giovedì 4 giugno 2015

Ecco cosa vogliono gli adolescenti

Nell’idea di “buona scuola” presentata con il nuovo DDL, si continua a parlare di alternanza scuola-lavoro, soldi agli insegnanti, autonomia scolastica e quindi merito, finanziamenti, docenti ecc… Alla scuola privata tutto questo naturalmente non interessa, almeno per quanto riguarda la parte economica e organizzativa. Ma entrambe le tipologie di scuole devono rispondere a una richiesta indispensabile ed eticamente importante: come gli studenti vivono la formazione oggi; come vivono il rapporto con i docenti che, stando insieme molte ore della loro vita adolescenziale, ne diventano i formatori a tutto tondo, a volte anche inconsapevolmente e senza (con questo dire), voler togliere qualcosa alla famiglia. 
Perché è importante il loro pensiero?
Perché la non riuscita di uno studente, equivale ad una sconfitta di tutta la scuola: nella statale, la sconfitta si evidenzia per il crescente numero della dispersione scolastica; nella privata, si evidenzia eventualmente, nella perdita di un cliente. Ma per entrambe è una sconfitta morale dei docenti perché il futuro di un giovane sarà segnato in negativo, e la società avrà perso un’altra opportunità di creare una migliore democrazia, che a mio personale giudizio fonda le sue radici nella cultura, soprattutto scolastica, di ogni donna o uomo.
Tornando al DDL Scuola, al quale devono aderire per la parte formativa anche le scuole private paritarie, si parla di dare più ore alla cultura umanistica, con la conoscenza dell’arte, della musica e di più lingue, senza però tener conto della frantumazione dell’orario in discipline diverse (di cui già ne abbiamo veramente tante), e che prevedono ciascuna un tipo diverso di studio, anche per l’alto numero dei docenti in cattedra con formazioni diverse. Di contro però, la buona scuola sta proponendo la cancellazione di materie quali la storia e la filosofia, che sono le primarie artefici della formazione critica, politica e sociale, delle nuove generazioni. 
Che vi sia in questo pensiero della buona scuola una volontà esplicita o meno di formare donne e uomini incapaci di pensare in modo critico? Che vi sia una volontà di sopire (più di quanto già non lo siano), le nuove generazioni?
Proprio partendo da questi presupposti, nel pensiero di una formazione di buoni uomini e donne (più che di buona scuola), e chiedendomi soprattutto quali possano essere veramente le motivazioni dell’abbandono scolastico dei nostri giovani (che ricordo, la scuola italiana ha in percentuale il tasso più alto d'Europa), mi sono posta alcune riflessioni e approfondimenti per un nuovo metodo di apprendimento, anche perché la didattica attuale, sembrerebbe una delle cause della dispersione oltre che al cattivo rapporto con gli insegnanti e oggi anche all’alto costo dei libri scolastici.
Si additano spesso gli studenti per la loro estraneità agli eventi che li circondano; si rimproverano di non essere interessati e partecipi alla vita scolastica, e pertanto a un loro ingresso facilitato dalla cultura in una società sempre più complessa. Si rimprovera loro di essere estranei all’esperienza politica e sociale, di essere indifferenti al prossimo; ma non ci domandiamo mai quali sono i principi che noi docenti trasmettiamo, quali possibilità comunicative mettiamo in campo, quali strategie adottiamo per insegnare loro a comunicare con gli altri e a coltivare l’interesse: l'interesse per le cose che fanno e per la vita che li circonda.
L’opportunità di intervento che mi piacerebbe proporre, è un’idea alternativa di didattica partecipata, che faccia da movimento interno al pensiero dei giovani e che potrebbe accendere quella curiosità e quella voglia che sembrerebbe sopita nei nostri studenti e che è spesso la motivazione di una precoce uscita dalla scuola o di una riuscita difficile e tormentata.
Molti ragazzi che hanno le possibilità economiche, e che per vari motivi non riescono in ambito scolastico, prima di interrompere gli studi passano attraverso strutture private che gli possano garantire quel “pezzo di carta” importante per il mondo lavorativo. Queste scuole sono organizzate affinché lo studente possa giungere alla fine del percorso di studi scelto, ma spesso la metodologia di studio è simile a quella delle strutture statali. Perché quindi non far sì che una didattica alternativa possa cambiare lo stato delle cose, attuando con l’autonomia tipica del privato, percorsi di formazione alternativi a quelli ufficiali?
Questo è l’obiettivo del progetto che propongo a chi sente di essere sensibile a tale iniziativa: una didattica finalizzata alla realizzazione di una “nuova scuola”, che si prefigga lo scopo di formare buone donne e buoni uomini, seguendo sempre un criterio che risponda alle caratteristiche di parità con quelle statali, ma che si annuncia come alternativa e come centro di sperimentazione, innovazione e ricerca (quali sono le migliori scuole americane e/o dei paesi del Nord Europa). E che ci permetta soprattutto di riflettere e intervenire sui nuovi modi di apprendere e vivere dei giovani.
Lo scopo di questo progetto è permettere a tutti gli studenti di raggiungere il traguardo nel modo più stimolante e fruttuoso che possiamo. E per raggiungere questo dobbiamo: 1. non frammentare le esperienze disciplinari e non avere diversi tipi di valutazioni per il rendimento prodotto; 2. dare la possibilità al docente di instaurare un rapporto di stima e fiducia con l’allievo, permettendo all’alunno anche di parlare di sé (motivo fondamentale per cui una buona conoscenza della pedagogia è essenziale); 3. evidenziare una realtà storica entro cui tutto ruota e si forma, che possa riportare poi all’esperienza del vissuto presente dei nostri giovani e delle loro esperienze personali, affinché la materia diventi più interessante e possa stimolare al pensiero critico e indipendente gli studenti, oltre che a rendere le lezioni più attuali e quindi meno noiose. 4. Creare una vera classe di adolescenti cooperativi.
Lo scopo di un progetto come questo non è solo di cambiare le regole del gioco e adattarle ad una realtà che ce lo richiede, ma quelle di rimettere in discussione un sentire dello studente (l’alienazione per la scuola), a favore di un sentimento che porti verso l’interesse e la voglia di partecipare, di rendersi attori del proprio presente e autori del proprio futuro. 
Una critica positiva del vissuto scolastico di un alunno è il miglior biglietto da visita per qualunque scuola.

Dr.ssa Tiziana Cristofari


PS: Alle scuole superiori di primo e secondo grado interessate ad una collaborazione, sarò lieta di presentare il progetto nel dettaglio.
Potete contattarmi andando sul sito www.pedagogista.info


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