sabato 22 ottobre 2022

Chi è il bambino sveglio, quello capace a scuola?


Di getto mi viene da dire “quello meno imboccato!”

Ma non perché le mamme di oggi siano “mamme chioccia”, semplicemente perché è più facile imboccare che aspettare una risposta positiva da chi deve imparare. O semplicemente perché si fa meno fatica. 

Facciamo degli esempi: “Mamma si sono slacciate le scarpe!” La mamma va lì e le allaccia, perché insegnare a farlo costa fatica. Ti devi abbassare più volte, fargli vedere all’infinito come fare e poi aspettare che il piccolo o la piccola acquisiscano la manualità sufficiente per farlo. E tutto questo richiede tempo, voglia e attenzioni. Così arrivano in quinta primaria, all’età di 10/11 anni che ancora non si sanno allacciare le scarpe. Fate prima, cari genitori, comprate scarpe a strappo.

Altro esempio.

“Mamma/maestra (perché le insegnanti non sono escluse da questo compito pedagogico) come si fa questo esercizio?” Entrambe, invece di far leggere le spiegazioni sul libro e quindi costringere il bambino o la bambina a capire ciò che c'è scritto, imboccano lo studente o la studentessa dicendogli come fare l’esercizio, risparmiandogli la fatica della lettura e quindi della comprensione. E la fatica della lettura, si deve compiere dalla prima primaria, non quando arrivano in quinta!

Poi però vanno tutti dal logopedista perché i propri figli non capiscono ciò che leggono, chissà perché! Sfido io, non gli abbiamo mai chiesto di farlo! Come potete pensare che i neuroni creino una rete di sinapsi per far maturare le capacità di apprendimento? Saper fare è un processo di acquisizione che si acquisisce, se il bambino si sforza a fare. Pertanto, se a ogni piccolo ostacolo noi siamo pronti a “imboccare” per la paura che i nostri figli/studenti si debbano sforzare troppo, togliamo loro la possibilità di creare quella potenzialità neurologica che gli permette di diventare autonomi. Non a caso l’autonomia dei ragazzi si sposta sempre più avanti nel tempo, e quando arrivano all’età dell’adolescenza ci meravigliamo di quanto poco sappiano fare.

Con i miei alunni è una guerra tutti i giorni. Imboccati fino all’inverosimile dalle famiglie, ti chiedono aiuto per l’attività didattica anche quando sanno fare, l’importante è non faticare (esattamente come gli stiamo insegnando con ampi e svariati esempi noi adulti). 

Dobbiamo invece fare lo sforzo di “costringerli” a ragionare e a fare in autonomia, l’intervento deve avvenire solo se realmente in difficoltà. Prima di intervenire dobbiamo chiederci se stiamo intervenendo per una comodità nostra (per sbrigarci, tanto per intenderci), piuttosto che per una reale esigenza del bambino.

Come docente (oramai consapevole di questa realtà), con enorme fatica insisto nel chiedere loro di ragionare e riprovare perché hanno le potenzialità per farlo e soprattutto perché credo in loro. La mia richiesta di stimolazione a fare e a pensare, la mia fatica nel chiederlo senza mollare, la mia fiducia nelle loro possibilità porta sempre costantemente ai risultati che orgogliosamente mi aspetto. E li porta con tutti, nessun bambino escluso.

I bambini non hanno sindromi, disturbi, malattia, deficit (DSA) di cui ogni tanto c'è un nuovo acronimo a indicare una difficoltà, ovvero un blocco causato dall’“imboccamento” dell’adulto; ma pongono difficoltà per ciò che noi persone mature stiamo producendo in loro e alimentando per nostra pigrizia: ovvero l'impossibilità di far diventare autonomi e capaci i nostri bambini, faticando entrambi (adulti e bambini) per la naturale e fondamentale formazione sinaptica-neuronale di cui necessitano.


Dr.ssa Tiziana Cristofari

© Tutti i diritti riservati


 

Il libro è acquistabile sul nostro sito o su Amazon