giovedì 24 giugno 2021

Non possiamo chiamarci tutti Edison solo perché sappiamo come si accende una lampadina

Non possiamo chiamarci tutti Edison solo perché sappiamo come si accende una lampadina
Siamo ormai tutti (o quasi) diplomati. Questo significa che a scuola ci hanno insegnato a leggere anche se poi non siamo diventati filosofi o a contare, anche se poi non siamo dei matematici.

Ci hanno insegnato la teoria della relatività anche se non siamo A. Einstein o a calcolare il teorema di Pitagora anche se non lo incarniamo. Ci hanno insegnato il corpo umano: quante ossa abbiamo e dove sono collocate, come funziona la circolazione sanguigna, ma non siamo medici. Allora cos'è che fa un filosofo, un matematico, uno scienziato, un medico se non un percorso specifico di studi che lo qualifica come tale? Sono sicura però che il filosofo conosce anche la matematica o viceversa, che uno scienziato in fisica sa scrivere poesie o un avvocato potrebbe fare il romanziere come Steve Berry.

Tutte le discipline studiate a scuola e poi indirizzate nel percorso universitario portano gli uomini e le donne a far proprie una cultura che gli rende possibile spaziare nelle argomentazioni; ma sappiamo anche che un avvocato non potrà mai esercitare la professione medica, come un filosofo non potrà mai fare l'ingegnere. Ma non perché il medico non possa studiare giurisprudenza o l’architetto filosofia, ma semplicemente perché la laurea indica il percorso di studi che qualifica il soggetto, ovvero che ne sa più degli altri su quello specifico argomento. 

Ma al giorno d’oggi ci sono tanti psicologi che, invece di praticare la cura, la negano, e poi per esercitare la loro professione vogliono educare senza sapere però cos'è l’educazione.

Se la psicologia (ovvero lo studio della psiche, che non è un organo) utilizzasse la parte non cosciente del paziente per attuarne la cura, allora avrebbe un senso il suo operato (psicoterapia), sarebbe cura dell’inconscio. Invece la psicologia attuale è una psicologia della coscienza, del comportamento, e non certamente di quello che dal 1800 si chiama inconscio*. Credo che oggi tra gli esperti psicologi ci sia molta confusione.

Ma l’opposto dell’inconscio, ovvero la coscienza, ciò che razionalmente facciamo o non facciamo, come ci comportiamo è sempre stata prerogativa della pedagogia, ovvero dell’educazione. L’educazione a partire da J. J. Rousseau (1712-1778), ha studiato le conseguenze del comportamento umano o della capacità o meno degli educatori di essere concreti, razionali, capaci di determinare la risposta di atteggiamento voluta, da parte del bambino. La pedagogia è lo studio dell’educazione, ovvero di quella risposta che ci auspichiamo nel comportamento umano.

Mi domando quindi come sia possibile avere strutture ludico/ricreative/istruttive, che necessitano di educatori consapevoli, ma trovare invece al loro posto ragazzini a volte nemmeno maggiorenni o soggetti non qualificati. Come sia possibile diventare insegnanti solo perché laureati nelle più disparate discipline. Come sia possibile parlare di educazione e pedagogia senza essere né educatori né pedagogisti.

Invito per questo motivo tutti i genitori a vegliare su chi pretende di istruire ed educare i vostri figli spacciandosi per professionisti anche semplicemente nell'attività ludica, dove purtroppo la sua qualità mette radici profonde nella psiche di vostro figlio: bambini con disturbi dell'apprendimento ce ne sono anche troppi, esattamente come tanti sono gli adolescenti (e anche i più piccoli) in psicoterapia. I disturbi dell’apprendimento o del comportamento, oramai lo dicono tutti i medici onesti (psichiatri, biologi, neuropsichiatri), non hanno né origini genetiche, né neurobiologiche, questi disturbi mettono radici nell'ambiente che circonda il bambino, pertanto nelle relazioni umane e nella qualità di vita del piccolo in formazione.


Dr.ssa Tiziana Cristofari

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*Massimo Fagioli, Il sogno della farfalla, 4 - 2013, L’asino d’oro edizioni, Roma 



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