lunedì 14 marzo 2016

Zootropolis e la nuova eugenetica

Ieri sono stata nuovamente al cinema con la piccola ma oramai quasi grande Manuela. 
Quando un componente della famiglia cresce sembra di non rendercene conto, forse perché lo hai sempre sotto gli occhi, cosa che invece ti sorprende quando vedi un vecchio alunno diventato grande. Manuela è un po’ così, piccola perché vuole ancora giocare con i pupazzetti, ma altrettanto cresciuta perché ti fa discorsi oramai da grande, inserisce nelle frasi paroloni importanti che prima non usava, e tu capisci che sta crescendo.
Abbiamo visto insieme Zootropolis. Sono andata pensando di passare un po’ di tempo con lei nella speranza che i bradipi
rendessero divertente il nostro fine settimana e così è stato, anche se per poche battute. Il cartone è carinissimo, divertente e… molto animato! ma è stato anche una sorpresa, di quelle che guardi e dici: “Caspita! Non me lo aspettavo!”
Chi lo ha creato ha un rapporto forte con la realtà, nessuna sbavatura, nessuna illusione, molta creatività e allo stesso tempo, molta intelligenza. Ha toccato temi forti come la tolleranza e il rispetto della diversità, l’inclusione e il pregiudizio, la voglia di realizzare i propri sogni e la dura realtà della vita sociale. Ma anche il comprendere quanto scambio favorevole e positivo ci può essere nelle proprie competenze e soggettività per il raggiungimento dei nostri obiettivi e di quelli altrui. Sembrerebbe retorica, ma chi ha pensato questo cartone ha saputo usare tatto e trasformare le caratteristiche dell’essere umano nelle peculiarità e soggettività degli animali o… viceversa, fate un po’ voi! 
La sorpresa più grossa però è stata quando l’autore ha toccato il tema per eccellenza, quello sulla questione genetica di cui oggi tanto ci si riempie la bocca. Con toni più pacati rispetto al passato  quando si parlava di eugenetica, ma ugualmente discriminanti. Mi chiedo perché (e probabilmente se lo è chiesto anche l’autore del cartone) di ogni problema ambientale se ne fa un fatto genetico e pertanto insito nella persona stessa e allo stesso modo discriminante e etichettante, nonché invalidante a vita: basta pensare a tutti i discorsi genetici infondati [1] sui disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Nel cartone animato è raccontato benissimo tutto l’iter e l’interesse che sta dietro a questo discorso sulla genetica, dal perché viene proposto fino all’errore nel proporlo e al danno che ne consegue. Ma non è tutto, perché, anche se in modo molto fantasioso l’autore racconta di una alternativa possibile all’idea di genetica, e sorridendo, mi verrebbe da dire anche più probabile delle cause che generalmente ci indicano e che ci vogliono far credere scientifiche. Una trasfigurazione animata che racconta del mondo reale, direi quasi terribilmente e concretamente reale. Ancora una volta un messaggio diretto agli adulti da ascoltare e tenere presente.

Dr.ssa Tiziana Cristofari
©Tutti i diritti riservati

[1] T. Cristofari, Ecco come distruggiamo la mente dei nostri bambini, romanzo-saggio sui DSA di prossima pubblicazione

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