sabato 24 settembre 2022

Quanto fa male ai bambini la falsità su Babbo Natale


Lo so, il titolo infastidisce. La parola falsità manda in bestia il lettore. Un racconto così bello di colui che porta doni ai bambini buoni (e anche ai cattivi) su una slitta magica che vola tra le stelle portando Babbo Natale che poi si cala dentro un camino (per chi il camino non ce l'ha forse Babbo Natale attraversa le pareti) per lasciare i doni ai piccoli,  ma anche ai grandi della famiglia —perché i grandi sono sempre buoni e meritevoli di regali, quindi a loro Babbo Natale porta i doni per default—, non può non essere raccontato. 

Falsità! Non sono forse falsità?

Falsità che i bambini pagano: chi a sei anni, chi a sette, chi a otto, ma prima o poi si pagano.

Facciamo di tutto per proteggere i nostri figli da violenze di ogni tipo e poi però questa violenza psichica la costruiamo noi a tavolino e la portiamo avanti per anni. Fino a quando, scoperta, crea nel bambino una frattura che va poi sanata.

Siamo forse un po' sadici con i nostri figli?

Non sarebbe più semplice raccontare la storia di Babbo Natale come una qualunque favola e dire che l'amore che mamma e papà hanno per lei o per lui gli permette di festeggiare un evento (come quello del Natale), portando loro un dono umano, fortemente umano e terreno.

Non è meglio far sapere i propri figli che i doni più belli sono proprio quelli di mamma e papà e lo sono a prescindere dal comportamento del bambino. Perché l'amore non si baratta. Perché quel giorno di festa non è associabile a un comportamento, ma a un giorno di festa e basta. Un giorno in cui si prova tutti a stare bene, nello scambio di regali per un amore terreno, umano tra le persone; non tra un “alieno” —che si cala da un fantomatico camino che la maggior parte dei bambini non ha— e i nostri figli.


La favola, raccontata così, diventa un trauma quando il bambino scopre che Babbo Natale non esiste; ma ciò che più conta è la frattura che resta dentro al piccolo provocata dalla menzogna, dal tradimento, che mamma e papà hanno regalato inconsapevolmente al piccolo in crescita (e quindi fragile) e che dovrà elaborare bene per superarlo senza lasciar tracce.


Le favole si devono raccontare, ma devono restare favole. I bambini sanno distinguere perfettamente una favola dalla realtà. Allora mi domando perché invece si costruisce una menzogna sui regali di Natale, sottraendo una realtà affettiva come quella del dono dal rapporto umano per farla diventare astratta e far diventare sempre di più il regalo solo un oggetto privo di senso. E qualcuno mi potrà dire che il senso ce l’ha nel momento in cui si “ricatta” il piccolo (perché di questo stiamo parlando) dicendogli che se è bravo li riceverà, se non lo è non li riceverà? Proviamo a ragionare.

  • Non ho ancora trovato un genitore che ha mantenuto la promessa di non dare il regalo perché il bambino si è comportato male;
  • Al bambino “birbante”, che non merita il regalo e poi invece lo riceve, nascerà la certezza della fragilità dei genitori incapaci di essere coerenti con quanto dicono;
  • Quindi passerà il messaggio di incoerenza e si sentirà sempre di più autorizzato a fare ciò che vuole, perché tanto poi il regalo lo ottiene ugualmente.
  • Fino ad arrivare al palese tradimento di mamma e papà, quando avrà scoperto che quanto gli è stato detto è solo una menzogna. Il messaggio che si passa al bambino è che mamma e papà mentono.

Incoerenza e menzogna, non sono forse atteggiamenti che noi adulti, nel nostro partner, odiamo  ferocemente? Spiegatemi perché con i piccoli si può fare.

La pedagogia è una scienza come la medicina: se ci fossimo fermati alla medicina del ‘700, oggi non si potrebbero curare molte malattie. Se ci fossimo fermati alla credenza che circolava ai tempi di Maria Antonietta regina di Francia, ovvero che l’acqua era portatrice di malattie, ci laveremmo anche noi una sola volta nella nostra vita.

Rimanere ancorati a una educazione vecchia senza voler vedere i progressi pedagogici e/o psicologici dei giorni nostri, e senza voler evolvere nel nome delle tradizioni, significa non poter aiutare i nostri figli a crescere al meglio nel Terzo Millennio. 

Purtroppo o per fortuna i tempi sono cambiati, cambiamo anche noi.


Dr.ssa Tiziana Cristofari

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