È un fatto gravissimo, è evidente, l’incubo più grande di ogni genitore è un’ipotesi anche remota che qualcuno possa portarti via i figli, con la calunnia per giunta!
Ma purtroppo non credo che sia finita lì, soprattutto ci sono tantissime varianti di quell’orrore, di quelle torture psicologiche a genitori e figli, che penso sia arrivato il momento di dire come stanno le cose, tutte, non solo quelle che finiscono in tribunale e sulle prime pagine dei giornali e dei TG.
Viviamo in un’era in cui si fa molta attenzione alla violenza psichica dei bambini, giustamente direi, ed è scandaloso quando questo non avviene. E seppure lo troviamo scandaloso, succede di continuo, sotto gli occhi di tutti, che però rimangono spesso indifferenti o omertosi.
Faccio un lavoro che mi vede in contatto continuo con le difficoltà genitoriali e scolastiche che riguardano i bambini in prima persona. Quando quest’ultimi arrivano da me, intorno a loro ci sono problemi di relazione più o meno importanti e il più delle volte sono con le insegnanti e/o con la scuola in genere.
Prima che qualcuno mi accusi di fare di tutta l’erba un fascio, ci tengo a specificare che nella scuola ci sono insegnanti e dirigenti scolastici fantastici, ma ci tengo anche a specificare che sono pochi, come del resto capita in tutte le categorie professionali. Poi ci sono gli insegnati “ordinari”, quelli che non sono né bravi, né cattivi, ma sono anche quelli che vanno dove soffia il vento (spesso indifferenti e omertosi), purché non abbiano problemi o grattacapi di alcuna natura; e poi ci sono i pessimi, quelli da cui le famiglie scappano, i bambini li distruggono, e la scuola, se scoperti, si fa una terribile reputazione.
In questo scritto parlerò sicuramente di una minoranza, ovvero di una categoria specifica, partendo dal comportamento del docente, ma non lo classificherò; ogni singolo lettore potrà valutare le proprie esperienze di vita dando ai docenti che conosce una collocazione personale. Il mio scritto è solo per evidenziare che l’orrore Bibbiano può annidarsi in ogni scuola d’Italia e che non è così difficile poterlo incontrare personalmente.
L’obiettivo di questo articolo è che la presa di coscienza possa permettere di superare l’inerzia e l’omertà di chi vede e di chi capisce cosa sta accadendo, ma non muove un dito affinché la situazione cambi.
L’orrore più grosso che tutti sanno percepire della situazione Bibbiano, anche chi non è uno specialista in psicologia, è la violenza psicologica che non è stata vissuta solo dai bambini, ma anche ovviamente dai genitori e dalla famiglia in genere (nonni, zii, ecc.).
Proviamo ad immedesimarci, provate per un attimo a pensare di vivere la stessa esperienza su di voi, vedervi portare via i bambini con la calunnia; o pensate di essere i bambini stessi e che qualcuno vi possa far credere che i vostri genitori, che fino al giorno prima non avevate dubbi sul loro amore, all’improvviso usano violenza su di voi, che però non riuscite bene a capire, perché effettivamente non l’avete vissuta, e, per questo motivo, dall’oggi al domani vi trovate in un’altra famiglia, che ovviamente non ha alcun amore per voi, perché se fosse capace veramente di provare affettività, non potrebbe essere complice di certe nefandezze.
Non vi posso chiedere cosa state provando nel pensare che tutto questo vi possa toccare personalmente, ma lo posso immaginare.
È chiaro che poi queste atrocità andranno curate nella psiche del bambino (non si superano di certo tornando semplicemente a casa!); e secondo me, andrà curata anche quella dei genitori. Pensate quindi quanto può essere forte questa violenza.
Ora però vi racconterò di una violenza psicologica, più frequente, più subdola, ma allo stesso modo distruttiva, frequentemente attuata in varie scuole italiane, sotto gli occhi di tutti e siccome meschinamente subdola, mai punita o quasi mai.
Qui in Italia esiste ancora la libertà di scelta. Voglio dire, io quando sto male posso scegliere se andare a curarmi in una struttura pubblica o in una struttura privata (soldi permettendo), posso scegliere il medico da cui voglio un parere, ecc. Stesso discorso vale per i miei figli, posso decidere di portarli dal medico della mutua come da quello privato, da uno piuttosto che da un altro, ma la decisione rimarrà comunque la mia.
L’unico intervento coatto può essere attuato sui miei figli da un tribunale solo nell’eventualità in cui, io madre o padre, per mancanze gravi provate, trascuro i miei bambini.
Questo sta a significare che la scuola, — se l’insegnante capisce che c’è violenza sui bambini o gravissima trascuratezza dei genitori nei loro confronti, inadeguata e grave privazione della sua tutela, della sua alimentazione o del suo stato psichico —, può rivolgersi alle forze dell’ordine o ai servizi sociali. In nessun altro caso può minacciare l’utilizzo dei servizi sociali, soprattutto per piegare la volontà della famiglia ai propri interessi.
Secondo le Linee guida nazionali per l’identificazione dei disturbi dell’apprendimento a scuola, il legislatore dichiara che a farsi carico della prima fase ipotizzata di tale disturbo debba essere il pediatra di libera scelta. Dopo di che lo stesso, se concorda con l’ipotesi del docente (perché solo di ipotesi si tratta, fino a prova contraria), dovrebbe prescrivere l’iter per una diagnosi specialistica e indirizzare la famiglia verso le strutture di competenza.
Ma se io sono libera di scegliere il medico, libera di passare prima per il mio pediatra, libera se affrontare il problema con un bravo docente che possa aiutare mio figlio nella carenze delle materie per le quali si imputa il presunto disturbo, libera di scegliere quindi il o la professionista che possono aiutarmi, perché ci sono molte scuole che, come a Bibbiano, disonestamente e strategicamente impongono le loro soluzioni?
Partiamo dal principio.
Le giustificazioni del ricatto
Partiamo dalle giustificazioni spesso assurde, per cui un docente, — il più delle volte appoggiato dallo psicologo della scuola a cui la famiglia non ha mai chiesto valutazioni didattiche o comportamentali sul proprio figlio (quindi fatto anche in modo arbitrario) —, richiede con insistenza alla famiglia una valutazione cognitiva del bambino. Badate, con "insistenza" intendo un atteggiamento persecutorio che giornalmente attua il docente assillando la famiglia (anche in presenza di altri, quindi in barba alla privacy) su ogni atteggiamento o su ogni aspetto didattico che, del bambino, l'insegnante reputa fuori dalla norma.
Le realtà più oggettive per cui si richiede la certificazione sono per problemi in matematica, nella lettura, nella scrittura (ovvero quando ha una brutta calligrafia), nell’ortografia e se il bambino è particolarmente vivace. E fin qui uno potrebbe pensare (data la Legge 107) che sia giustificato, anche se vi garantisco che il più delle volte non lo è. Ma le richieste vengono fatte non solo per queste ipotesi, ma anche solo perché in una materia principale il bambino sfiora il 10 e nell’altra principale non raggiunge l’8. Ma perché questo? Non esiste più il diritto ad avere la materia preferita o quella per cui uno è più portato? Lascio a voi la risposta.
Però l’assurdità e l'aggressività oltre che forse la stupidità, si affaccia quando la richiesta di diagnosi è per queste ragioni:
perché il bambino colora solo in blu,
perché disegna caricature dei docenti,
perché guarda fuori dalla finestra,
perché un giorno ha disegnato una tomba,
perché ride continuamente,
perché è povero,
perché è dispettoso,
perché si alza spesso dal banco (in prima primaria a tre mesi dall'inizio della scuola),
perché non disegna i capelli ai suoi personaggi,
perché è straniero,
perché è troppo solitario,
perché è troppo leader,
perché piange se gli prendono i suoi materiali,
perché non guarda in faccia la maestra quando gli parla,
perché chiede di andare spesso in bagno,
perché si è fatto una volta la pipì addosso,
perché non mangia tutto quello che ha nel piatto a mensa,
perché non gioca con i compagni,
perché vuole stare sempre per mano alla maestra,
perché porta spesso un giocattolo a scuola,
perché non rispetta la fila,
perché non tiene il margine del quaderno,
perché salta i fogli nel quaderno,
perché i numeri non riesce a scriverli perfettamente in colonna,
perché ha la testa fra le nuvole, e ne potrei dire tante altre…
Vi sembrano stupidaggini? Chiedetelo a quei genitori ai quali è stata fatta la richiesta di certificazione per questi motivi! Io ne vengo messa al corrente perché ovviamene queste famiglie capiscono che devono intervenire o perché vogliono intervenire, ma si rendono conto che l’intervento potrebbe avere un senso dal punto di vista pedagogico ma non certo dal punto di vista medico. Genitori terrorizzati che il proprio figlio abbia chissà quale difetto solo perché rientra in uno di questi esempi appena citati, vengono da me per essere certi di non aver commesso chissà quale mancanza nei confronti dei loro bambini e scoprire poi, con una didattica e pedagogia adeguata, che certi comportamenti dei propri figli mettono le radici proprio in ambito scolastico, perché guardate un po’, con una nuova maestra, le materie le recuperano e i comportamenti si modificano.
Il ricatto
Uno dei ricatti peggiori in ambito scolastico, è quello di avvisare i servizi sociali se i genitori non fanno ciò che gli dicono gli insegnanti, a dispetto di ogni libertà di scelta del genitore.
E questa è già una violenza psicologica terribile nei confronti delle famiglie che il più delle volte si sentono costrette a correre da un avvocato per tutelarsi da questi atti di prepotenza mascheratamente legalizzati.
Ma non è tutto, perché se il genitore non dà seguito a quanto richiesto dalla scuola, cominciano le vessazioni sui bambini, che con il passare dei giorni andranno a confermare le ipotesi di disturbo arbitrariamente esposte dai docenti. Questo perché i bambini vessati a scuola subdolamente, e capaci ancora di sentire i soprusi e gli abusi su di loro (contrariamente a quanto spesso succede agli adulti che diventano lucidi e razionali e incapaci di provare alcun sentimento), non possono reagire, non ne sono capaci, se non con crisi di pianto, diventando scontrosi, ammutolendosi, perdendo la voglia di andare a scuola, diventando nervosi. Questa non è forse una gravissima violenza psicologica?
Poi, se le famiglie trovano la forza e la possibilità di cambiargli scuola, i bambini rinascono a vita, anche se il danno in qualche modo è stato creato e andrà superato con una corretta relazione docente-studente.
Altro ricatto, molto più frequente del primo, è che gli accertamenti sulle capacità cognitive, devono essere fatti nelle strutture o dai medici consigliati dalla scuola o da quell’insegnante specifico. Non solo. Spesso hanno anche la faccia tosta di dire che le valutazioni fatte da medici da loro non consigliati, non vanno bene. Il pediatra non va bene! Ma come? Non sono le Linee guida nazionali a dire che il primo medico a cui bisogna rivolgersi su segnalazione della scuola è proprio il pediatra di libera scelta? Non vi sembra molto strano che la scuola o, ripeto, l’insegnate abbiano proprio il nominativo giusto da dare alla famiglia? Questa, per chi la vuole vedere, si chiama mafia!
La scuola, gli insegnanti, si dovrebbero limitare alla segnalazione. Se poi il genitore vuole dare un seguito o non lo vuole dare, o lo vuole dare con quel medico o con quell’altro professionista, è un problema della famiglia. La scuola ha sempre un’arma nei confronti dei bambini e delle loro famiglie, che è quella del voto nella materia e del voto in condotta. Pertanto, non si capisce perché debbano arrivare al ricatto, se non per opportunismo. Dubito che il ricatto sia espressione di un amore sviscerato nei confronti dei bambini. Se fosse così saprebbero trovare molte alternative pedagogiche/didattiche per migliorare le prestazioni dei loro studenti, non certo farli passare per malati solo perché in quel periodo hanno la creatività di disegnare solo con il colore azzurro.
Non è forse anche questo un po’ il metodo Bibbiano? Ti costringono con il ricatto a fare ciò che vogliono per poter raggiungere i loro scopi, qualunque essi siano. Di ciò che provano famiglie e figli, di ciò che saranno le conseguenze proprio sullo sviluppo dell’apprendimento del bambino, non gli può proprio interessare niente.
Ovviamente anche in questo caso il ricatto alle famiglie, se non raggiunge l’obiettivo, diventa oppressivo, punitivo, repressivo nei confronti dei bambini che cominciano a stare malissimo a scuola, aumentando eventualmente le difficoltà già esistenti. Ma mi viene una domanda. E se fossero proprio gli insegnanti di questo tipo a creare difficoltà nell’apprendimento dei bambini che oramai raggiunge gli stessi numeri di un’epidemia? È chiaro a tutti come si distrugge la mente di un bambino e soprattutto lo sanno bene gli insegnanti che hanno imparato a conoscerli e a capire cosa fa loro del bene e cosa no anche senza competenze psicologiche, ma piuttosto con grande razionalità cinica, opportunistica e priva della pur minima affettività nei confronti dell’umanità.
Perché docenti e scuola ricattano
La prima motivazione, la maggiore, quella che generalmente giustifica il comportamento della gran parte dei docenti è la deresponsabilizzazione nei confronti dei bambini e delle loro famiglie per quanto concerne l’andamento didattico-comportamentale: più certificazioni hanno, più PDP fanno, più si sentono autorizzati a lasciar andare, a non assumersi le responsabilità didattiche/pedagogiche di qualsiasi natura siano.
Una collega mi ha detto «il PDP lo facciamo perché se il bambino combina qualcosa almeno la scuola ha la giustificazione del PDP». Mi ha fatto accapponare la pelle! A certe affermazioni, seppur tante volte sentite, non riesco proprio ad abituarmi.
Poi ci sono le prove INVALSI. Dato che oggi le scuole sono diventale tutte delle piccole aziende; lo dimostra anche il linguaggio che se ne fa uso: dirigente scolastico, capitale umano, competenze; anziché preside, bambini, cultura; per poter tenere alta la didattica della scuola e quindi il prestigio, con le certificazioni possono giustificare l’andamento di una parte degli studenti che non raggiunge certi standard.
Ma la motivazione che tutti non vogliono vedere è quella più scontata del nepotismo o dei soldi. Un tempo si facevano convenzioni con strutture culturali, oggi si fanno con le strutture sanitarie private ma convenzionate, alle quali inviare i piccoli pazienti della scuola con lunghissimi percorsi riabilitativi (?) che le Regioni sono poi obbligate a sostenere; le stesse strutture sanitarie riconosceranno poi un tornaconto o alla scuola o direttamente nelle tasche di quel docente. Vi sembra così assurdo qui in Italia? O semplicemente non vogliamo vedere?
Se la pretesa è indirizzare questi sfortunati genitori alla struttura o al medico di loro conoscenza, fino ad arrivare al ricatto e alla coercizione, ad esempio facendo ostruzionismo per rilasciare il nullaosta quando la famiglia ha scoperto l’inganno e vuole mettere al riparo il proprio figlio cambiando scuola o per tutto quello che abbiamo detto sopra, è perché hanno un tornaconto personale economico che li spinge a farlo, punto.
E questa è solo una parte di quello che giornalmente vivo.
Inoltre, quello che vi ho raccontato non avviene solo a Roma, dato che nel mio studio arrivano bambini da tutta l’Italia e tutti con i medesimi problemi. Forse è il caso che una riforma della scuola seria venga attuata al più presto, perché quello che sta succedendo è veramente disgustoso.
Dott.ssa Tiziana Cristofari
© Tutti i diritti riservati