“La DIDATTICA è una scienza che seleziona determinati contenuti per fare circolare le idee”.
Così iniziava la seconda lezione di pedagogia del mio corso per OEPAC.
E io, da mamma di un ragazzo in primo Liceo e di una bambina in prima elementare, mi sono chiesta che nome abbia allora quello che viene proposto nelle scuole.
Perché nelle classi, spesso, le uniche idee a circolare sono quelle dei docenti e gli studenti che si permettono di averne di proprie sono considerati ragazzi difficili da gestire.
La seconda lezione di pedagogia del mio corso per OEPAC parlava di insegnanti che operano una ricerca continua; di bambini tutti diversi l’uno dall’altro e di strategie educative che possono essere replicate se ottengono risultati positivi, ma che non divengono mai definitive. Ha introdotto il concetto meraviglioso di equità, assai meno cieco di quello di uguaglianza (su questo punto, di fronte all’immagine proposta, mi sono emozionata!). Ha ribadito che un buon insegnante incoraggia la creatività, aiuta a scoprire nuove prospettive, permette di uscire dai margini. Ha raccontato di una relazione fra educatore ed educando dove l’educatore è pronto a mettere in discussione se stesso e le proprie strategie e a modellarle sulle caratteristiche dell’educando.
Ha infine sottolineato come una didattica sbagliata ha il potere di influire negativamente sullo sviluppo cognitivo del bambino, di impedirne la creatività e di incoraggiarne la passività o la dipendenza, persino di provocare difficoltà dell’apprendimento.
Mi sono rivista a 8 anni fa, quando accompagnai mio figlio al suo primo giorno di scuola certa che la nuova avventura avrebbe stimolato la sua già prorompente curiosità, valorizzato i suoi talenti e accresciuto il suo indice di indipendenza e il suo amore per la libertà.
Entrammo invece in contatto con una didattica sterile, noiosa, vecchia in modo imbarazzante, falsamente aperta alle differenze, verbosa, incapace di coinvolgere, ostentatamente orientata al risultato.
Un mese dopo, mio figlio smise di chiedermi di leggergli delle storie (era fra le sue attività preferite). Poi sviluppò una vera e propria avversione per i libri, rispondendo stizzito “io i compiti li ho già fatti” ogni volta che gliene proponevo uno. Iniziò così un percorso faticoso, che non è mai riuscito a coinvolgerlo, nel quale se si stabiliva una relazione con un insegnante era di conflitto.
Alla mia richiesta di capire, il corpo docente di mio figlio rispose: “la scuola deve conformare”.
Così, otto anni dopo, guardando la mia bimba che procedeva a passo saltellato verso il suo primo giorno di scuola, osservando la sua pelle ancora abbronzata e lo zaino nuovo troppo grande per lei, sono riuscita a sperare soltanto che la Scuola non le togliesse nulla di quell’interesse spontaneo per il mondo e di quell’entusiasmo vivace che incantano tutti quelli che la conoscono.
Non che aggiungesse qualcosa. Che non togliesse. Almeno.
Io l’ho sempre saputo che la scuola non deve conformare. Che dovrebbe invece rendere il bambino consapevole della propria unicità, libero e orgoglioso di esprimerla e capace di utilizzarla in modo costruttivo e godibile per sé e per gli altri.
Non so spiegare l’emozione nel sentirlo confermato da un’opinione esperta, nel leggerlo sulle slide della lezione e nel riportarlo nei miei appunti. Mi sento nel posto giusto, esattamente quello in cui vorrei trovarmi.
Queste lezioni introduttive alla materia mi hanno trasmesso, insieme alla certezza che non sarà facile, tanta fiducia e tanta voglia di studiare. Non vedo l’ora di affrontare le prossime, che la mia docente definisce “più pesanti”, certa che mi restituiranno quelle competenze che -insieme al cuore, alla rabbia e alla testardaggine che già ho- mi consentiranno di provare a fare qualche passetto verso un’altra direzione. Con un bambino affianco a me, mano nella mano.
Francesca Nazzicone
Le precedenti lezioni della dr.ssa Tiziana Cristofari nel corso OEPAC, che hanno portato a queste meravigliose relazioni di Francesca Nazzicone, le trovate sotto:
Gioie, dolori, paure, rabbia e frustrazioni di genitori, insegnanti e operatori OEPAC. Parte I