venerdì 22 dicembre 2017

I nostri figli salvati da Pedagogisti ed Educatori

Mercoledì 20 è stata una giornata speciale. Uscivo da una situazione di malessere con nausea e vertigini importanti e per la prima volta dopo cinque giorni mi rimettevo al computer.
Fino a quel giorno avevo sperato, ma non mi ero illusa. Poi mi accorsi che il collega Alessandro Prisciandaro, alle sette della mattina, aveva postato quanto pedagogisti ed educatori andavano sperando da diversi anni: il riconoscimento del nostro titolo accademico e delle professioni da noi svolte era diventato legge! Esultai da sola davanti al computer; la mia cagnolina mi guardò interrogativa, poi anche lei cominciò a scodinzolare come se avesse percepito il mio cambio di umore, il mio entusiasmo.


Come pedagogista lotto da tanti anni per riaffermare l’idea che i bambini nascono sani, mentre il mondo adulto poi li distrugge attribuendogli qualche disturbo dell’apprendimento, che io preferisco definire difficoltà scolastiche. Lotto contro gli insegnanti spesso incompetenti e indottrinati a far diagnosi di disturbi dell’apprendimento, completamente allo sbando su cosa sia e come si debba affrontare un lavoro didattico e formativo con bambini che devono poter crescere in serenità, con le proprie attitudini e con i propri tempi, in epoche che cambiano in modo vertiginoso costringendo i bambini a fare i conti con genitori vecchio stampo, docenti impreparati, non al passo con i tempi, arretrati nella didattica e incapaci di cooperazione, sensibilità, integrazione, problem solving.

venerdì 1 dicembre 2017

L'aggressività rabbiosa sintomo delle nostre frustrazioni

Ieri ad una collega di lavoro che mi chiedeva come riuscissi a sopportare gli insulti sul web ho risposto che mi limito a non leggerli. E quando mi capita di farlo rispondo sempre con gentilezza perché credo sia fondamentale non scendere a certi livelli di conversazione, ma soprattutto perché se vogliamo migliorare la società dobbiamo partire dal nostro meraviglioso mestiere: quello di Pedagogiste. E credo proprio che i pedagogisti, per far crescere nel migliore dei modi le nuove generazioni hanno compreso, anche attraverso il percorso di studi, che il miglior metodo possibile per far sì che una persona diventi in un certo modo, è quello di essere ciò che si è e non ciò che si dice. Pertanto “noi non offendiamo!”
Forse però, avete ragione, non è così semplice.
Si sa che le persone sono diverse una dall’altra, hanno idee diverse, opinioni e gusti diversi. 
E così insegno ai miei bambini che bisogna accettare e rispettare la diversità; che deve essere lecito e legittimo pensarla diversamente e che in virtù di questo, nessuno deve farci coercizioni di sorta o pressioni affinché il nostro modo di pensare o di fare cambi se noi non lo vogliamo.