lunedì 2 marzo 2020

La pedagogia scomoda. Ecco a chi e perché.

Può sembrare un’ironia, ma ogni volta che in ambito sociale e amichevole presento la mia professione, vedo i volti delle persone scurirsi… quasi fossi un’appestata. Non ne parliamo poi quando gli insegnanti sanno che sono una pedagogista e non una psicologa…
Inizialmente pensai che tutte queste persone avessero qualcosa contro la professione, poi ho compreso che in realtà ciò che fa paura è la scienza pedagogica, ovvero la pedagogia e non il pedagogista.
Vi spiego perché.

Quando a noi pedagogisti è stato riconosciuto legalmente il ruolo a fine 2017 con livello apicale, ci furono una valanga di proteste da parte degli psicologi perché avevano ben capito che finalmente qualcuno avrebbe fatto luce sulle procedure idonee al buon sviluppo cognitivo dei bambini soprattutto delle classi primarie. Uno sviluppo che se affrontato con la giusta pedagogia non porta, come accade oggi, ad avere spesso un’atipicità per cui poi è richiesto l’intervento dello psicologo o quello dello specialista in logopedia, che poi non si comprende come la figura di quest'ultimo potrebbe intervenire sulle difficoltà didattiche dato che è di questo che stiamo parlando. 
Gli insegnanti a loro volta avevano capito che non avrebbero più potuto approfittarsi della loro non conoscenza, impreparazione o spesso della loro incapacità nell’insegnamento e nella relazione con i bambini, tanto da richiedere percorsi diagnostici fiori controllo per ogni motivazione e purtroppo va detto, spesso anche per ogni loro egoistica necessità. 

Da qui una valanga di insulti verso la professione pedagogica e la pedagogia considerata come una realtà poco scientifica, quando la scientificità la dimostra ampiamente la replicabilità della metodologia relazionale/didattica usata e la sua riuscita con gli studenti.

Ma cos’è la pedagogia?

La pedagogia è la scienza dell’educazione, si preoccupa, secondo una precisa conoscenza della psiche umana, di far essere in un certo modo gli insegnanti e gli educatori in genere, e si occupa di studiare per mettere a punto una teoria e prassi per lo sviluppo migliore del potenziale umano, cognitivo e creativo del bambino e dell’adulto. Tutto questo poi, lo applica attraverso la consulenza alla famiglia, la didattica a scuola, l’aggiornamento dei docenti, la relazione interpersonale, la prevenzione con una didattica e una pedagogia efficace, e il recupero delle carenze scolastiche con conseguente raggiungimento dei risultati. 

Aiuta i bambini nella comunicazione e nei nuovi apprendimenti, nonché nel loro sviluppo cognitivo, con la finalità di ottenere le migliori condizioni per una crescita cognitiva ed affettiva sana, soddisfacente, creativa e cognitivamente capace. Non è una psicoterapia, ma un metodo di relazione-educativa attivato attraverso il dialogo e la didattica, con cui genitori e insegnanti dovrebbero imparare a confrontarsi per la riuscita di uno sviluppo affettivo e cognitivo ottimale dei propri figli/studenti. 

La pedagogia è lo studio scientifico dell’educazione, che permette di arrivare a comprendere quali metodi educativi-didattici sono i più idonei per la crescita di ogni singolo specifico essere umano. Perché seppur si vive nella collettività, si ha o si dovrebbe poter avere, una personale e specifica identità che deve poter essere coltivata e supportata da “educatori” consapevoli. Non è più possibile livellare tutti i bambini a uno standard di competenze. lo ricordiamo: questo intervento metodologico aberrante serve solo all’economia per la formazione di competenze livellate ed accertate, non sicuramente alla crescita e alla cultura personale.

La pedagogia e pertanto la pedagogista consapevole e preparata, non ha un approccio psicoterapeutico, come farebbe lo psicologo, ovvero alla ricerca del problema psicologico e della conseguente terapia e come piacerebbe molto anche agli insegnanti, che in tal modo sarebbero sollevati dall’incombenza di “educare”; la pedagogia è un approccio umanistico/antropologico/didattico/educativo, per la ricerca della metodologia più idonea allo sviluppo sano cognitivo e relazionale dell’essere umano.

Come potete vedere c’è una differenza enorme e sostanziale tra le discipline pedagogia e psicologia, dove la prima viene scansata e screditata perché non mette in evidenza le presunte e spesso inesistenti “difficoltà” del bambino, ma  punta giustamente il dito contro le inadeguatezze del mondo adulto, del suo approccio al bambino, della sua incapacità di vederlo come essere umano e dell’incapacità di sapersi relazionare a lui. In poche parole chiede al mondo adulto di mettersi in discussione senza paure e per il bene dei propri figli e studenti.
La pedagogia? Ecco perché è scomoda.

Dott.ssa Tiziana Cristofari
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