Sono cresciuti e fanno domande anche scomode.
I più attenti sono molto curiosi e le domande di storia spaziano su argomenti anche di attualità.
Perché ci sono le guerre? Ci sarà la guerra anche in Italia? Ora in Palestina c’è la pace? E tante altre domande frutto di ciò che sentono alla televisione e tra i discorsi degli adulti.
Bisogna sempre rispondere alle loro domande: crescere vuol dire imparare e conoscere significa crescere.
Il rapporto nel dialogo con gli studenti è necessario e passa anche per le risposte alle loro domande scomode.
Quest’anno è iniziato tra di loro con qualche scaramuccia. Qualcuno ha tentato di prevaricare su altri; qualcuno è stato sgridato per ciò che ha fatto.
Abbiamo parlato di questi atteggiamenti sconvenienti tra di loro. Abbiamo parlato, molto. Abbiamo capito che la “guerra” si fa in due, anche e soprattutto tra compagni. Abbiamo capito che l’amicizia ci piace di più del conflitto e che essere amici ci permette una condivisione che ci rende spesso anche complici.
Abbiamo parlato tanto di “guerra e pace”, e lo abbiamo fatto con un laboratorio costruito ad hoc. Lo abbiamo chiamato con il titolo di un libro che ci ha guidati: Pace e guerra. Proteggere i diritti e costruire la democrazia.
Abbiamo scoperto che ascoltare gli altri senza prevaricare è un compito difficile e lo abbiamo fatto inventando storie orali in cui a turno i bambini e le bambine, creavano un pezzo della storia su cui un altro compagno o compagna doveva costruirne il seguito.
Abbiamo imparato ad ascoltare di più gli altri e noi stessi, a stare in silenzio quando gli altri parlano.
Ma una cosa, la più importante hanno imparato i miei bambini: a costruire, inventare, sperare in storie di pace a fronte dei racconti iniziali che parlavano sempre e solo di guerra, armi e prevaricazione.
Per me una soddisfazione infinita…
Dott.ssa Tiziana Cristofari
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