giovedì 25 agosto 2022

In politica come a scuola: povertà, BES e DSA vanno assistiti

La politica volente o nolente si insinua ovunque, anche nella scuola e contagia i comportamenti delle persone e persino dell’insegnamento. 

La Sinistra ha una grande responsabilità: essersi messa su un piedistallo culturale e aver cominciato ad accusare il popolo, quello a suo dire senza cultura, di non comprendere la loro politica liberale. Hanno perso il contatto con la gente, si dice a ragione. Lo hanno perso perché non scendono più in piazza si dice, forse a torto. Dove per piazza si intende nel luogo della non cultura. 

Ma, la verità è che, il contatto con la gente comune, piazza o non piazza, si può avere solo nell'umiltà di pensare che l’intelligenza della persona non ha nulla a che vedere con la cultura.

Quando qui in Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale gli Italiani hanno ottenuto importanti riforme sul piano civile, sociale e lavorativo (ad esempio il divorzio, l’interruzione di gravidanza, tutele nel lavoro come l'articolo 18 da Renzi poi smantellato ecc.), i politici di sinistra che sono riusciti a ottenere questi risultati, hanno pensato che il popolo e i sindacati (spesso ignoranti) avessero cose interessanti e intelligenti da proporre e da accettare andando a votare, anche i referendum, che gli garantivano libertà civili e lavorative. 

Ovvero, la Sinistra umile, ha puntato sulla comunicazione e, nonostante negli anni ’60 e ’70 ci fosse ancora tanto analfabetismo, le persone hanno compreso ciò che gli si proponeva per il proprio benessere, e lo hanno ottenuto. 


Dal canto mio, come docente, nella mia oramai lunga carriera, ho avuto a che fare con tutte le classi sociali, ma non ho mai riscontrato difficoltà a parlare con ognuna di loro e a farmi capire soprattutto da chi era privo di cultura scolastica.

Ma oggi a scuola gli insegnanti stanno cascando nella dinamica dell’arroganza del so tutto io: figlia di questa Sinistra diventata superba e non più capace di guardare al suo naturale elettorato.


I docenti, privati sempre di più della loro autorevolezza anche perché “castigati” ingiustamente da stipendi da fame che ne screditano l'immagine, spesso cercano nel loro sentirsi superiori culturalmente di imporsi alle famiglie, facendo leva sulla parte di quel “coltello” che detengono quando stanno in cattedra e/o fanno gli scrutini. 

Hanno questo atteggiamento maggiormente con chi è più fragile, esattamente come fa la politica. Lo fanno meglio con i bambini in difficoltà scaricandoli ad altri specialisti, come la Sinistra ha fatto, scaricando il popolo più fragile nelle mani della Destra.


Nulla mi stupisce più se una Meloni sa trovare la cura (a parole) per la povertà della classe medio-bassa. Esattamente come logopedisti pensano di avere la cura (mascherata dalla medicina) per problematiche didattiche di competenza dell’insegnante o al più della pedagogista.


I ruoli spesso si confondono. I ricchi, che per la stragrande maggioranza votano a destra (perché la Destra propone e fa una politica economica su misura per loro), non hanno gli stessi interessi dei poveri; quindi perché dovrebbero fare una politica economica per loro? Pertanto i poveri resteranno in povertà, come accade oramai da decenni: basta pensare alla politica di Berlusconi, che ha guardato ai suoi interessi e a quelli della classe ricca, pur dispensando sempre in campagna elettorale (come fa tutt’oggi), parole vuote e progetti irrealizzabili a favore della classe meno abbiente. 


Anche la medicina oramai e sfortunatamente, disattendendo il giuramento di Ippocrate, porta l’acqua al suo mulino, appoggiata da una politica economica che ha mercificato anche la salute. Così con lo zampino della lobby degli psicologi e per un’economia sanitaria formata anche dai logopedisti, la politica ignorante in materia pedagogica, ha creato spazio in ambito scolastico a queste figure, togliendo rispettabilità professionale al docente e al pedagogista e permettendogli di intervenire sulla didattica. Ma come nella politica, che ha differenti necessità tra quella fatta per i ricchi e quella pensata per i poveri, la medicina ovviamente non ha gli stessi interessi della pedagogia. O per meglio dire: un logopedista o uno psicologo non hanno gli stessi interessi del docente.


L'interesse puro di un insegnante (degno di questo termine) è la crescita e l'autonomia di un alunno che gli permetta di far nascere e accrescere il senso critico al suo personale sviluppo cognitivo. Ovvero il suo interesse è condurre a maturità e rendere libero l’uomo di domani. L’interesse di un professionista che non c’entra nulla con l’educazione e la didattica, è, al contrario, proprio far restare il bambino nella dipendenza e nell’immaturità più a lungo possibile, che possa giustificare il lungo lavoro del professionista, e che possa dimostrare come nella malattia non sia possibile lo sviluppo cognitivo per la costruzione di un pensiero libero, capace, critico, maturo e soprattutto autonomo, ma sia possibile soltanto l’assistenza. I bambini privati della libera intelligenza sono più gestibili; come gli adulti naturalmente!


Se il bambino “guarisse” con il loro “intervento didattico/pedagogico” (perché di questo stiamo parlando), dimostrerebbero semplicemente che il bambino non era malato, che non aveva bisogno di una cura, ma solo di un intervento didattico/pedagogico mirato che sa fare l’insegnante capace e consapevole. Pertanto il loro intervento è attuato solo per un interesse economico e assistenziale. Esattamente come la Destra fa con il popolo medio-basso: propaganda populista/assistenziale. 


Ma per rendere il cittadino libero, bambino o adulto che sia, l’assistenza è deleteria. Questo perché, proponendo un atto assistenziale quando la persona non ne ha bisogno (perché deve e può sviluppare le proprie capacità), rende l’uomo di ogni età sempre dipendente da qualcun altro.

Il bambino assistito dall’insegnante di sostegno, dipenderà sempre da quell’insegnante che gli dirà, privandolo della libertà, come fare le cose, quando farle e se farle, impoverendolo sempre di più dal punto di vista cognitivo.

Il povero, sarà perennemente dipendente dall’elemosina degli altri, che per controllarlo, lo terranno in povertà. L’uomo sereno di poter mangiare e soddisfare i bisogni primari è un uomo libero, ma quando la fame morde, diventa fragile e facilmente ricattabile, ovvero dipendente dagli altri. 


Dr.ssa Tiziana Cristofari

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