Sarà forse per questo, sarà per aver vissuto in prima persona il disappunto e la mancanza di fiducia degli adulti in me, che oggi guardo diversamente i bambini che incontro sul mio cammino di insegnante (supportata anche e soprattutto dalla conoscenza della pedagogia).
I bambini che vengono al mio studio migliorano le loro prestazioni soprattutto perché ripongo il loro fiducia: facendoli crescere con autostima e sentendosi capaci, rendono.
Con quei bambini che, a scuola, gli hanno sempre fatto credere di non potercela fare o di essere diversi, adotto esattamente lo stesso criterio: contrasto una credenza che gli è stata inculcata e che non ha fondamento.
A tutti i bambini etichettati con DSA abbiamo passato il messaggio che non sono capaci e lo abbiamo fatto senza alcun fondamento scientifico. In altre parole, abbiamo costruito nella loro mente l'incapacità di provarci credendo di potercela fare. Siamo noi pertanto, con il nostro comportamento a decidere e segnare il loro futuro.
È il nostro modo di fare che racconta al bambino di una sconfitta in partenza, lo facciamo tutte le volte che gli diamo strumenti dispensativi (soprattutto) e compensativi che lo fanno sentire diverso. Poi c’è colui che si sente diverso e diventa piccolo come una mosca, o colui che sentendosi diverso diventa arrogante più del primo della classe. È questo quello che vogliamo?
La compassione uccide; in questo caso la mente. E lo fa segnando il futuro del bambino prima ancora di potersi costruire un'opportunità con le potenzialità mentali che gli sono proprie fin dalla nascita*.
Al momento non c'è un medico specialista in grado di prevedere lo sviluppo cognitivo di un bambino. Ogni test ai quali vengono sottoposti i bambini dicono come è in quel momento, non come potrà essere in futuro se lasciato libero di credere in se stesso e di provare a costruirsi capacità cognitive perché noi adulti abbiamo fiducia in lui o in lei; e pertanto, li invitiamo a studiare, ovvero non gli permettiamo di rimanere come sono: l’interesse per un bambino c’è, se lo obblighiamo a crescere.
Allora mi domando perché sento spesso a scuola insegnanti fare previsioni disastrose sui bambini se non fanno neppure lo sforzo di credere in loro chiedendogli di provarci.
Dr.ssa Tiziana Cristofari
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*Istinto di morte e conoscenza, Massimo Fagioli