sabato 2 marzo 2024

Qual è lo stress che deve affrontare il bambino a scuola


La facilità con cui un adulto manipola la realtà di un bambino è evidente nella scuola ogni volta che alla prima difficoltà del piccolo l’insegnante sostiene qualche presunto disturbo dell’apprendimento invitando il genitore alla diagnosi.


Ora immaginate un forte stress, spesso temporaneo, che porta a certe conseguenze comuni a molte persone quali pressione alta, difficoltà a dormire, tachicardia, fiato corto, fino ad arrivare a volte anche all’infarto. Poi chiedetevi quanti a questo mondo nell’arco della propria esistenza hanno attraversato un periodo stressante per qualche motivo, per cui accusano questi sintomi o arrivano a morire qualora lo stress portasse fino all’infarto… Sono tantissimi. Per fortuna il più delle volte temporanei, legati a eventi specifici, ma proprio per la grande frequenza di questi episodi, se ne evidenzia la transitorietà e l’occasionalità. Forse bisognerebbe chiedersi chi non è mai stato stressato nell’arco della propria esistenza: sarebbe più facile contarli.


Ora è anche lecito chiedersi qual è lo stress del bambino che lo porta a subire un rallentamento della propria condizione cognitiva temporanea e transitoria, e delle proprie abilità nell’apprendimento. Probabilmente il piccolo non avrà un infarto, probabilmente non avrà una tachicardia, probabilmente non avrà la pressione alta, ma molto probabilmente il piccolo avrà il rifiuto per la scuola, avrà il rifiuto per l'attività didattica, avrà un sacco di problemi ad acquisire le nozioni che il docente “pretende” di insegnargli. E lo pretende naturalmente dicendo che siccome il bambino non ci riesce allora è dislessico, allora è disgrafico, allora è discalculico e così via…


Ecco, adesso immaginate un popolo di ignoranti (nel senso che ignorano la pedagogia e la psicologia e/o le alterazioni che lo stress può provocare), ai quali piace però manipolare la situazione a proprio vantaggio.


Ecco ciò che ieri mi è successo: “…ma se arrivi ad avere sintomi come l’infarto* credo che tu debba fare una psicoterapia perché non stai bene…” Affermazione questa, che è esattamente un caso di manipolazione ignorante sul concetto di malattia. Una manipolazione tendenziosa e subdola, che tenta di farti passare per la causa del tuo stesso problema, causato però da altri, ovvero da un fattore ambientale-relazionale. La manipolazione ovviamente viene esercitata nel momento in cui si sa di essere parte di quel problema.


Allora proverò a spiegare in maniera scientifica (a chi lo volesse sapere), a cosa serve una psicoterapia. Partendo dal presupposto che la psiche è una componente non organica del nostro cervello e che effettivamente (come da dati scientifici) si può ammalare, è giusto pensare che una psicoterapia possa risolvere il problema della malattia. Ma la questione vera è sapere cos'è la malattia del pensiero (M. Fagioli, 1972), ovvero della psiche. Perché se la psiche non è un organo allora ciò che viene ad ammalarsi è il pensiero della persona.


La società però è molto superficiale. Le persone mediamente istruite si credono di sapere cosa sia la psicologia solo perché magari hanno letto Riza o fatto un percorso di psicoterapia; quello stesso percorso che vorrebbero affibbiare a tutti, per renderli un po’ simili a loro, senza neanche sapere il perché. Va ricordato inoltre che la psicoterapia è una cura medica, che può fare solo lo psicoterapeuta abilitato (non il semplice laureato in psicologia) e lo psichiatra con abilitazione alla psicoterapia. Il farmaco lo può prescrivere solo ed unicamente il medico psichiatra, ma non lo psicoterapeuta (ovvero il laureato in psicologia, seppur abilitato nella psicoterapia).


Facciamo un passo indietro.

La malattia del pensiero (abbiamo detto della psiche), la deve diagnosticare il medico (psicoterapeuta o psichiatra) e nessun altro. Dopo la diagnosi, il medico che prende in cura con una psicoterapia o con i farmaci, deve sapere esattamente cosa sta curando: una depressione? La deve diagnosticare. Una psicosi? La deve diagnosticare. Una psiconevrosi? La deve diagnosticare. Una schizofrenia? La deve diagnosticare. Una sindrome borderline? La deve diagnosticare; e così via. Altrimenti la psicoterapia non ha cura e nemmeno senso. 


Andare da un psicoterapeuta, che oggi va tanto di moda, (come sono di moda i disturbi dell'apprendimento), non serve a niente se il medico non ha diagnosticato la malattia e non segue una teoria e prassi specifica per curarla. Ribadisco anche che psicoterapeuti si spacciano in tanti che non hanno l’abilitazione; esattamente come i logopedisti si arrogano il diritto della diagnosi di dislessia, discalculia, disgrafia ecc., senza avere l’abilitazione a farlo. Il logopedista non fa diagnosi, dovrebbe esercitare solo la sua professione su richiesta del medico neuropsichiatra infantile.


Se si utilizzano i termini tipo "fatti una psicoterapia" o "è un dislessico o un disgrafico" per manipolare una situazione a proprio vantaggio instillando in chi ci sta intorno che quella persona, quel bambino, hanno problemi, è un atto violentissimo di diffamazione nei confronti delle vittime. 


Purtroppo nella vita di tutti i giorni e nella scuola, "malato mentale" o dislessico" o "discalculico" o "ADHD" o “fatti una terapia” e altre espressioni simili, sono usati nel linguaggio ordinario di conversazione senza mai porsi il dubbio etico di come questi termini vengono utilizzati.


Per chi mi segue (e ne ha bisogno o ne vuole solo sapere di più) elenco libri che riportano scientificamente le questioni trattate in questo articolo, augurandomi che più c'è istruzione in tal senso, meno sono le parole violente diffamatorie nei confronti degli altri. 


  • La perdita della tristezza. Come la psichiatria ha trasformato la tristezza in depressione
  • Depressione. Quando non è solo tristezza
  • Istinto di morte e conoscenza
  • Storia della psicoterapia delle psicosi
  • Il sonno e l’insonnia
  • Il bullismo. È o non è cattiveria? 
  • Il potere del carattere
  • L’abbandono scolastico
  • Bambini con l’etichetta
  • La crisi. Essere e divenire dell’uomo


E ne potrei citare tanti altri, che trovate però sul mio sito: www.tizianacristofari.it

Concludo sottolineando il fatto che viviamo nell'era della manipolazione. Essere capaci di guardarsi dentro, chiedere scusa e ammettere di aver sbagliato comporta la peculiarità di possedere un’etica. 


Etica, ossia la capacità di riflessione sul proprio comportamento che orienta le proprie scelte. Scelte che dovrebbero prioritariamente essere non violente verso gli altri. 


Ma questa è anche l'era della violenza psicologica proprio perché, non avendo conoscenza di cosa sia la psicologia, di cosa sia la malattia della psiche e di come si cura, oltre che del fatto che dovremmo sapere come ci fanno ammalare —in quanto la malattia del pensiero nasce nelle relazioni con gli altri, ovvero dalle relazioni deludenti, ipocrite, diffamatorie, violente, che portano la persona che sa sentire alla malattia—, le persone si arrogano il diritto ignorante di essere psicologicamente violenti con gli altri adulti, ma soprattutto con i bambini. Questo perché si nascondono dietro la violenza non fisica; queste persone, si sentono protette nel commettere violenza invisibile. Ma questa violenza non è invisibile a tutti, solo agli ignoranti e a chi ha perso la capacità di sentire l’altro.


La stupidità invece è pensare che tutti siano ignoranti come loro. Stupido è colui che violenta le persone istruite, che però sanno sentire la violenza invisibile esercitata su di loro e pertanto reagiscono.


Invito ogni genitore a guardare i propri bambini, a comprendere l'ambiente in cui crescono e le relazioni che hanno, così da tutelare i propri figli da insegnanti ignoranti.

Lo Studio di Consulenza Pedagogica Figli Meravigliosi® fa proprio questo: scopre la violenza nascosta degli adulti nei confronti dei bambini.


Dr.ssa Tiziana Cristofari

© Tutti i diritti riservati


*Si fa riferimento all’articolo precedente. 


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Il libro è reperibile sul nostro sito