strumenti, quando e se funzionano, lo fanno non perché stimolano il bambino a potenziare l’abilità dove ottiene basse prestazioni, ma perché si sostituiscono a lui nello svolgimento della prova: la sintesi vocale risolve i problemi di dislessia perché il bambino smette di leggere; la tastiera di un computer risolve i problemi di disgrafia perché il bambino smette di scrivere. Stesso discorso vale per la calcolatrice e il correttore automatico. 

Cosa succede, dunque, quando la dislessia, la disgrafia, la discalculia e la disortografia non ci sono? 

Cosa succede quando si tratta di uno dei tanti bambini che, per mille ragioni diverse ed esclusivamente sue, apprende solo più lentamente dei suoi compagni? 

Succede che lo si condanna a non imparare mai, rendendolo dipendente da uno strumento del quale in origine non aveva bisogno. Lo si costringe a “leggere” con la sintesi vocale per tutta la vita: un mezzo alternativo messo a punto per persone non vedenti! 

Succede che si rinuncia a trasmettergli l’importanza del lavoro, della costanza e della determinazione nella risoluzione di un problema, mettendogli in mano uno strumento che aggira la difficoltà senza affrontarla. 

Succede che lo si convince di essere diverso dagli altri, di non potercela fare da solo. Gli si comunica che non si crede in lui e lo si induce a non crederci a sua volta. 

Succede che spesso si alimentano ulteriormente la sua frustrazione e il suo senso di inadeguatezza e sconfitta, perché gli strumenti compensativi di cui lo si dota richiedono una formazione per il loro buon utilizzo che raramente gli viene impartita. Assai più frequentemente gli viene fornito un computer...e lo si lascia continuare a fallire anche con quello, distruggendo il suo senso di autoefficacia e la sua autostima. 

Succede così che lo si priva di quella cosa meravigliosa che è la gioia del sapere e dell’apprendere, condannandolo a un’esistenza meno interessante e meno libera. 

Vorrei chiedere a quella dottoressa cosa accadrebbe a un bambino al quale venisse fatto indossare un paio di occhiali nonostante i suoi occhi siano in grado di vedere senza il suo ausilio. Sono certa mi direbbe che in un primo momento il bambino non vedrebbe meglio. E che, successivamente, gli occhiali non adeguati a lui 

provocherebbero una riduzione della vista (questa volta reale) e impedirebbero al bambino di vedere bene anche quando non li indossa. 

Già. Ma cosa si fa allora con un bambino che non riesce a guardare il mondo, nonostante i suoi occhi funzionino perfettamente? 

Lo si prende per mano e lo si guida attraverso un luogo stimolante e colorato, dove si sente a suo agio e non giudicato, dove si diverte e dove può esplorare insieme ai suoi compagni, osservare nuovi oggetti, godere della loro bellezza ed esprimere liberamente le proprie impressioni. 

Con amore, fiducia e nel rispetto dei suoi tempi, è ragionevole credere che quel bambino aprirà gradualmente gli occhi, imparerà a fissare gli oggetti, a coglierne un numero sempre maggiore di particolari, a lasciarsi ammaliare dalla complessità e dalla bellezza che lo circondano e a cercare sempre nuovi luoghi da esplorare. 

Ecco la suggestione che mi ha trasmesso la lezione di oggi. Quella dello strumento compensativo più potente di sempre e valido per tutti, senza eccezioni, indipendentemente dalla velocità con cui si apprende: la relazione positiva del bambino con l'insegnante e la sua inclusione nel gruppo classe. 

E allora, poiché sto sorridendo, mi sento bene ed è la vigilia di Natale, non tornerò ad analizzare cosa succede nelle aule delle nostre scuole e quanto questo si discosti da una suggestione di questo tipo. 

Oggi scelgo di regalarmi la contezza che uno strumento per guidare il bambino che abita la mia mente, e che non smetto di fissare, verso una maggiore consapevolezza del mondo e una migliore espressione di sé esiste. E che posso apprenderlo. Forse, persino, che ne possiedo già una piccola parte. 

Francesca Nazzicone 

Le precedenti lezioni della dr.ssa Tiziana Cristofari nel corso OEPAC, che hanno portato a queste meravigliose relazioni di Francesca Nazzicone, le trovate sotto:

Gioie, dolori, paure, rabbia e frustrazioni di genitori, insegnanti e operatori OEPAC. Parte I

Gioie, dolori, paure, rabbia e frustrazioni di genitori, insegnanti e operatori OEPAC. Parte II

Sgridato e spaventato, convinto di non essere capace. Gioie, dolori, paure, rabbia e frustrazioni di genitori, insegnanti e operatori OEPAC. Parte III



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