venerdì 10 luglio 2015

Maestra, ora ti spiego perché mi@ figli@ non farà i compiti delle vacanze

È una cultura millenaria quella che ci costringe ancora oggi a pensieri rigidi e severi sul lavoro che dobbiamo espletare: sia che esso sia svolto da un adulto sia che debba farlo un bambino o un adolescente. Ci accaniamo su punti fermi, arcaici e obsoleti, in nome di quello che hanno fatto i nostri padri o in nome di quello in cui credono addirittura i nostri nonni. E non vogliamo vedere e capire che i tempi, gli studi, la formazione delle persone hanno fatto sì, che molte di quelle credenze fossero finalmente superate. 
Noi, sfortunatamente, viviamo in una società, quella italiana, che sente il bisogno di rimanere ancorata a questo passato, perché le novità spaventano, le novità chiedono impegno per essere comprese, per essere gestite, e noi preferiamo che tutto resti allo status quo, perché ciò che non conosciamo ci spaventa, perché siamo pigri, perché non ci sentiamo mai abbastanza all’altezza delle cose nuove e pretendiamo che i nostri figli accolgano le nostre idee arcaiche, piuttosto che permettere loro di svilupparne delle nuove, e magari essere umilmente noi a crescere ancora di più, insieme a loro. 
Ci sono popolazioni, come quelle dei paesi del Nord Europa che invece il progresso e le novità (soprattutto in ambito scolastico) riescono ad abbracciarli più facilmente, chissà perché. Fatto sta, che sono sempre avanti a noi per tecnologia e ricerca scientifica soprattutto scolastica. E questo a me fa un po’ rabbia, soprattutto quando vedo che le prime limitazioni non politiche, vengono proprio dai docenti che non si aggiornano, non si reinventano nella didattica (forse non c'è passione per ciò che si fa), non accolgono le novità che gli propongono gli studenti, ma anzi ne proibiscono e inibiscono il pensiero prima ancora che sorga, naturalmente.
Noi adulti ci ostiniamo a pensare che i risultati nello studio debbano essere ottenuti con sacrificio, ma niente di tutto questo è più sbagliato! Ci ostiniamo a caricare di compiti lo studente, come si faceva nel passato, perché allora si pensava che l’esercizio continuo, frustrante e noioso, oltre che ripetitivo e massacrante, fosse il giusto mezzo per il riconoscimento di un studente buono ed eccellente. 


Tanti studi recenti, hanno dimostrato che un certo benessere psichico, il pensiero positivo, ossia il desiderio di fare una cosa, la curiosità nell’intraprenderla, la novità che incuriosisce, il gioco che rende tutto più rilassante e divertente, è il reale motore dell’apprendimento, della crescita creativa e della voglia di andare a scuola, che ancora troppo spesso manca ai nostri bambini e soprattutto agli adolescenti. Pertanto, perché respingere un certo bagaglio culturale scolastico che prepotentemente sta entrando nelle nostre vite per modificare la scuola in meglio? Perché continuare a vedere i nostri studenti annoiati, tediati, frustrati, da una cultura scolastica che non è più al passo con i tempi? E che toglie anche il piacere di imparare a leggere? Perché gli insegnanti non provano a ribaltare la situazione con nuove tecniche di partecipazione attiva?
Date retta a me, assecondate i vostri figli verso una didattica che semplifichi lo studio, perché imparare, non significa necessariamente soffrire. La vita, di sofferenze ce ne riserva già a sufficienza. Sta a noi fare quel piccolo sforzo e modificare i nostri atteggiamenti verso un progresso, che è da sempre al servizio dell’uomo per alleviare dolori, fatiche e noia. 
Comincia con una cosa piccola e facile da fare. Sperimenta insieme a tu@ figli@  i DVD de La maestra a casa per quanto riguarda la storia della scuola primaria, poi vedrai quanto il piacere dello studio potrà cambiare, e da allora capirai molto di più quanto la monotonia della didattica faccia rallentare la formazione.
Ci sono molte mamme che mi hanno domandato, per l’ennesima volta, quanto tempo per lo studio devono "imporre" ai propri figli durante le vacanze estive. Come possono "esonerarli" da questo stress vacanziero e come possono poi eventualmente giustificarli davanti alle maestre. 
La premessa per chi non mi conosce è che io sono assolutamente contraria ai compiti per le vacanze.
Precisato questo, vorrei mettere alcuni puntini fermi sulle competenze del docente e sulla vita familiare di un bambino.
Cominciamo con il dire che il docente ha diritti e doveri solo e sottolineo solo, quando il bambino o l’adolescente è in classe con lui/lei. Questo sta a significare che fuori dall’orario scolastico, sia durante l’anno che durante le vacanze (natalizie o estive che siano), non può e non deve intromettersi nell’educazione e nella gestione della vita dei ragazzi. Ossia, il docente vuole dare i compiti per le vacanze? Lo faccia! Il genitore ha stabilito che suo figlio starà al mare a divertirsi e giocare per tutto il periodo estivo? Lo deve fare. Ma lo deve fare senza sentirsi in colpa o in obbligo a giustificarsi, o in dovere di assolvere ad un compito (che io chiamerei incombenza), che un estraneo (il docente) gli ha assegnato (quasi imposto, perché questa è la prassi). Ma quale diritto ha un docente di interferire con i tempi e la vita familiare e personale di un qualunque bambino e dei suoi genitori? Se il docente vuole assegnare i compiti e la famiglia ha deciso che l’educazione per il suo bambino o bambina deve passare attraverso i compiti, i compiti verranno svolti, ma se il genitore decide diversamente, il docente deve tacere, non può pretendere, né discriminare l'allievo poi.
La storia delle note? L’ho ribadita più volte. Anticipate il docente scrivendo sul diario di vostro figlio che per volontà vostra non ha fatto i compiti assegnati, o meglio ancora diteglielo di persona quando la/lo andrete a salutare all’inizio dell’anno, che è sempre cosa molto gradita e anche formalmente corretta.
Vorrei ricordare ai genitori che vivono il senso di colpa o di frustrazione, che il ruolo del docente è limitato alle ore in cui sta in classe, ed è lì che deve far fruttare il suo ruolo e il suo lavoro: pertanto non deve chiedere un impegno lavorativo-scolastico extra alla famiglia. 
Anche per questo motivo, ben venga il progresso tecnologico che ci permette di non faticare nello studio, considerato che la lettura, l’appassionarsi ad essa, è solo un modo piacevole per imparare e non il mezzo esclusivo con cui farlo.
Cosa ne pensate quindi di alleggerire i vostri figli della scuola primaria nello studio della storia con la facilità del racconto per immagini? E di farlo magari quando ne hanno voglia nel periodo estivo, continuando a divertirsi, senza dover sentire il peso dello studio, ma di fatto continuando a farlo sia nel ripasso, che nelle nuove lezioni che dovranno studiare durante l’anno?


Dr.ssa Tiziana Cristofari

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Per tutti i bambini con "presunta" DSA o meno, che vogliono un'alternativa semplice e divertente allo studio della storia nelle scuole primarie, c'è 

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