giovedì 7 novembre 2024

Quando il mondo adulto si arrende, a perdere sono i bambini e la società futura


Bisogna cambiare la mentalità degli insegnanti. È l'unico modo per far funzionare bene la scuola. L'ho sperimentato nella mia attività come docente e pedagogista, e adesso anche come coordinatrice.

Quando c'è un inconveniente in classe che può andare da una difficoltà didattica a un atteggiamento non consono di un bambino, si deve trovare un colpevole: e quel colpevole (che non può essere il bambino) diventa il genitore, ma è un errore.

Mi sono posta la domanda: e se non ci fosse un colpevole specifico? Perché colpevoli, lo siamo tutti nei confronti dei bambini, la società tutta è causa di determinati atteggiamenti o difficoltà cognitive di un bambino. Facciamo degli esempi. 

Se un bambino è maleducato, ovvero risponde in modo sgarbato al docente, la causa è della famiglia (adulto). O almeno questa è la giustificazione che si danno gli insegnanti: perché spesso un bambino risponde sgarbatamente a un insegnante sgarbato. 

Tutti sanno però che se un bambino risponde male e perché al 99% delle volte, la famiglia (o l’insegnante) lo fa con lui (quindi la causa è dell’adulto). Capire perché la famiglia risponde male al bambino non è un compito dell'insegnante, ma posso immaginare che se un genitore tratta male un figlio non è perché gli vuole male, ma forse perché a sua volta ha dei problemi, che siano psicologici, economici o di insoddisfazione lavorativa o di relazione con altri adulti, tali da non permettergli di comprendere che le difficoltà tra adulti non dovrebbero ricadere sui bambini: ma posso affermare anche, che da esperienza diretta e/o indiretta è molto difficile evitarlo. Comunque  la vogliate mettere, la causa di un comportamento non consono di un bambino o del poco rendimento scolastico, sono gli adulti, non certo i bambini. Adulti appunto. Altri adulti e sempre e solo adulti. 

Se un bambino non rende a scuola, per esperienza, le motivazioni sono tante e nemmeno elencabili tutte, ma facciamo degli esempi: 

  • Una famiglia assente, ovvero che si occupa solo dei bisogni del bambino, ma non delle esigenze.
  • Docenti non preparati, che non sanno gestire le relazioni e non sanno comprendere i bambini.
  • Una certificazione errata che fa sentire non capaci i bambini, peggiorando spesso le relazioni e il rendimento scolastico.
  • Una situazione economico-finanziaria difficile della famiglia, che causa conflitti e incomprensioni.
  • Malattia in famiglia o del bambino che crea altrettante tensioni e situazioni difficili.
  • Violenza in famiglia verbale o fisica, che non ha bisogno di spiegazioni.

Per tutte queste situazioni in genere l'insegnante che fa? Pur consapevole di ciò, si limita a convocare la famiglia, a frustrarla ancora di più, e dire loro che il proprio bambino non rende o che si comporta male, o che dà fastidio ecc., come se i genitori, non presenti a scuola possano porvi rimedio. Ovvero gli insegnanti spesso sono completamente incapaci di muoversi in autonomia (senza pesare sulla famiglia), e nonostante consapevoli delle difficoltà che il mondo adulto continuamente trasmette al bambino, ritornano sul mondo adulto familiare scaricando il problema scolastico del piccolo, condannando così i genitori e gli stessi bambini. Pertanto le famiglie si condannano perché il più delle volte non sanno come affrontare le loro difficoltà, e meno che mai possono risolvere i problemi che si presentano in classe; mentre i bambini si condannano perché non si prova a far nulla per loro dentro la classe, unico luogo che gli è rimasto dove spesso possono avere ancora una speranza di vivere sereni.

Quindi nella testa di molti insegnanti e genitori, non resta che il medico e la certificazione, quando per far recuperare didatticamente un bambino basterebbe un certo tipo di relazione insegnante-studente. Ma il medico e la certificazione risolvono tutto e in fretta, perché a quel punto il problema è solo il bambino.

Però questo orrendo messaggio non passa. Il mondo adulto che sento più colpevole in tutta questa storia è comunque il docente, perché svolge un ruolo educativo (al pari della famiglia) e perché per quel ruolo viene pagato. Il docente invece spesso, è troppo incentrato su di sé, su ciò che crede di saper fare e su un atteggiamento di saccenza difficile da scardinare: non c'è empatia per l’altro; non c’è reale interesse per lo sviluppo e la crescita dei bambini; non c’è voglia di dare, ma solo di prendere (in questo caso il prendere è non prendersi la responsabilità di un rapporto che funzioni). Non c'è capacità di messa in discussione, non c'è fiducia nelle potenzialità cognitive dei bambini, non c'è voglia di guardare oltre il proprio naso. C'è molta ignoranza sul funzionamento della mente umana. 

Sono molti questi docenti; si potrebbe dire la maggior parte, ma non sono tutti. La minoranza si distingue, ma sono una goccia nel mare di bambini e famiglie che stanno affogando.

E su questa ignoranza e incapacità di vedere gli altri, si costruisce la catastrofe sociale presente e futura, grazie anche ai politici che parlano solo di assistenza e mai di formazione ai docenti e di reale supporto pedagogico nella scuole dell’infanzia e primarie. Si costruisce la catastrofe sociale presente e futura sull'omertà dell'adulto che per evitarsi la fatica di vedere, capire e fare, permette di crescere finti malati, di stroppiare la società futura, una società che è sempre più improntata all'assistenzialismo: si comincia a scuola e si finisce con la mancanza di lavoro e l'utilizzo del welfare per vivere una vita non dignitosa. 


Dott.ssa Tiziana Cristofari

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