domenica 5 marzo 2023

Ai bambini bisogna chiedere di crescere


Una delle cose che più spesso mi domando è come si possa prevedere il futuro dei bambini. Vi sembra che dico assurdità? Eppure in ambito scolastico (e non solo) si fanno continuamente previsioni sul futuro dei piccoli. In 25 anni di lavoro con loro ho capito invece che non è affatto possibile prevedere cosa accadrà di loro dal punto di vista formativo.

Ho visto bambini iniziare un percorso scolastico in modo eccellente, portarlo avanti per qualche anno e poi crollare come se la scuola non gli fosse mai appartenuta. Ho visto bambini iniziare molto male il percorso scolastico, viverlo male per anni, e poi diventare dottori: io ne sono un esempio.

Sarà forse per questo, sarà per aver vissuto in prima persona il disappunto e la mancanza di fiducia degli adulti in me, che oggi guardo diversamente i bambini che incontro sul mio cammino di insegnante (supportata anche e soprattutto dalla conoscenza della pedagogia).


I bambini che vengono al mio studio migliorano le loro prestazioni soprattutto perché ripongo il loro fiducia: facendoli crescere con autostima e sentendosi capaci, rendono.

Con quei bambini che, a scuola, gli hanno sempre fatto credere di non potercela fare o di essere diversi, adotto esattamente lo stesso criterio: contrasto una credenza che gli è stata inculcata e che non ha fondamento.


A tutti i bambini etichettati con DSA abbiamo passato il messaggio che non sono capaci e lo abbiamo fatto senza alcun fondamento scientifico. In altre parole, abbiamo costruito nella loro mente l'incapacità di provarci credendo di potercela fare. Siamo noi pertanto, con il nostro comportamento a decidere e segnare il loro futuro.

È il nostro modo di fare che racconta al bambino di una sconfitta in partenza, lo facciamo tutte le volte che gli diamo strumenti dispensativi (soprattutto) e compensativi che lo fanno sentire diverso. Poi c’è colui che si sente diverso e diventa piccolo come una mosca, o colui che sentendosi diverso diventa arrogante più del primo della classe. È questo quello che vogliamo?


La compassione uccide; in questo caso la mente. E lo fa segnando il futuro del bambino prima ancora di potersi costruire un'opportunità con le potenzialità mentali che gli sono proprie fin dalla nascita*.

Al momento non c'è un medico specialista in grado di prevedere lo sviluppo cognitivo di un bambino. Ogni test ai quali vengono sottoposti i bambini dicono come è in quel momento, non come potrà essere in futuro se lasciato libero di credere in se stesso e di provare a costruirsi capacità cognitive perché noi adulti abbiamo fiducia in lui o in lei; e pertanto, li invitiamo a studiare, ovvero non gli permettiamo di rimanere come sono: l’interesse per un bambino c’è, se lo obblighiamo a crescere.


Allora mi domando perché sento spesso a scuola insegnanti fare previsioni disastrose sui bambini se non fanno neppure lo sforzo di credere in loro chiedendogli di provarci.


Dr.ssa Tiziana Cristofari

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*Istinto di morte e conoscenza, Massimo Fagioli




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