mercoledì 24 giugno 2015

Gli affetti: ecco perché sono il fondamento della nostra vita (II parte)

Gli affetti

Nella prima parte di questo articolo avevamo spigato che le emozioni erano delle modificazioni fisiologiche, psicologiche e comportamentali che possono essere intense ma sono transitorie [Margherita sentirà un’emozione forte (intensità), diventerà rossa (transitorietà)], ma avevamo anche detto che le emozioni non erano reazioni affettive. In effetti spesso ci può essere confusione nell’utilizzare il termine affetto: spesso si confonde con emozioni, sentimento, turbamenti, passioni, confusione emotiva, ecc.
Gli affetti sono degli stati d’animo, che corrispondono a sentimenti complessi, che durano nel tempo entrando nella nostra vita e nei nostri rapporti.
Per provare affetto dobbiamo necessariamente
avere rapporto con gli altri in una dimensione molto personale e profonda, inconscia, una dimensione che deve poter coinvolgere il nostro pensiero (e non la nostra ragione). Gli affetti fanno riferimento a una serie di dimensioni interne tipiche, anzi direi esclusive, dell’uomo: dall’amore al desiderio, all’odio, alla rabbia, e a tutte le sfumature del sentire, che si sviluppano nel rapporto umano. Quindi, dopo che Margherita avrà provato una forte emozione per quell’uomo che l’ha visivamente colpita, se lui si muoverà nei confronti di lei in modo pulito, onesto e affettivo, Margherita comincerà a provare un affetto chiamato amore, desiderio, passione ecc. Gli affetti sono alla base della vita umana delle persone, senza di essi non si possono concepire il pensiero, la memoria, l’apprendimento, la creatività.
Soffermiamoci un attimo sull’apprendimento. Se Margherita fosse nata in una famiglia incapace di affettività, ossia, ad esempio incapace di ascoltarla quando tornava da scuola o semplicemente quando aveva voglia di parlare; incapace di abbracciarla e di baciarla per festeggiare un evento o semplicemente per trasmetterle delle emozioni; incapace di consolarla quando le cose non andavano per il verso giusto ecc., probabilmente Margherita avrebbe fatto tanta fatica ad innamorarsi, a provare desiderio, a conoscere l’amore. Magari sarebbe stato più facile trovare un uomo freddo e violento, un uomo assolutamente insensibile verso di lei e gli altri, incapace di provare affettività per chiunque.
Per anni, diciamo pure per secoli, millenni, tutti: filosofi (Platone, Aristotele, Spinoza, Kant ed altri), religiosi (San Paolo, Sant’Agostino, Pascal ed altri), medici (Freud e non solo) ecc., ci hanno fatto credere che la ragione fosse l’unica realtà umana che bisognasse seguire a tutti i costi; che l’origine del male sta nella sensibilità del corpo; che le passioni rendono l’uomo tiranno e simile a un burattino; che la passione è una malattia; fino ad arrivare a Freud che sosteneva che l’inconscio è originariamente perverso e siccome gli affetti irrazionali coincidono con l’Es, l’Io deve difendersi con la rimozione e la repressione affinché non sfocino nella malattia mentale. Tutto questo naturalmente a scapito della realtà irrazionale dell’uomo, ossia affettiva, quella che non poteva essere controllata, perché agiva attraverso il sentire irrazionale dell’essere umano. I bambini stessi, troppo spesso ancora adesso, non sono considerati quali esseri pensanti come gli adulti, e solo perché vivono in un mondo irrazionale! Per fortuna direi! Insomma c’è ancora tutta una cultura che cerca di rendere animalesca la realtà più profonda e vera dell’uomo: quella irrazionale, affettiva, quella che ci fa perdere il controllo in alcune situazioni, se vissuta pienamente. Quella che ci permette di amare abbandonandoci al sentire, quella che ci permette di viverci le passioni, di desiderare. La ragione ha sempre represso questi affetti, ci impedisce di viverli, ci toglie l’unico motivo per riconoscerci l’umanità nel rapporto con l’altro. 
Il vero artista è un irrazionale: l’artista spesso è considerato malato perché nelle sue realizzazioni non usa la ragione, ma pensa, crea musica, costruisce, dipinge, dinamizza qualcosa che altri mai hanno fatto o che in natura non c’è mai stato. La sua creatività sarebbe impensabile senza l’irrazionalità, ossia la capacità di abbandonarsi ad un sentire puramente umano.

Dr.ssa Tiziana Cristofari

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Consultazione: Di Sbatino, Cigala Fulgosi, La psicologia, Armando Scuola.

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