martedì 6 aprile 2021

Come ostacoliamo l’apprendimento dei nostri bambini

Come ostacoliamo l'apprendimento dei nostri bambini

Il mio lavoro si sa è poco conosciuto. Si sa cosa fanno gli insegnanti e cosa fanno gli psicologi, ma i pedagogisti? Dicono che non siamo insegnanti, ma nemmeno psicologi e allora cosa facciamo? Che fossimo una via di mezzo tra l’uno e l’altro? Il primo insegna e il secondo cura e noi? Anche se non si vuole ammettere (soprattutto nella categoria degli insegnanti e degli psicologi) noi, in quanto esperti dell’educazione, siamo degli insegnanti di primo livello con conoscenze della psiche del bambino che ci permette di oltrepassare le impasse che spesso si trovano nel cammino dei nostri studenti e di cui purtroppo gli insegnanti non hanno competenze. Quelle impasse sono gli ostacoli al loro apprendimento. Il nostro sguardo a 360 gradi sulla famiglia, la comunità, la scuola, l’ambiente in cui è inserito lo studente, sulle potenzialità e pertanto le sue capacità di apprendimento, ci permettono di superare quegli ostacoli e consentire al bambino di recuperare le eventuali carenze scolastiche.

La domanda che i genitori mi pongono più di frequente è “ma l’incontro di una sola volta alla settimana è sufficiente per recuperare le materie?” Vi sembrerà strano e forse contro tendenza, ma la risposta è sì, è sufficiente. E lo è perché la capacità di evolvere acquisendo competenze nelle discipline scolastiche non è prerogativa solo di alcuni studenti, ma è una caratteristica del cervello umano. Allora, la competenza che i pedagogisti hanno fatto propria, non viene limitata dalla quantità di ore di esercizio che il bambino deve fare, ma si insinua nella difficoltà che lo studente incontra, la risolve e poi lascia che il bambino possa proseguire da solo nelle sue attività, esattamente come avviene per i cosiddetti studenti migliori (l’insegnante spiega in classe e poi il lavoro di esercizio lo fanno a casa da soli). Il lavoro del pedagogista pertanto rende autonomi, non dipendenti. Un bambino che ha bisogno di un insegnante tutti i giorni che lo segue non sarà mai un bambino autonomo e quell’insegnante avrà tradito la sua professione. Questo perché non esiste qualcuno che ci insegna come studiare (quando ci dicono che ci ‘insegnano’ un metodo di studio è una falsità, è come dire che insegnano alle nostre sinapsi come fare rete tra i neuroni); però esiste l’uomo o la donna che ci fa diventare dipendenti da lui/lei e l’uomo o la donna che ci rende autonomi, liberi, capaci, ovvero permette alle nostre sinapsi di creare la rete neuronale idonea allo sviluppo cognitivo. Mi preme sottolineare che l’autonomia si acquisisce nella relazione con l’adulto valido, che, capace, non ostacola l’apprendimento del bambino. La dipendenza è sempre un blocco, una barriera, un “interesse” o dal un punto di vista psicologico o economico. Inoltre, la capacità di apprendimento non è soggetta all’esercizio forzato e martellante di ore e ore di lavoro, ma all’aver compreso l’esercizio, il quale porta con sé anche l’innalzamento dell’autostima.

E allora quali sono gli ostacoli all’apprendimento, chi e cosa impedisce uno sviluppo regolare, cosa significa educare e come si fa al meglio, come si innalza l’autostima e come si rendono indipendenti gli studenti, quali sono i limiti e i confini tra la professione pedagogica e quella psicologica e pertanto tra l’apprendimento ostacolato e la malattia mentale? E se l’aumento dei disturbi specifici dell’apprendimento fosse causa della mancanza di educazione?

A tutte queste domande e a molte altre rispondo nel mio libro Come ostacoliamo l’apprendimento dei nostri bambini. Cos’è l’educazione e come si educa. La pedagogia, una prevenzione primaria 


Dr.ssa Tiziana Cristofari

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