Poco prima che mia madre morisse (circa due mesi fa) avevo sbrigato per lei una pratica INPS che mi era costata lettere di protesta, ma che alla fine aveva ottenuto il suo frutto. Lei mi disse: "Se non ci fossi stata tu, non so come avrei fatto. Sono molto fiera di te, di come scrivi, della preparazione che hai, sono in pochi come te che si sanno far rispettare…"
È così il ciclo della vita. Quando siamo piccoli siamo difesi e protetti dei nostri genitori, da come possono e da come sanno farlo. Quando loro diventano anziani i ruoli si invertono e noi dobbiamo proteggerli, come possiamo, come siamo capaci di fare, con gli strumenti che ci hanno permesso di conquistarci.
Il problema nasce quando da piccoli non ci hanno consentito di raggiungere quella maturità e capacità di diventare individui competenti e capaci. Prima di tutto competenti nell’apprendere, ovvero competenti nelle situazioni sconosciute, perché la vita ci regala continuamente situazioni sconosciute e l’aver imparato ad apprendere, ci permette di saper fare anche in situazioni nuove.
E allora da studenti dobbiamo diventare capaci di apprendere, esattamente come il D. Lgs. 66/2017 vorrebbe che tutti gli studenti (con o senza disabilità) fossero capaci di diventare competenti per essere attivi protagonisti della loro vita fino in fondo e per diventare anche quella stampella che i nostri genitori prima o poi necessitano.
Imparare ad amare la scuola e imparare a diventare un individuo competente nell’apprendere, dovrebbe essere l'obiettivo di scuola e famiglia. Non ci sono disabilità che non permettano di imparare a farlo (gli esperti dell'educazione lo dimostrano tutti i giorni); ci sono invece barriere ambientali e relazionali che lo impediscono; e la pedagogia conosce bene queste barriere, perché di contro, la pedagogista e il docente capace, sanno che a buttar giù quelle barriere, esistono facilitatori relazionali/educativi e didattici che permettono di imparare ad apprendere, a maturare, a diventare liberi di saper fare. Ovvero permettono di diventare adulti competenti; non necessariamente dottori, ma adulti capaci.
Questo è quello che da anziani vorremmo per noi, anche se non lo vogliamo ammettere; ma ci dobbiamo pensare oggi che i nostri figli sono piccoli.
Questo è quello che da genitori dovremmo volere per i nostri bambini, perché possano imparare a proteggere se stessi e noi da un mondo sempre più aggressivo. I figli capaci saranno la nostra e la loro serenità nella vita anziana.
Dr.ssa Tiziana Cristofari
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