giovedì 1 novembre 2018

La separazione? Ecco quando ti arricchisce.


Qualche tempo fa un bambino di 8 anni al quale dicevo che il nostro percorso didattico era finito perché lui era diventato molto bravo mi ha risposto: “Io però posso continuare a venire qui!” Certamente, ho detto, tutte le volte che vuoi…
Ho mentito? Un po’ sì e un po’ no. Sì, perché so che lui non avrà più occasione di tornare da me se non per una esplicita volontà della famiglia che vuole mantenere un legame che va oltre quello professionale; no, perché penso che ogni bambino deve poter mantenere la “speranza” di rivedere colei (o colui) con la quale ha creato una relazione profonda che gli ha permesso di essere e di sentirsi capace come tutti gli altri.



Quando una bambina viene al mio studio e poi finisce il suo percorso formativo; quando reputo che ha raggiunto l’indipendenza necessaria e può proseguire il lavoro scolastico da sola, abbiamo bisogno di una, due o tre lezioni ancora per effettuare una buona separazione. Questo perché la buona separazione è fondamentale per permetterle di non avere crisi didattiche nel suo lavoro di studentessa indipendente. In quelle lezioni dobbiamo avere anche il modo e il tempo per parlare di quello che succederà senza il nostro incontro settimanale. Dobbiamo parlare delle sue paure, delle sue emozioni, devo avere abbastanza tempo per ribadire che lei (o lui) è in grado di farcela.


I genitori che spesso riportano i bambini da me, sono coloro che hanno preso l’iniziativa di interrompere dall’oggi al domani la relazione tra me e il bambino, decidendo personalmente e senza interpellarmi la fine del percorso quando spesso non è ancora il caso. Ma lo fanno solo perché hanno visto i miglioramenti che speravano e decidono che il percorso è così finito. In questo modo, senza avere alcuna competenza nella valutazione del bambino e della sua capacità di reggere in autonomia il lavoro, si ritrovano poi a vederlo regredire e a tornare spaventati al mio Studio.


Non capiscono questi genitori che una relazione che ha portato a risultati positivi nella didattica scolastica è una relazione forte che deve essere capita e supportata permettendo al proprio figlio di separarsi al momento giusto e senza traumi. Dando cioè il tempo di fare una separazione consapevole e soprattutto preannunciata.
Dico preannunciata perché la famiglia spesso non comprende che interrompere senza preavviso una relazione forte è motivo di crisi per il bambino. È come strappare via un affetto costruito nel tempo, senza avere l’opportunità di metabolizzare quanto sta per accadere.


Per questo, le più belle separazioni con le docenti di scuola, sono quelle delle insegnanti che hanno saputo creare e costruire durante l’anno relazioni forti con i propri studenti, e i più fortunati hanno avuto cinque, ma anche quattro o tre o due o un anno intero (considerando la 5^ classe) per chiudere quella relazione consapevolmente.
Provate a pensare quanti sono stati gli insegnanti che nella vostra vita scolastica, dalle elementari alle superiori, sono stati capaci di lasciare il segno. 
Forse uno, o due, i più fortunati tre… Oggi non avreste voglia di rivederli? Come è stata la vostra separazione da loro? Avete sofferto? È stata bella, brutta? Raccontatemela!
Senza nulla togliere ai genitori, ai nonni, agli zii, agli amici più cari. Ricordate che i docenti, quelli veri, quelli che restano nel cuore, sono tra le persone più importanti nella vita dei vostri figli. 


Come potete pensare di strappare il loro rapporto con quel docente senza provocare una ferita?
Le separazioni nella vita sono tantissime. Per lutto, per trasferimento, perché ci si perde di vista, ma quelle che restano dentro con forza e con potenza positiva nella vita futura sono quelle che hanno saputo costruire una relazione forte e hanno saputo separarsi bene.

Dr.ssa Tiziana Cristofari
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Un titolo e un contenuto sicuramente contro tendenza, dato che libri e manuali sull’argomento parlano solo di come riconoscere i disturbi dell'apprendimento e quali sono gli strumenti dispensativi e/o compensativi per sostenere una realtà che, secondo la maggioranza della comunità scientifica, non ha soluzione in quanto i disturbi sarebbero causati da fattori genetici o neurobiologici.
Nel mio libro affronto scientificamente tutti questi argomenti e li smonto uno per uno dimostrando come sia improbabile quanto viene affermato. Ma soprattutto spiegando perché la comunità scientifica non ha ancora compreso o voluto comprendere, che questi “disturbi” mettono radici lì dove la scuola e la famiglia crescono figli e studenti senza una pedagogia adeguata.

Descrizione del libro

È intelligentissimo, ma il maestro mi dice che non ascolta. Legge stentatamente e la maestra mi ha detto che potrebbe essere dislessica. Non ricorda le tabelline e mi hanno detto che potrebbe essere discalculico. Mi hanno consigliato il logopedista. Mi hanno detto che dovrei portare mia figlia a fare una visita dalla neuropsichiatra infantile. Poi ho letto un suo articolo... Poi cercando su internet il significato di queste parole mi sono imbattuta nel suo sito…
È con le stesse parole che un papà arriva da una pedagogista che ha trovato la soluzione ai disturbi specifici dell’apprendimento. Inizialmente scettico, ma speranzoso — perché sua figlia, presunta dislessica, ha difficoltà relazionali con lui e un calo del rendimento scolastico —, s’imbatte in un’avventura scientifica, realistica e umana senza precedenti. Andrà alla scoperta del pensiero di medici e pedagogisti di fama mondiale che gli spiegheranno perché quello che comunemente si racconta sui disturbi dell’apprendimento non è realistico, trovandosi così involontariamente alla ricerca di una conoscenza genetica, neurobiologica, psicologica e soprattutto pedagogica di cui era profondamente allo scuro come del resto buona parte della comunità scientifica ed educativa. 
Riuscirà in questo modo a capire come nascono, come si prevengono e come si superano i disturbi dell’apprendimento. Ma soprattutto imparerà come è possibile evitarli con l’applicazione di una scienza che nel tempo è stata annullata dalla politica e negata nella formazione dei nuovi docenti: la scienza pedagogica.

Oggi il 25% dei bambini di una classe viene diagnosticato con un disturbo dell’apprendimento. Dicono che il problema è genetico o neurobiologico e per questo non si può far nulla se non dispensare e/o compensare. E se così non fosse? 
La dottoressa Tiziana Cristofari pedagogista e docente, con l’aiuto tratto da teorie e prassi di eminenti e riconosciuti studiosi in pedagogia, psicologia e psichiatria — tra i quali Giovanni Genovesi, Shinichi Suzuki, Howard Gardner, Lev Semënovič Vygotskij, Massimo Fagioli —, ha dimostrato come sia ampiamente improbabile che i disturbi specifici dell’apprendimento abbiano origine genetica o neurobiologica e come invece siano il frutto dell’assenza totale di pedagogia scolastica e familiare.
Codice ISBN: 9791220015424


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