Capire cosa fare con le vaccinazioni
non è solo una questione di salute fisica — anche se ovviamente prioritaria —,
ma spesso è anche una questione antropologica, psicologica e soprattutto
pedagogica.
Nei giorni passati una mamma si è presentata al mio
studio e mi ha detto: “Lei si occupa di formazione, sviluppo e crescita a 360
gradi; quando io ho fatto le magistrali, diversi anni fa, c’era una materia che
si chiamava puericultura…” Annuii e lei continuò: “Allora vorrei che mi dicesse
cosa devo fare con mia figlia di 14 anni e il vaccino contro il Papilloma virus
(HPV): c’è chi dice che va fatto e chi invece sostiene che potrebbe essere
causa di altre conseguenze”. Dopo un attimo di esitazione aggiunse: “Io non so
cosa mia figlia farà della sua sessualità, non potrò sapere se e quando avrà
rapporti sessuali, non posso e non voglio controllare quello che di più umano e
naturale ci può essere nella sua vita, ma la possibilità che contragga questa
infezione mi spaventa più dell’HIV… Anche perché dall’HIV ci si può proteggere
con il profilattico, mentre da questa infezione no!”
Rimasi ad ascoltarla in silenzio. Era
evidente che per lei il problema non fosse solo importante, ma soprattutto
carico di responsabilità.
Allora le chiesi se avesse
approfondito la questione con un’informazione corretta e mi rispose che si era
affidata al web, ma non sapeva se ciò che aveva letto era affidabile. Mi disse
che i medici da lei contattati (pediatra e medico di famiglia) non erano
d’accordo: il primo diceva di non vaccinare, il secondo diceva di sì e lei, non
sapendo cosa fare, è venuta da me.
Le risposi che quando ci si trova in
queste situazioni di incertezza bisogna continuare la ricerca, perché la
salute, e in questo caso anche la sessualità della propria figlia, è di
primaria importanza e non si può certo liquidare la faccenda con un “non so e
pertanto non vaccino”.
La prima cosa da fare assolutamente
necessaria quando si leggono certi articoli sul web è vedere qual è la fonte,
ovvero chi scrive l’articolo, quali competenze ha, da dove provengono le
statistiche e le informazioni che riportano, e poi non fermarsi mai a quell’unico
articolo.
Partiamo dall’inconfutabile
presupposto che i vaccini nella loro storia hanno salvato milioni di persone —
e questo è un dato certo —, mentre oggi siamo nella tempesta di chi ha diffuso
l’idea che i vaccini, nello specifico quello contro il morbillo, sarebbe causa dell’autismo. Hanno fatto allarmismo che
però sappiamo non giustificato. Allen Frances medico psichiatra, autore del
DSM-3 e 4 (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali), Professore
Emerito presso il dipartimento di Psichiatria e Scienze comportamentali della
Duke University School of Medicine di Durham, Carolina del Nord, ha dichiarato:
“L’ipotesi che l’autismo fosse causato dalle vaccinazioni è una coincidenza
cronologica puramente casuale: l’età tipica in cui si manifesta l’autismo è
quella in cui si fanno le prime vaccinazioni. Studi convincenti e definitivi
hanno smentito qualsiasi correlazione causale e «The Lancet» [ovvero la
rivista dove fu pubblicato l’articolo della correlazione tra vaccinazioni e
autismo] ha ritrattato le tesi del primo articolo rivelatosi un imbroglio
scientifico (Horton 2004)[1].”
Il professor Alberto Mantovani, ex capo del dipartimento di immunologia
dell’Istituto Mario Negri di Milano, oggi professore di Patologia Generale
presso Humanitas University, ha aggiunto: “Uno studio del 1998 gettava ombre
sul vaccino antimorbillo, ipotizzandone un collegamento con l’autismo. Una vera
e propria «bufala!». Lo studio rivelato essere un falso, è stato smentito
ripetutamente e in tutti i modi — oltre che ritirato dalla rivista che lo
pubblicò — e sull’integrità dell’autore, Andrew Wakefield, sono stati sollevati
dubbi gravissimi che hanno portato alla sua espulsione dall’ordine dei medici
inglesi. Questo falso scientifico ha indotto una serie di studi mirati a
verificare il rapporto tra vaccinazione contro il morbillo e autismo o
complicanze neurologiche. Tutti gli studi sono concordi nell’affermare che non
esiste alcun legame[2].”
Detto questo, faccio notare alla
mamma che mi ha posto il quesito, che dati importanti vengono diffusi in
riferimento all’infezione del Papilloma virus che ogni anno causa 250.000 morti
e oltre 400.000 nuovi casi di cancro alla cervice dell’utero. È il secondo tipo
di tumore femminile più diffuso dopo quello della mammella. Pare inoltre che
questo tipo di infezione sia coinvolto anche nello sviluppo di alcuni tipi di
tumori alla gola. Inoltre il vaccino contro l’HPV è in grado di prevenire le
verruche dei genitali (condilomi) e la degenerazione tumorale del collo
dell’utero, oltre a offrire protezione contro lesioni tumorali mal rilevabili
dal pap-test[3].
Quindi, tenendo conto dei vantaggi che
il vaccino porta alla donna, delle bugie che sono state messe in circolazione
da persone senza scrupoli, ho detto a questa mamma che reputavo non ci fossero
motivazioni per non effettuare il vaccino.
Poi le ho suggerito di tenere presente
quanto purtroppo ancora una certa parte della società non percepisca la donna
quale soggetto da proteggere e rispettare anche nella sua piena e giusta
possibilità di viversi serenamente la sessualità. Spesso questo tipo di
astensione dall’effettuare il vaccino antipapilloma virus si fa sulla scelta del pensiero che la donna debba astenersi dai rapporti sessuali, che li debba avere in modo controllato con un
unico uomo: quello per la vita. Ma questo non garantisce comunque la donna,
perché l’uomo avendo avuto altre relazioni può essere portatore sano senza
saperlo. Non a caso c'è una campagna di vaccinazione anche per l'uomo contro il Papilloma virus.
Per quanto ogni madre e ogni padre
vorrebbe evitare alla propria figlia una relazione sbagliata, dobbiamo tenere
presente che non c’è nessuna possibilità di controllare (se non con la
reclusione) il corpo delle nostre figlie. Quello che io reputo di fondamentale
importanza è la possibilità di garantire al massimo la loro salute, a
prescindere da ciò che faranno.
Pertanto non “punite” le vostre
ragazze per la loro futura e umana sessualità con atti a mio giudizio gravissimi
di irresponsabilità sottraendole alla vaccinazione di cui ogni medico
competente e spesso “laico” vi direbbe di effettuare.
Dr.ssa Tiziana Cristofari
© Tutti i diritti riservati
[1] Allen
Frances, Primo, non curare chi è normale. Contro l’invenzione delle malattie,
Bollati Boringhieri, Gravellona Toce (VT) 2014. Corsivo mio.
[2] Alberto
mantovani, Immunità e vaccini. Perché è giusto proteggere la nostra salute e
quella dei nostri figli, Mondadori, Cles (TN) 2016.
[3] Ibidem.
Il libro è reperibile
o tramite AMAZON
Un titolo e un contenuto sicuramente contro tendenza, dato che libri e manuali sull’argomento parlano solo di come riconoscere i disturbi dell'apprendimento e quali sono gli strumenti dispensativi e/o compensativi per sostenere una realtà che, secondo la maggioranza della comunità scientifica, non ha soluzione in quanto i disturbi sarebbero causati da fattori genetici o neurobiologici.
Nel mio libro affronto scientificamente tutti questi argomenti e li smonto uno per uno dimostrando come sia improbabile quanto viene affermato. Ma soprattutto spiegando perché la comunità scientifica non ha ancora compreso o voluto comprendere, che questi “disturbi” mettono radici lì dove la scuola e la famiglia crescono figli e studenti senza una pedagogia adeguata.
Descrizione del libro. È intelligentissimo, ma il maestro mi dice che non ascolta. Legge stentatamente e la maestra mi ha detto che potrebbe essere dislessica. Non ricorda le tabelline e mi hanno detto che potrebbe essere discalculico. Mi hanno consigliato il logopedista. Mi hanno detto che dovrei portare mia glia a fare una visita dalla neuropsichiatra infantile. Poi ho letto un suo articolo... Poi cercando su internet il significato di queste parole mi sono imbattuta nel suo sito... È con le stesse parole che un papà arriva da una pedagogista che ha trovato la soluzione ai disturbi specifici dell’apprendimento. Inizialmente scettico, ma speranzoso - perché sua figlia, presunta dislessica, ha difficoltà relazionali con lui e un calo del rendimento scolastico -, s’imbatte in un’avventura scientifica, realistica e umana senza precedenti. Andrà alla scoperta del pensiero di medici e pedagogisti di fama mondiale che gli spiegheranno perché quello che comunemente si racconta sui disturbi dell’apprendimento non è realistico, trovandosi così involontariamente alla ricerca di una conoscenza genetica, neurobiologica, psicologica e soprattutto pedagogica di cui era profondamente allo scuro come del resto buona parte della comunità scientifica ed educativa. Riuscirà in questo modo a capire come nascono, come si prevengono e come si superano i disturbi dell’apprendimento. Ma soprattutto imparerà come è possibile evitarli con l’applicazione di una scienza che nel tempo è stata annullata dalla politica e negata nella formazione dei nuovi docenti: la scienza pedagogica.
Oggi il 25% dei bambini di una classe viene diagnosticato con un disturbo dell’apprendimento. Dicono che il problema è genetico o neurobiologico e per questo non si può far nulla se non dispensare e/o compensare. E se così non fosse?
La dottoressa Tiziana Cristofari pedagogista e docente, con l’aiuto tratto da teorie e prassi di eminenti e riconosciuti studiosi in pedagogia, psicologia e psichiatria - tra i quali Giovanni Genovesi, Shinichi Suzuki, Howard Gardner, Lev Semënovič Vygotskij, Massimo Fagioli -, ha dimostrato come sia ampiamente improbabile che i disturbi specifici dell’apprendimento abbiano origine genetica o neurobiologica e come invece siano il frutto dell’assenza totale di pedagogia scolastica e familiare.
Codice ISBN: 9791220015424
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