martedì 29 aprile 2014

Un modo alternativo per superare i propri limiti

Sono in viaggio per Castelnuovo Bormida in provincia di Alessandria, parteciperò a un corso di sopravvivenza: spero di essere poi tra i sopravvissuti!
Il coso fa parte del programma di un master. Un altro master che ho deciso di seguire per la mia formazione continua, perché una docente deve continuamente aggiornarsi. Vi chiederete… e cosa c’entra un corso di sopravvivenza con la formazione?

giovedì 24 aprile 2014

L'importanza di perseguire l'obiettivo prefissato a ogni costo

Nella precedente lettera del 21 aprile 2014 ho parlato di perseguire l’obiettivo a ogni costo. O meglio, suggerisco di fare qualunque cosa affinché l’obiettivo stabilito con i propri figli si raggiunga.
Sapete, non basta trovare insieme ai propri figli un obiettivo, perché trovare un obiettivo e poi non assicurarsi di raggiungerlo è come tradire i propri figli. Qualcuno può pensare: «ma l’obiettivo era di mio figlio, è lui che lo deve raggiungere», certo che è lui, ma voi genitori dovete assicurarvi che il suo impegno e la sua posizione gli permettano di raggiungere ciò che vi siete prefissati insieme. Perché vi dovete assicurare di questo? Semplice! Perché non farlo equivale a tradire vostro figlio, ad abbandonarlo, a non curarvi di lui. Vi ricordo che un figlio va seguito sempre, in ogni passo, in ogni meta, anche quando adolescente, vi sembrerà abbastanza grande da non avere più bisogno di voi.
RICORDATE: i suoi obiettivi sono i vostri, i suoi traguardi sono i vostri, la sua vittoria è la vostra. Esattamente come vostra, è la sua sconfitta!


Dr. Tiziana Cristofari 

lunedì 21 aprile 2014

Ecco la giusta motivazione per frequentare la scuola!

La motivazione è fondamentale per andare bene a scuola.
La motivazione ci spinge a dare il meglio di noi per raggiungere i risultati: sì lei, proprio lei, la motivazione. Ma quale?
Un giorno di un po’ di anni fa, mi chiesero se per me fosse importante la motivazione negli studenti. Ero a un colloquio di lavoro per entrare a insegnare in una scuola di recupero anni. La persona con la quale stavo facendo il colloquio, dopo avermi fatto questa domanda, mi raccontò che l’anno precedente si era iscritto in quella scuola un signore di cinquant’anni che voleva prendersi il diploma per un avanzamento di carriera e che riuscì a fare ben cinque anni in uno. Mi dissero che era molto motivato. Certo, pensai, la motivazione la doveva sicuramente avere un uomo di cinquant’anni, altrimenti dubito che si sarebbe iscritto in una scuola per prendersi il diploma, e pensai che l’avanzamento di carriera fosse un’ottima motivazione.

lunedì 14 aprile 2014

Lasciamo crescere i nostri figli

Noi genitori italiani siamo strani: abbiamo figli piccoli che vorremmo fossero grandi e poi quando questi figli crescono li trattiamo come fossero dei cuccioli.
Ho assistito spesso a situazioni di questo tipo: genitori che si arrabbiano perché i figli di 6 anni si sono sporcati, perché non fanno quello che loro gli chiedono, perché rovesciano il bicchiere dell’acqua, perché non hanno voglia di fare i compiti, perché se li fanno hanno scritto con una brutta calligrafia, perché camminano dentro alle pozzanghere. Poi quando hanno compiuto 9 anni e sono quindi grandi abbastanza per fare da soli quasi tutto, i genitori li fanno regredire e allora a 9 anni ancora gli fanno il bidè, li vogliono imboccare, li trattano come dei veri impediti su qualunque cosa debbano fare, gli preparano la cartella per la scuola, gli portano loro ogni tipo di oggetto deresponsabilizzandoli totalmente; rispondono a tutte le loro domande anche quando gli adulti sono impegnati in conversazione con altri adulti come quando erano piccoli, anziché insegnare loro che c’è anche un momento per attendere e rispettare la conversazione altrui.
Insomma, vogliamo permettere a questi bambini di crescere nella loro età e non in quella che fa comodo a noi e alle nostre esigenze?

lunedì 7 aprile 2014

Verifica, competizione e invidia: l'odio che cresce a scuola.

Rimaneva tanto tempo tra i suoi pensieri. Assorta davanti al foglio vuoto prima di iniziare a macchiarlo di lettere nere che avrebbero formato le parole del suo tema. Rimaneva così tra i pensieri di chissà quale immagine…
Sembrava non sapere. Guardandola, e vedendo il tempo scorrere, mi metteva ansia, come se non sapesse iniziare, come se non sapesse scrivere, come se non volesse partecipare alla verifica. Sì, la verifica, quella sorta di componimento scritto più o meno lungo e più o meno difficile, più o meno interessante. Tocca a tutti la verifica in Italia. Il nostro paese è un paese di verifiche e controlli. Di punteggi fatti da vittorie e sconfitte. E anche loro, i nostri bambini cominciano fin da subito a essere tra coloro che vedranno una vittoria o una sconfitta. “Non le dirò che può fallire, le dirò che ce la farà, perché io sono scura che ce la farà” mi disse una madre. E così fu.
Una madre sa come incoraggiare i propri figli in questo mondo di verifiche, dove tutti sono un numero positivo o negativo. Anche da molto piccoli. Imparano subito i nostri figli a sentirsi vincenti o perdenti. Ma il più delle volte non è la giusta vittoria o la giusta sconfitta di una verifica a definirli. 
Qui in Italia (e forse non solo qui), ci hanno abituati a competere e a fare verifiche. Ci hanno detto che la verifica ci fa migliori o peggiori degli altri. E quando i nostri figli vanno a scuola si sentono migliori solo se prendono un voto più altro degli altri. Si guardano in cagnesco, si sfidano, arrivano a odiarsi e poi però si sentono poco realizzati quando vincono. Perché? Perché la vittoria da soli dà poca soddisfazione, non può essere condivisa se non in privato con mamma e papà, e serve solo per ampliare il sentimento di rivalsa dei loro genitori su quelli degli altri; ma quando i ragazzi o i bambini sono soli tra loro, non possono festeggiare, possono solo rivaleggiare cantando vittoria sulla sconfitta di qualcun altro.

venerdì 4 aprile 2014

Genitori distratti

Ogni giorno vedo bambini e genitori. Mi soffermo incantata a guardarli come fosse la prima volta e spesso penso che è, la prima volta. Sì, perché ogni giorno mi stupisco di quanto siano fantastici i figli e di quanto poco se ne rendano conto i genitori. Mi stupisco di quanto siano svegli e dinamici i figli e di quanto i genitori li trattino da stupidi e incapaci.
Sì, lo so, mi state nuovamente colpevolizzando di essere ingiusta con voi, ma voi non vi osservate, esattamente come non osservate i vostri figli. E non posso non dirvelo.
Sapere osservare è un'arte, un'arte che si può imparare. C'è chi è stato fortunato e l'ha appresa da un adulto significativo intelligente e affettivo, ma la maggioranza ahimè non ne sa nulla e deve essere formata in tal senso.
Osservare è un'arte, saper osservare è un'arte indispensabile per i genitori e per gli insegnanti. È un'arte indispensabile per crescere figli felici e creativi.
Osservare non è guardare. Osservare è accorgersi di tutto quello che gli occhi non sono in grado di vedere. Osservare con la mente significa sentire, percepire ciò che il proprio sguardo rifiuta, ignora, nega.
Osservare è difficile, perché

giovedì 3 aprile 2014

Corri, perché nessuno ti aspetterà

Torno oggi nel mio blog dopo tanti giorni di fermo forzato a causa di un problema al mio computer adesso risolto.
Ho riscoperto il gusto dell’uso della penna dopo un primo smarrimento da tastiera e ho provato ancora la sensazione che provavo da bambina quando ero alle prese con temi e riassunti o con il mio prezioso diario: spero di non perdere del tutto questa opportunità di scrittura che permette una libertà infinita e che solo scrivendo è percepibile. La libertà di scrivere ovunque, con un semplice leggerissimo foglio e una penna trovata per caso nella tasca di uno sconosciuto. L’anonimato che permette all’inchiostro di tracciare segni nel tempo e pensieri che altrimenti non sarebbero scoperti.
Resta la consapevolezza di una società che non si ferma, anche se il tuo computer ha deciso di farlo prepotentemente. Il mondo va avanti così velocemente, che se ti fermi rischi di non essere più all’altezza delle cose, delle aspettative degli altri. Non sei più aggiornata, non sei più al passo e non c’è nessuno disposto a comprendere il ritardo della vita, dei gesti e dei pensieri, esattamente come con i nostri figli.
I tempi cambiano, esattamente come cambiano i nostri figli. Noi dobbiamo imparare a stare dietro a questa evoluzione, dobbiamo imparare a stare dietro a questa trasformazione. Lo so che è difficile, molti genitori me lo ricordano continuamente che i loro figli gli sembrano sfuggire, crescere così in fretta da non sapere come fare a stargli dietro. E non solo per la loro crescita, ma anche per i cambiamenti sociali, relazionali… tecnologici. A noi vecchie generazioni ci hanno insegnato a essere in un certo modo, a educare in un certo modo, ma dobbiamo tenere presente che accanirci a favore di un “È sempre stato così”, non ci serve a niente. Spesso questa affermazione impedisce o interrompe, il rapporto con i nostri figli. D’altronde qual è il nostro obiettivo: non è forse quello di avere figli meravigliosi? Non importa quindi quali sono i cambiamenti o gli insegnamenti che dobbiamo imparare, quello che conta è il risultato.