I miei bambini di terza elementare sono bravissimi in italiano, a volte dico loro scherzosamente che ho creato dei “mostri di bravura” perché stupiscono anche me. E quando leggo il rapporto OCSE sulle capacità acquisite dagli studenti, ovvero che gli italiani sono agli ultimi posti per la conoscenza della lingua scritta in ambito europeo, non posso fare a meno di pensare a quanti incompetenti stanno in cattedra. Perché dico questo? Perché, al solito, se gli studenti non raggiungono i risultati sperati non è causa degli studenti, ma degli insegnanti.
Una delle caratteristiche che accomuna questi insegnanti mediocri è l'accanimento sulla grammatica. Secondo loro per imparare a scrivere bisogna accanirsi sui verbi e le regole grammaticali e studiarli a memoria. Ma, udite udite, non è conoscere la regola grammaticale a memoria che permette di imparare a scrivere; vi spiego il perché.
Quando i bambini sono piccoli, quando ancora non sanno, importanti e numerosi studi hanno ormai dimostrato che il bambino che impara a parlare correttamente e più velocemente è quello a cui si parla con frasi complete e non con parole singole (a imitazione del bambino che ancora non sa parlare). Per fare un esempio: è intelligente da parte del genitore dire a un figlio “vuoi fare la pappa?”, anziché, come molti fanno, dire semplicemente “pappa?” pensando erroneamente che il bambino non comprenda tutta la frase.
Ora, tornando alla scrittura, non vi dice niente tutto questo?
Quando i bambini vanno alla scuola primaria e devono imparare a scrivere una frase di senso logico e compiuto non la possono, anzi non la devono frammentare, come accade quando si studia la grammatica. Così facendo, invece di permettere ai piccoli di costruire il pensiero, li costringono alla frammentazione con l'idea che l'analisi grammaticale permette loro la costruzione esatta della frase. Così facendo spezzettano il pensiero negli anni più importanti della loro vita in cui il pensiero deve essere coltivato in modo organico e d’insieme.
Quando poi, con l’esercizio, saranno capaci di costruire frasi di senso compiuto e coerenti con ciò che devono scrivere, allora, e solo allora, gli si possono spiegare e far comprendere le parti della frase.
Badate, non sto dicendo che dovete eliminare tutta la grammatica, sto dicendo solo che l'italiano non è solo grammatica.
Invece si scopre che i bambini di quinta elementare non sanno nemmeno cosa sia un tema, non ne hanno mai fatto uno, non hanno mai scritto un testo che fosse più lungo di due righe.
Ci credo poi che arrivano allo Studio di Consulenza Figli Meravigliosi® pre-adolescenti delle scuole superiori di primo grado perché gli insegnanti alludono a qualche problema in quanto non sanno scrivere.
Ma se nessuno gli ha mai chiesto di scrivere! Ovviamente a 11 anni il bambino dovrebbe essere in grado di costruire discorsi di media complessità e invece non lo sa fare per incapacità dei docenti, non certo perché sono problematici loro.
Ma a questo punto a chi dare la colpa dell'ignoranza dello studente se non allo studente stesso? O un presunto problema cognitivo che stranamente esce fuori prevalentemente nelle scuole medie? (Come da statistiche del Ministero dell’Istruzione).
Lo hanno compreso anche alcuni autori di libri di testo delle scuole primarie che fino alla quarta classe non propongono analisi grammaticale.
Mi capita però che, dopo tre giorni di nausea e vertigini, rientrata in classe, i bambini mi dicano: "Maestra abbiamo fatto l'analisi grammaticale… è noiosa, è difficile…” sono rimasta basita e ho capito. Ho capito che è faticoso chiedere agli studenti di costruire il pensiero e poi reggerlo, è faticoso farglielo scrivere e poi correggerlo. Ma se non fanno questo sforzo sia gli insegnanti che gli studenti come fanno a costruire il pensiero scritto?
Lo studio assiduo della grammatica frammenta il pensiero in età evolutiva, ed è assurdo l'accanimento giornaliero che se ne fa a scapito della costruzione scritta di un pensiero fluido e complesso dato non solo dall’esercizio della composizione delle frasi, ma anche dalla lettura assidua e dalla ripetizione su ciò che si è compreso. Tutto ciò, scrittura, lettura e ripetizione su ciò che si è capito non si fa a casa, dopo la scuola, con i compiti e con la stanchezza di tutta la giornata, si fa in classe. Ecco perché dico che giro al contrario...
Dr.ssa Tiziana Cristofari
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