sabato 11 gennaio 2025

Come i professionisti lucrano sulla dipendenza dei beneficiari

Come i professionisti lucrano sulla dipendenza dei beneficiari

Questo articolo parte da un'affermazione di una mamma che un giorno mi ha detto: "la grafologa ha detto che è meglio se il bambino quando sta a scuola scrive in stampatello e non in corsivo, perché se lo fa sbaglia e farà più fatica ad imparare il corsivo in maniera corretta”. Stiamo parlando di un bambino di terza primaria al quale le insegnanti imputano una brutta calligrafia. 

Come pedagogista ed esperta nei processi di apprendimento, sono saltata sulla sedia. "Come non deve scrivere in corsivo tra un incontro e l’altro? Non si deve esercitare su ciò che gli sta insegnando la grafologa?” Ho chiesto alla famiglia e poi ho aggiunto che se il bambino non si esercita tra un incontro e l'altro con la grafologa, ci metterà tantissimo tempo a modificare in meglio ciò che ha preso. Stesso discorso per cui si danno i compiti a casa o si fa continuo esercizio sui nuovi apprendimenti; non si lascia passare una settimana dall'apprendimento per concretizzare o rinforzare ciò che si è appreso!

Ma i professionisti sono spesso molto furbi (non tutti, ma spesso lo sono), aspirano ad allungare i tempi di apprendimento per allungare le ore di incontro con i propri clienti, con i propri beneficiari. 

D'altronde trovare nuovi clienti è sempre molto faticoso, perciò è meglio che quelli che si hanno, restino il più possibile! 

Una volta parlando con una psichiatra che stimavo molto le confessai che i miei bambini, al mio studio, si fermavano in media un anno scolastico, perché i più riuscivano a recuperare le loro difficoltà in questo lasso di tempo. Le spiegavo che non capivo come fosse possibile attribuire loro certificazioni se gli bastava un solo anno per recuperare. Mi rispose in modo del tutto a sproposito: “tu dì loro che hanno bisogno di rinforzo per tenerli di più allo studio”. Altra gelata di sangue. Io le parlavo di certificazioni inutili e lei focalizzava il mio dire sulla questione che i bambini restavano poco allo studio. Un atto di invidia. Voleva sporcare il mio lavoro e la sua furbizia insegnarmi come trattenere di più i miei clienti. Dovrei mentire per spillare più soldi ai genitori? Non sarei io. I genitori che vengono al mio studio devono essere contenti del percorso che fanno e quando l'evidenza dei fatti parla, se ne devono poter andare senza costi aggiuntivi. Io rispondo alla mia coscienza prima ancora che a loro. Ma è anche vero che non è così per tutti. L'ho sperimentato anche sulla mia pelle. Avevo un'osteopata che mi seguì per tutto l'allenamento necessario a partecipare alla maratona di New York nel 2014. Facevo una seduta a settimana e quella era risolutiva del problema che in allenamento eventualmente usciva fuori (un dolore alla schiena, un dolore al ginocchio, eccetera), ma quando gli allenamenti finirono, dopo aver fatto la maratona di New York, anche la continuità degli incontri con lui si interruppe. Continuai ad andarci solo quando mi si riproponeva un dolore muscolare o articolare, ma a quel punto, stranamente, il problema, per essere risolto aveva bisogno di più di un incontro. Cominciai a domandarmi per quale motivo durante gli allenamenti era sufficiente una seduta per risolvere il problema, mentre adesso le problematiche articolari e muscolari che si presentavano avevano necessità di più sedute. Ho cambiato osteopata. 

I logopedisti fanno la stessa cosa, ma in maniera ancora peggiore. Non essendo professionisti della didattica non sanno come permettere il recupero di queste problematiche (discalculia, dislessia, disortografia, disgrafia): si nascondono dietro la "patologia" che in quanto tale non è curabile, pertanto gli incontri vanno avanti all’infinito. Ma come ve lo devo spiegare che le questioni didattiche non si "curano" ma si superano con metodo pedagogico/didattico e relazione ben precisi?


Dott.ssa Tiziana Cristofari

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