domenica 9 novembre 2014

Il seguito di "Ecco come distruggiamo la mente dei nostri bambini”

Ringrazio tutte le persone che mi hanno dimostrato stima e apprezzamento per il lavoro svolto e per l’articolo Ecco come distruggiamo la mente dei nostri bambini, avendone compreso perfettamente il senso e l’impegno che metto in nome dei più piccoli e indifesi. Ma ringrazio anche coloro che non sono d’accordo con me, ma che hanno comunque letto il mio articolo.
Vorrei ricordare a tutti che è normale avere punti di vista diversi e che io non mi sento né giudicata, né offesa per quanti non mi approvano.
D’altronde se lo facessi andrei in contraddizione con quanto affermo, quando sostengo che bisogna saper guardare e riconoscere la diversità nei bambini e che chiaramente si esprime anche negli adulti: formazioni diverse, portano a pensieri diversi.
Mi sento comunque di ribadire che è fondamentale stare molto attenti a diagnosi fatte senza competenza e con abuso, perché se un tempo c’era la povertà e l’ignoranza “a fare i bambini stupidi” (come venivano etichettati nel passato), oggi ci sono le diagnosi errate di DSA, ADHD e tutte le varianti di BES (bisogni evolutivi speciali) con cui gli insegnanti si devono confrontare senza il diritto di etichettare o discriminare o diagnosticare, limitandosi (nella giusta etica del docente) ad applicare, se conosciuta (e qualora non lo fosse ad aggiornarsi), la nuova pedagogia dinamica, che garantisce a tutti i bambini il successo negli studi e permette loro di coltivare l’autostima di cui hanno necessità per affrontare la vita, senza farli sentire diversi o discriminati. Ricordiamoci che il bambino su ogni atteggiamento che l’adulto esprime nei suoi confronti non conforme allo standard collettivo della classe, si percepisce non idoneo, inferiore, brutto rispetto agli altri compagni, con tutte le conseguenze che da quest’atteggiamento poi ne derivano.
Conosco molti insegnanti e psichiatri che non si sentono minimamente offesi per quanto affermato nell’articolo e devo presumere che la loro autostima sia più forte di una generalizzazione che è tipica di ogni professione: tutti noi sappiamo di quanta ignoranza, superficialità e poca attenzione ci sia in tutte le categorie professionali.
Ma quando ci imbattiamo in una qualunque di queste categorie, abbiamo anche il diritto di non essere in sintonia con ciò che le persone affermano. Io come docente, quando qualcuno non è d’accordo con quello che dico o faccio non è mai per me un fatto personale, penso piuttosto che abbiamo punti di vista diversi, i quali sicuramente non scalfiscono la mia personalità, né la mia professionalità, né tantomeno la mia autostima, e per questo, ovviamente, non ho mai pensato di doverli insultare.
Le persone devono poter essere libere di scegliere ciò che per loro è la soluzione migliore. Io realisticamente non dico di essere l’ideale per tutti, ma so che lo sono per tanti, e quei tanti mi bastano.

Dr. Tiziana Cristofari