mercoledì 19 marzo 2025

Insegnante “bullizzata” perché fa bene il suo mestiere


È da giugno scorso che volevo scrivere questo articolo… o questo pensiero per meglio dire. 

Ho pensato e ripensato alle parole, a ciò che provavo, ma sensazioni spiacevoli non me lo hanno permesso. E ho preferito aspettare.

Ho passato i mesi estivi nel dispiacere di aver lasciato la mia classe, mesi cui ho pensato che avrei dovuto mettere da parte la sensazione terribile di essere umiliata, offesa, insultata come mai nella mia vita… che forse avrei dovuto sopportarli. Ma non è andata così: la mia dignità non poteva essere calpestata.

Ho insegnato sempre ai miei alunni (grandi e piccoli) ad avere personalità, fiducia in se stessi, autostima…


Insegno loro che nessuno ha diritto di trattarli male, di umiliarli se hanno delle difficoltà e dico loro di opporsi alla prepotenza, all'intolleranza, alla sopraffazione.

Allora per giustificare a me stessa la mia intolleranza all'umiliazione e all’offese vissute soprattutto nell’ultimo anno scolastico (2023/2024), mi ritornavano alla mente le parole di Kierkegaard: "La trasparenza dell'esistenza esige che si sia ciò che si insegna" (Diario, 1834-1853). 


L'ultimo anno scolastico (2023/2024) passato con i bambini di terza è stato meraviglioso, motivo per cui sono riuscita ad arrivare fino alla fine, nonostante le cattiverie della Direzione. Un anno di invidia e umiliazioni, perché infastiditi dal bellissimo andamento dei rapporti e della didattica con i bambini e con le loro famiglie (sempre dalla mia parte), alleati a docenti altrettanto invidiosi per quella classe III. 

I miei meravigliosi studenti mi hanno dato affetto e amore insperati e io li ho stimati tutti dal primo all'ultimo e insieme abbiamo fatto passi da gigante sull'apprendimento e la conoscenza: loro nel loro sviluppo e crescita come studenti, io nella mia crescita infinita come docente.

Le loro frasi d'amore per me, nella recita di fine anno, hanno detto tutto, non c'era bisogno di altro. E l’invidia nei miei confronti è cresciuta fino all’inverosimile.


Dicevo. L'estate più brutta l'ho passata l’anno scorso, quando, in coerenza con me stessa ho preso la decisione di non esserci più in quella scuola, dopo l’ennesima e ultima umiliazione avvenuta durante gli scrutini, iniziati a mia insaputa e senza una comunicazione ufficiale mezz’ora prima, per costringermi a un banchetto da sola mentre tutte le altre colleghe discutevano intorno alla cattedra della Direttrice. Ma era l’ennesimo tentativo di offesa, perché un bambino, spettatore di una precedente angheria provocata da una docente complice della Direttrice, mi ha detto: “Maestra, ti stanno bullizzando”. Certo il piccolo non sapeva che il temine corretto nel mondo del lavoro fosse “mobbing”.


Dopo quella decisione ho sognato quasi tutte le notti che lasciavo i bambini, ed erano sogni tristi nel continuo rivivere quello che mai avrei voluto fare. Fino a quando, in uno di quei sogni una bimba della classe, prendendomi la mano mentre piangevo disperata perché li stavo salutando, mi dice: "Maestra, io ti capisco”. È stato l'ennesimo regalo dei miei bambini, perché quando passi anni con loro mischiando affetto e interesse reciproco, una separazione brutale come quella che la scuola mi ha costretto a fare per invidia della Direttrice (sempre in competizione con me) e stupidità della direzione, è inaccettabile.


Oggi però tutto questo posso raccontarlo. 


Ci ho messo mesi: avevo necessità di rielaborarlo, di fare una separazione psichica positiva da quegli studenti che resteranno per sempre nel mio pensiero, nel mio cuore: Manuel, Gabriele M., Matteo, Gabriele P., Leah, Artemio, Wendy, Mattia, Simona, Rafael, Beatrice e Diego. 

Oggi (sicuramente molti che mi leggono già lo sanno), sono in una nuova scuola, in una scuola dove mi apprezzano. 


Un ultimo pensiero lo rivolgo ancora a quei miei bambini di terza a cui non ho potuto dire che "la trasparenza dell'esistenza esige che si sia ciò che si insegna"… e me ne dispiaccio, ma sono consapevole che molti di loro lo avranno compreso.


Questo blog è uno strumento di formazione continua per gli studenti più grandi, per i genitori, per gli insegnanti che mi seguono. Ma soprattutto vorrei rivolgermi ancora una volta direttamente ai genitori, perché sono consapevole di tutte le angherie che in ambito scolastico devono sopportare da insegnanti e dirigenti, e ricordargli che, chi va contro corrente, chi sa lavorare con coscienza e dignità, il più delle volte viene ostacolato, e pertanto, vi capisco quando mi raccontate dei soprusi che i detentori di un presunto potere sentono di potervi affliggere. Anche voi genitori rimarrete sempre nei miei pensieri. Ma ciò che dovete guardare sono i vostri bambini e il loro benessere psichico, come io ho guardato il mio. Voi però lo fate per i vostri figli, che è ancora più importante, perché saperli protegge significa permettergli di costruirsi una serenità interiore e pertanto una forte consapevolezza si sé. Il mondo della scuola vissuto da studenti non è facile, esattamente come non lo è il mondo della scuola vissuto da docenti capaci che purtroppo attirano spesso invidia. 


Con questo articolo voglio continuare a insegnare ai miei studenti ad essere forti, a passare il messaggio che la dignità della persona non può e non deve essere mai calpestata da nessuno. Bisogna avere coraggio, bisogna avere la forza di dire di no, costi quel che costi, perché le persone che valgono non perderanno mai.


La maestra dell’ex classe III

Tiziana Cristofari