lunedì 26 febbraio 2018

Gli psicologi ritrattano: abbiamo sbagliato a valutare i DSA


È da qualche giorno che sul web esperti in psicologia stanno ritrattando il loro punto di vista sui problemi dell’apprendimento. Uno di questi è il Dr. Giacomo Stella che non si limita ad affermare di aver causato un’epidemia dei disturbi dell’apprendimento, ma va oltre: dichiara che i professionisti dell’educazione (ovvero i pedagogisti) si stanno sottraendo ai loro compiti e soprattutto alla didattica dando vita ai disturbi dell’apprendimento. Eludendo però il fatto che le certificazioni sono fatte da loro e non certo dai pedagogisti!
Di seguito uno stralcio preso dal mio libro Bambini senza DSA: una realtà possibile! che mette in evidenza quanto affermato da Stella nel suo libro Dislessia a contrasto di quanto va affermando nelle recenti pubblicazioni.

In libreria comprai il libro sulla dislessia dello psicologo Giacomo Stella,  considerato dal mondo scolastico e dal web emerito esperto di dislessia e fondatore dell’Associazione Italiana Dislessici. Quindi comprai quel libro pensando che mi avrebbe spiegato tutto quello che c’era da sapere.
Leggendo il suo libro però scoprii che aveva omesso tantissime componenti psicologiche fondamentali per la diagnosi di certe difficoltà cognitive e tantissimi studi di settore che dichiarano il contrario di quello che lui afferma nel libro.»    
«Ma per capire questo come ci sei arrivata?»




«Un po’ faceva acqua il suo discorso: tieni presente che io avevo già una base di studi psicologici e pertanto certe cose che lui affermava ragionandole non mi tornavano; altri motivi invece per cui avevo intuito che il suo discorso non era attendibile erano il risultato dei miei studi personali sulla questione…
Stando ai suoi discorsi scoprii che le insegnanti non avevano mentito, in effetti le loro ‘diagnosi’ rispondevano perfettamente alle caratteristiche che lo stesso psicologo Stella proponeva per i bambini portatori di queste disabilità. Così il dottore riferiva nel suo scritto di queste patologie: per lui i bambini di cui parla sono disabili. Forse anche perché fino a poco tempo fa venivano inquadrati nella legge 104, ma ora non ci rientrano più e forse troveranno un altro modo per definirli, ma su quel libro venivano considerati disabili.»
«Ma non hai detto che i medici dicono che questi bambini non solo malati?»
«Appunto! Questa è una contraddizione enorme e si gioca più sul piano psicologico che su quello fattuale. Perché se dico che il bambino è malato, allora è giustificato il neuropsichiatra e il logopedista che poi lo seguirà, lo psicofarmaco e/o la psicoterapia (ovvero la circolazione del denaro e il rinforzo delle lobby di potere). Ma ti dico anche, e te lo faccio credere, che il disturbo dell’apprendimento non è una malattia, e lo faccio per calmarti l’animo, per far sì che io possa diagnosticare il tuo bambino ed etichettarlo, rendendo più debole e fragili non solo i bambini diagnosticati, ma anche la famiglia, che proprio perché sarà convinta che il bambino non è malato, ci crederà.
Allora, ricapitolando: se tutti questi ‘sintomi’ che vogliono accertare non sono malattia, cosa sono? Se la pedagogia e la didattica possono fare tanto per quei bambini, dove stanno? Le hanno negate, sepolte, indebolite, oscurate, annientate nel pensiero della medicalizzazione, perché la politica e le lobby dominanti, non vogliono dare spazio alla cultura e alla salute delle persone, altrimenti il sistema formativo dal nido all’università dovrebbe automaticamente cambiare. Altrimenti andremmo verso la vera democrazia…»
«Certo…» disse Luca sommessamente.
«Dopo aver letto il libro dello psicologo Stella, presi ancora tempo. Avevo bisogno di capire tutto quello che non mi convinceva.
[…]


Stella faceva una distinzione tra dislessia acquisita (ovvero un qualcosa che prima non c’era e poi è venuto fuori) e dislessia evolutiva (ovvero qualcosa che cresce insieme al bambino), sosteneva che nella dislessia acquisita il soggetto interessato avesse subìto una lesione nelle aree corticali in seguito ad un evento patologico, ma Stella non specifica la tipologia di evento che può scatenare tale lesione e anche qui, per questo, mi convinse poco.
Ma ragionando autonomamente sulle argomentazione da lui proposte per la dislessia acquisita, le ipotesi che mi sentivo di fare e che avrebbero potuto scatenare delle lesioni erano due: che il soggetto avesse avuto un incidente di tipo fisico e pertanto la lesione fosse visibile a livello diagnostico (risonanze, lastre ecc.) e in questo caso avremmo potuto parlare di lesioni organiche, ovvero di qualcosa che prima era in un certo modo e che poi è stato alterato, modificato o distrutto a livello organico. L’altra ipotesi era che se l’evento scatenante fosse stato di tipo psicologico (tipo la morte di un parente stretto, di un amico, la malattia di qualcuno a cui si tiene particolarmente, ecc.) allora non potevamo parlare di lesioni organiche, ma di una lesione del pensiero, legata appunto a un episodio emotivo che ha alterato una certa immagine interna (psicologica). Quindi le ipotesi si fondavano su due eventi completamente diversi e che Stella non indagava minimamente.
Quello che mi interessava, cercando di comprendere le sue parole, stava nel fatto che lui non proponeva questa differenza tra lesioni organiche o psicologiche, che invece è sostanziale nella eventuale malattia e cura. Pertanto il suo discorso diventava poco credibile.
Se avesse avuto ragione, Giulia doveva avere una dislessia acquisita (dato che non ha mai avuto una lesione traumatica), dato che fino a quel momento non aveva avuto alcun sintomo. Pertanto potevo continuare a ipotizzare che Giulia avesse eventualmente una lesione in termini psicologici, e questo, se così fosse stato, poteva avere un senso.
Poi però Stella, nel suo libro, sostiene che non tutte le dislessie evolutive portano a un recupero: un’affermazione che non ti nego, mi fece rabbrividire e indignare. Se così fosse, dovevo pensare che quel trauma psicologico (la morte dei genitori) che ha portato a una carenza, non fosse più superabile o addirittura avesse causato un danno simile ad una lesione organica — come se fosse stato tolto qualcosa all’organismo per cui dal quel momento in poi la persona non è più in grado di svolgere certi compiti —, che prima invece svolgeva.»
[…]


E in effetti nel suo libro ho trovato questa affermazione che mi conferma quanto detto:

“Nel caso della dislessia evolutiva il soggetto deve acquisire una funzione che ancora non possiede avvalendosi di un sistema neurobiologico che ha delle peculiarità che ne ostacolano l’apprendimento […].”[1] »

«Dice che il bambino deve acquisire ancora una funzione…»
«Appunto, come se alla nascita gli mancasse qualcosa. Come afferma una certa cultura che non si vuole superare. Lui si riferisce ad una realtà neurobiologica, ma non spiega quale essa sia e non spiega neppure come possa essere acquisita o perché quel bambino nello specifico, non l’acquisisce. Quindi quel qualcosa che manca di che natura è? Lui non lo dice. Lui ribadisce che al bambino manca qualcosa e che il sistema neurobiologico potrebbe ostacolare quello sviluppo nella sua naturale evoluzione e formazione, come se il sistema neurobiologico remasse contro la propria evoluzione, in netta contraddizione con quanto afferma lo psichiatra Massimo Fagioli che con la sua teoria della nascita[2] parla di una sanità mentale uguale e unica per tutti in assenza di lesioni organiche.[3]


Le ricerche di settore più recenti mettono in luce le contraddizioni di una vecchia idea psicologica secondo cui il bambino nascerebbe con una realtà interna frammentata o inesistente e che solo una certa “educazione” (coercitiva e di indottrinamento) può ripristinare. Gli studiosi invece della Infant Research considerano il bambino già dotato fin dalla nascita di una realtà interna capace di sviluppare bene, a patto che la dimensione affettiva ed emotiva non sia il risultato di interazioni carenti con il bambino, andando a sostenere così la tesi già dimostrata da Massimo Fagioli e ampiamente descritta nel mio libro Bambini senza DSA.


Questo che vi ho proposto è solo una parte del discorso che fa Stella e che potete trovare integralmente nel libro Bambini senza DSA: una realtà possibile!.
Oggi addirittura Stella si spinge fino a fare dichiarazioni di omissione contro l’unica realtà che da anni afferma quanto importante sia una buona didattica e un buon approccio educativo e relazionale per la riuscita scolastica dei bambini, ovvero la pedagogia.
Detto questo vorrei invitare tutte le persone interessate a valutare attentamente le affermazioni lesive e diffamatorie nei confronti della pedagogia che solo fino a due mesi fa veniva esclusa ai margini della formazione e della scuola. Oggi fortunatamente la Legge Iori, in vigore dal 1 gennaio 2018, ridà dignità ad una professione spesso screditata, ignorata e a volte addirittura disprezzata.
Reputo ovvio, che questi attacchi ingiustificati alla pedagogia sono un modo per screditare una professione finalmente emersa e che rende giustizia ai bambini troppo spesso medicalizzati.
Io non escudo l'ipotesi che una persona possa cambiare idea su quanto affermato nel passato, ma farlo denigrando le altre professioni solo per correre ai ripari di quanto indebitamente affermato, è molto grave e soprattutto ipocrita.

Dr.ssa Tiziana Cristofari
©Tutti i diritti riservati
[1] G. Stella, La dislessia, p.13.
[2] M. Fagioli, Istinto di morte e conoscenza, 1991.
[3] T. Cristofari, Bambini senza DSA: una realtà possibile!


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Un titolo e un contenuto sicuramente contro tendenza, dato che libri e manuali sull’argomento parlano solo di come riconoscere i disturbi dell'apprendimento e quali sono gli strumenti dispensativi e/o compensativi per sostenere una realtà che, secondo la maggioranza della comunità scientifica, non ha soluzione in quanto i disturbi sarebbero causati da fattori genetici o neurobiologici.
Nel mio libro affronto scientificamente tutti questi argomenti e li smonto uno per uno dimostrando come sia improbabile quanto viene affermato. Ma soprattutto spiegando perché la comunità scientifica non ha ancora compreso o voluto comprendere, che questi “disturbi” mettono radici lì dove la scuola e la famiglia crescono figli e studenti senza una pedagogia adeguata.

Codice ISBN: 9791220015424
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